Cos’è più forte, il vagito di un bambino o l’esplosione di una bomba? Dal punto di vista dei decibel la bomba è più potente, ma nella sostanza è più forte il vagito di un bambino. Infatti solo quest’ultimo è un segno di vita che costruisce il futuro. La bomba invece può solo distruggere, non costruire.
Lo aveva capito il profeta Isaia, anche se al suo tempo, nell’VIII secolo a.C., non c’erano le bombe. C’erano però le calzature di ferro di migliaia di soldati che marciavano rimbombando lungo le terre assolate di Israele. Eppure anche quel suono, così terribile e potente, è stato soppiantato dal vagito di un bimbo perchè, afferma il profeta, ci è stato dato un figlio, un bambino è nato per noi.
Si tratta di un segno fragile, piccolo e sottomesso ai poteri di questo mondo, come Gesù che appena nato deve farsi registrare a Betlemme, nell’anagrafe dell’impero Romano. Eppure è un segno fortissimo, che indica una vita più forte dell’odio e della distruzione: egli è infatti segno di un futuro di pace e per questo ha i titoli di Principe della pace, padre per sempre, consigliere ammirabile. La propaganda dell’odio divide, perché ha interesse a comandare -“divide et impera” dicevano i romani- ma non può nulla nei confronti di colui che sta per nascere, che segna l’umanità del futuro e che è più forte dell’odio. Costui è il Figlio che nasce, colui che celebriamo nel Natale e che oggi vediamo-mi si permetta questo collegamento-nel volto di tanti giovani.
In questi giorni abbiamo visto in tv almeno due volti di giovani, ora entrambi morti. Il volto di Anis Amri, un ragazzo tunisino di 24 anni, terrorista, vittima di un’ideologia che semina morte e che non deve essere confusa con la religione da cui trae linfa. Si tratta un’ideologia terribile che promette vita dando morte e finisce per alimentare il potere di attrazione di pochi capi, finanziati da potenti petrolieri. L’altro volto è quello di Fabrizia di Lorenzo, una ragazza, testimone di quel 60 per cento di giovani italiani che oggi sono disponibili ad andare all’estero per costruirsi un futuro. Piena di vita e di speranza, esortava a non confondere l’immigrazione con il terrorismo.
Sono tutti e due vittime, ma non sullo stesso piano, perché Fabrizia è la testimone di una generazione piena di vita e di speranza, che sta mettendo le basi di una società più aperta e libera, dove le differenze sono una ricchezza, dove insieme si costruisce qualcosa di nuovo e di più bello. Questa generazione è spinta dalla forza di una giovane età che non si accontenta, che desidera sempre di più per sé e per gli altri, e che per questo si spinge oltre i confini e le barriere: è-almeno implicitamente- la forza del Vangelo, annuncio di vita e Speranza, anche dentro le fragili pieghe della vita. Sembra una forza debole, in realtà è vincente, come il Figlio che nasce, contro ogni potere che semina odio per comandare. Si, vincente, perché sta costruendo la società del futuro, mentre l’odio può solo momentaneamente distruggere, ma non costruire.
In Italia un’altra espressione dell’odio come strumento di potere è la faziosità. Quella che divide per impedire che si realizzino i cambiamenti di cui la società ha bisogno, per dare futuro ai giovani. Quella che impedisce di sentirsi uniti nel perseguire un obiettivo comune, piuttosto che divisi da pur legittime differenze di sensibilità e opinione. Col risultato che prospera chi ha interesse a non cambiare nulla.
Il Vangelo ci dona la Speranza di un cambiamento che avviene, prima che nelle istituzioni, dentro al cuore delle persone. Nel cuore il Vangelo vince il pessimismo, lo scoraggiamento, la rabbia e ci fa scorgere vie nuove, possibilità insperate, opportunità di crescita per i nostri figli, per i giovani e per le generazioni del futuro. La vittoria quindi passa dal nostro cuore, nella misura in cui non ci lasciamo inquinare dall’odio, dal risentimento, dalla paura e sappiamo ogni giorno compiere passi di libertà, che sanno dare amore e vita intorno a noi.
Maria, la giovane donna che ha avuto il coraggio di compiere passi di libertà, accogliendo un disegno più grande di lei, ci aiuti a non avere paura, a non scoraggiarci e a credere nel Figlio che nasce, segno di una vita che rinnova sempre le sue promesse.
