SCHEDA PER ACCOMPAGNATORI Immacolata concezione Lc 1, 26 – 38
Lettura di Lc 1, 26 – 38.
L’indicazione temporale iniziale del sesto mese (v. 26) ricollega il racconto dell’annunciazione a Maria, con la precedente annunciazione a Zaccaria (cf. v. 24 e v. 56). Lo stesso angelo, Gabriele, compie l’annuncio e le tappe di tale evento sono le stesse: apparizione e saluto da parte dell’angelo, turbamento da parte di Zaccaria e Maria, invito dell’angelo a non temere e spiegazione dell’annuncio, obiezione da parte di Zaccaria e Maria, risposta dell’angelo e concessione di un segno per la fede.
Oltre alle analogie tra i due racconti vi sono anche le diversità. Elisabetta è una donna sterile avanti negli anni, Maria è vergine e se nel caso di Zaccaria si tratta del compimento di una sua preghiera e di un suo desiderio, non altrettanto si può dire per Maria, che invece accoglie un invito del tutto inaspettato e gratuito da parte di Dio. Inoltre se Zaccaria è un sacerdote nell’atto dell’offerta e l’incontro con l’angelo avviene nel santo dei santi del Tempio di Gerusalemme, invece di Maria non si sottolinea qui la parentela (viene sottolineata solo per Giuseppe, per evidenziare la linea della generazione davidica) e l’incontro con l’angelo avviene nella sconosciuta Nazareth, nella regione della Galilea, lontano da Gerusalemme.
Il narratore intende così sottolineare particolarmente la condizione umile di Maria: nulla di umano può giustificare o meritare in Lei questa straordinaria chiamata di Dio. Essa è totalmente gratuita e immotivata, è un’iniziativa unilaterale da parte di Dio, che non risponde ad alcuna preghiera precedente. Dio è l’unico protagonista di quest’azione. L’azione dello Spirito infatti non si limita a riempire di forza il bambino, come per Giovanni (cfr. v. 15), ma arriva fino a produrre la maternità stessa di Maria, con una potenza fecondatrice che si esprimerà in modo simile nel giorno di Pentecoste (“scenderà su di te/voi”cfr. At 1, 8).
Notevolmente diversa è anche la risposta di Maria. Se Zaccaria afferma l’impossibilità di credere alla parola dell’angelo (v. 18), invece Maria pone una richiesta sulle “modalità” con cui accadrà quanto affermato dall’angelo (v. 34) e gli fornisce l’opportunità per chiarire il carattere verginale del concepimento. Ella ha bisogno di capire, ma poi si dispone totalmente al servizio della parola di Dio comunicata dall’angelo (v. 38), a differenza di Zaccaria, che rimane chiuso nella sua incredulità (v. 22).
La sproporzione tra Zaccaria e Maria è segnale di un compimento che eccede tutte le umane aspettative e che mostra il peccato dell’uomo nel rimanere chiuso in prospettive anguste e limitate. In Maria si compiono tutte le promesse dell’Antico Testamento (cfr. v. 32 – 33; 2 Sam 7, 12 – 16). Ella è la vergine che concepisce e partorisce il figlio atteso, l’emmanuele, il Dio con noi, (cfr. Is 7, 14) e la gioia a cui la invita l’angelo è quella di Gerusalemme, che vede il Regno di Dio definitivamente instaurato dentro di se (cfr. Zc 9, 9; Sof 3, 14 – 15). La Parola dell’Antico Testamento si compie in lei, piena della grazia di Dio (v. 28) e insieme libera di comprendere e accogliere questa Parola con tutta la sua umanità (v. 38). Questa Parola che non è impossibile a Dio compiere (v. 37) è Gesù, figlio di Davide suo padre (v. 32) e insieme Figlio di Dio (v. 34 cfr. Rm 1, 3 – 4). La fede di Maria rende possibile il compimento di questo Parola nella sua carne e nella storia dell’umanità.
Suggerimenti di preghiera
1. Mi dispongo davanti a Dio in preghiera. Sto in ginocchio o seduto, per entrare in colloquio con il Signore, o meditare su ciò che leggo, a seconda di ciò che voglio.
2. Leggo con attenzione il brano di Vangelo.
3. Chiedo al Signore il dono di una conoscenza interiore di lui, che per me si è fatto uomo nel seno della Vergine Maria, per amarlo e seguirlo sempre più.
4. Vedo il percorso dell’angelo, che dal seno di Dio si reca a Nazareth, piccolo villaggio sconosciuto alla periferia dei grandi imperi e del territorio di Israele. La Parola di Dio si compie nell’umiltà e nel nascondimento di una ragazzina di 12 anni, non nelle stanze del potere religioso o politico.
5. Ascolto la voce di Maria che chiede spiegazione all’angelo e poi si affida totalmente a Dio. Lasciandomi ispirare dalle parole dell’angelo, contemplo l’umanità di Maria, che ha bisogno di conoscere, e allo stesso tempo il suo abbandono radicale alla potenza della Parola di Dio.
6. Entro in dialogo con Maria e con Gesù.
7. Concludo con un Padre Nostro.

Dio sceglie Israele per attuare la Sua alleanza e lo sceglie non perché sia il popolo più bravo della terra, ma perché è il più piccolo.
La storia della salvezza è iniziata così, con l’esodo di Israele dall’Egitto alla Terra promessa, perché fossero felici. Ed è nel momento in cui Israele riceve la Legge per mano di Mosè sul Sinai che diventa popolo, riconoscendosi in essa e promettendo di obbedirgli. Quante infedeltà saranno commesse verso IHWH, unico Dio che aveva chiesto di essere amato sopra ogni cosa posponendo a sé tutti gli idoli. Ma nonostante la disobbedienza di Israele, Dio continua instancabilmente a manifestare la Sua fedeltà e ad amare quel popolo che si è scelto. Poi manda i profeti che non possono tacere le ispirazioni che ricevono e gli oracoli diventano la promessa dell’Emmanuele (Is. 7)
Passano i secoli e il popolo è in attesa. Tutto tace, ma tace anche Dio?
Finché rompe il silenzio il “si” incondizionato di una giovinetta adolescente che con la sua obbedienza va a colmare i secoli passati e quelli che verranno.
Sono inspiegabili i disegni di Dio, Lui sceglie chi vuole e quando sembra che tutto taccia e che Lui si sia dimenticato di noi, è allora che si rivela.
Maria si abbandona totalmente alla volontà del Padre e questo coraggio che deriva dalla fede, la pone nella condizione di accogliere ed amare la vita divina del Figlio del quale lei stessa è figlia!
Lei, dice l’Evangelista Luca “serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19) e questa posizione di fede l’aveva avuta quando ha ricevuto l’Angelo Gabriele, e ha continuato ad averla per poter dare la vita continuamente a quel Figlio, che liberamente andava incontro alla morte più atroce, fino a diventare la Madre di tutti noi.
Madre, cosa hai provato quando vedevi quel tuo unico Figlio, diverso da tutti gli altri che cresceva in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini? E poi, quando accanto alla croce l’hai visto morire?
Io vorrei, nella vita che vivo, imparare ad amare come hai amato tu.
Insegnami la vera bontà perché impari ad accogliere ed amare veramente e ogni attimo del mio vivere sia trasformato dal mio “si” in un atto d’amore vero.