Esercizio per 22 ottobre

 

  • Leggi Gn 6, 5-9, 29
  • Cosa disturba la tua coscienza in questo racconto? Lasciati interrogare dai tuoi sentimenti e non affrettarti a dare risposte preconfezionate, di sapore catechistico.
  • Metti per iscritto le provocazioni che tu percepisci alla lettura del racconto
  • Metti da parte il racconto per qualche tempo (ore, giorni). Poi rileggi il racconto spogliandoti di tutti i tuoi schemi culturali/teologici/catechistici e cerca di capire se l’intenzione del racconto è proprio quella di sollevare le domande/provocazioni che tu poni al testo.
  • Infine metti per iscritto qual’è l’intenzione dell’autore sacro nello scrivere questo racconto.

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

25 pensieri riguardo “Esercizio per 22 ottobre

  1. Se mi trovassi a leggere per la prima volta queste pagine penserei che è terribile, che si pente, che si rammarica di aver creato l’uomo. Dio tu sei onnipotente, non puoi fare questo, non puoi aver sbagliato, un Dio non sbaglia mai. L’uomo sbaglia e poi si pente. Hai creato l’uomo indomabile fin dall’inizio scegliendo il male al posto del bene. Hai sbagliato i conti!
    Poi che cosa fa Dio, per rimediare manda il diluvio, già il diluvio, pensava di aver aggiustato le cose. Cosa c’entra tutta la creazione che era “cosa buona”. Poteva distruggere solo l’uomo non il povero agnellino, la colomba etc. Forse perchè contaminati dall’uomo? Noè l’unico uomo buono salvato dal diluvio ciò mi viene in mente (non so se c’entra) Abramo e la distruzione di Sodoma e Gomorra “Signore solo se c’è in essa un uomo giusto, salva tutti per quell’uomo”. Qui troviamo Noè, uomo giusto, perchè non salvare tutto il creato solo per Noè!
    Il capitolo 29 la solita terribille sterilità della donna, il dramma della maternità mancata. potrebbe però essere per una volta sterile l’uomo? Poi però da queste donne nascono grandi patriarchi, e persone importantissime della bibbia. Il Signore dice “comando io, io decido tutto, non tu uomo”. Mi è costato dire queste cose, ora c’è Gesù, l’uomo della salvezza. Grazie Signore.

    1. *rettifica al mio commento

      All’inizio del capitolo 29 c’è l’inganno verso il povero Giacobbe, posso capire l’usanza del tempo ma perchè non dirglielo? Egli non reagisce alla scoperta dell’inganno ma accetta le condizioni pur di stare con Rachele. Bellissimo segno d’amore! Poi mi è sembrato doveroso continuare col capitolo 30 e la sterilità di Rachele.

  2. 1.1 – perché Dio dovrebbe punire anche gli animali, se la colpa è (solo) dell’uomo?
    1.2 – perché Dio dovrebbe pentirsi del male che aveva pensato? Non è onnipotente? Perché non rifare l’uomo da capo, un po’ più a sua immagine?
    1.3 – perché alcuni animali “meritano” di salire in sette coppie, e altri solo una?
    1.4 – Dio si ricorda di Noè sull’arca. Vorrei ben vedere, era l’unico di cui ricordarsi sulla Terra!
    1.5 – il cuore dell’uomo è incline al male in ogni suo desiderio. Mi sembra un po’ nichilista come espressione, specie da parte di un Dio-amore (ma, a rigore, ancora non si è rivelato con questa identità…)
    1.6 – Noè è oggetto di misericordia di Dio, ma non esita a maledire il figlio minore da cui è sorpreso ebbro: non ha imparato niente?

    2.1 – Dio è speranza e non pesa le azioni degli uomini: attribuisce due pesi e due misure al bene e al male
    2.2 – Dio non si stanca dell’umanità
    2.3 – un giusto salva tutti
    2.4 – Dio prende atto che il male ha facoltà di continuare a tentare l’uomo, e che nessun diluvio eliminerà questo dal cuore dell’uomo: per questo rinuncia ad usare parte della Sua creazione per arrecare danno alla sua opera “molto buona”

  3. Buongiorno,
    premetto che ho avuto qualche difficoltà ad individuare il testo indicato. Infatti ho subito letto Gn 6,5-9 ma non ho capito a cosa si riferiva il 29…si trattava del capitolo di Giacobbe e Rachele? Ho pensato di no, visto che le domande successive si riferivano ad un unico testo e sinceramente non ho trovato particolari legami tra le due narrazioni. Ho deciso quindi di fermarmi alla narrazione di Noè di Gn 6,5-9. Mi potrà perdonare se poi ho sbagliato…

    Quando leggo della collera di Dio, rimango sempre molto colpita e devo ammettere che questi sono tra i passi dell’antico testamento che preferisco. Penso infatti che infondo, quel Dio che si arrabbia, provoca o punisce è un Dio così umano che mi è vicino e che sento che può capire quella rabbia, quella collera e quella disperazione che provano tutti gli uomini e che provo anch’io. Quegli uomini così imperfetti gli stanno a cuore e lo si capisce proprio perchè lo deludono, perchè è solo chi ami che ti può deludere. Verso chi non hai interesse, non provi nulla, non amore ma nemmeno rabbia: semplicemente non te ne importa. L’autore invece ci mette davanti ad un Dio che ama la sua creatura anche se questa non è degna del suo amore ed è il suo dolore ad esserne testimone : <>.
    E’ quindi un Dio “umano”, un Dio che infatti si farà uomo per capirci e per amarci ancora di più, ma che già qui ci fa capire quanto ci ami e ci capisca, proprio perchè “lo facciamo arrabbiare”, perchè da noi si aspetta qualcosa di più del nostro errore. Ed infatti subito dopo ci dice che se anche uno solo “cammina con lui”, questo gli basta. Come dire, infondo quel Dio non era poi così terribile se solo uno tra gli uomini è bastato a dare speranza di salvezza e trovare grazia.
    La Bibbia è parola di Dio parlata dagli uomini per gli uomini e per questo usa la lingua degli uomini, quella dei loro sentimenti, quella che possiamo capire perchè sono gli stessi sentimenti che proviamo noi. Se l’autore avesse dipinto un Dio indifferente difronte alla malvagità degli uomini, impassibile perchè al disopra di quella malvagità, non sarebbe stato il Dio in mezzo al suo popolo e che ama il suo polpolo e quel popolo non lo avrebbe capito. Ci sarebbe stata una distanza incolmabile tra Dio perfetto e uomo imperfetto, una distanza che solo quell’amore che genera dolore può abbattere.

  4. Il condizionamento nella lettura dei testi della Genesi, mi deriva da un più facile approccio letterario.Faccio molta fatica a riconoscere la parola di Dio in questi antichissimi racconti. Riesco prevalentemente a viverli come racconti mitologici.
    Sono tre giorni che cerco di superare questa mia tendenza ed il risultato è di sognare diluvi! Quindi, mi dico, il racconto funziona, cioè raggiunge lo scopo di impressionare chi legge e chi ascolta.
    L’autore ci dice chiaramente che questo nostro Dio delle origini lascia, da subito, Libertà di scelta all’Uomo. Finanche di scegliere il male. E l’Uomo, naturalmente, non se la lascia scappare. Genesi 6,5 è una frase di grandissimo impatto emotivo, bellissima, (nella traduzione CEI 2008).
    Poi Dio, da subito misericordioso, decide, anch’Egli liberamente, di dare una possibilità all’Uomo, segliendone uno per tutti: Noè il giusto.
    Un’aspetto che mi infastidisce, è quello di considerare il genere femminile sempre come appendice: nessuna rilevanza nella stirpe dei giusti. Nemmeno un nome.
    Invece un’aspetto positivo e nuovo è l’estensione dell’alleanza agli animali, ( tutti gli essere che vivono nella carne). Misembra interessante, questo interesse del nostro Dio per tutti gli esseri viventi.
    Infine, la maledizione di Noè, non la capisco, se non interpretata in senso strumentale al racconto del popolo eletto : nudità, maledizione del figlio, che non c’entra niente, per giunta… Ecco: in questo punto posso sentirmi provocata. Non la trovo una scelta condivisibile.

  5. Buongiorno,
    anch’io francamente non riesco a trovare un nesso (se dev’esserci) tra i due episodi.
    Comunque, nel primo ciò che turba la mia coscienza e la destabilizza un po’ è questo Dio “giustiziere”, che parrebbe inconciliabile con la mia visione ormai assodata di un Dio infinitamente misericordioso, sopratutto nel pentimento in seguito al male che riscontra nella propria creatura.
    L’intenzione dell’autore potrebbe essere di tipo educativo nei confronti dei lettori, perché sappiano che Dio è in grado di leggere ogni loro intima inclinazione e comportarsi di conseguenza nei loro confronti.
    Per il secondo brano (Giacobbe e Rachele) non riesco a trovare elementi di turbativa, sinceramente al momento non lo saprei commentare.

  6. Mi ha sempre affascinato questo Dio “punitivo”, questo “Padre severo”.
    L’eccesivo malumore, che di conseguenza ha portato al “reset” della terra, è dovuto al grande amore che Dio aveva per la propria creatura, per i propri figli. D’altronde la delusione è proporzionata all’effetto che si prova per quella persona. Maggiore amore comporta ad una maggiore delusione in caso di “tradimento”. In effetti un padre, ogni tanto, per far rigare il figlio, ci sta uno “scapaccione”, o no?
    Vedere, comunque, un Dio pentirsi della propria creatura mi fa pensare che anche Dio si sia umanizzato, forse dal troppo dolore, tanto da “cancellare dalla faccia della terra” oltre l’uomo, “il bestiame, i rettili e gli uccelli del cielo”, ma lasciò in vita un uomo giusto, Noé, che “trovò grazia ai suoi occhi”.
    Questa “reazione” di Dio lo si può definire come un gesto di “castigo” che porta di conseguenza un nuovo inizio per l’uomo. Per ricominciare daccapo. Alla fine mi domando… come siamo messi oggi, Dio ne sarebbe fiero?

  7. Se non ho capito male è da leggere dal capitolo 6 ver5 al capitolo 9 ver29, quindi tutto il racconto di Noè.

    Devo dire la verità, faccio un po’ fatica a liberarmi dai miei schemi mentali, anche perchè questa estate il campo scuola dei ragazzi dell’ACR di cui sono un educatore è stato incentrato proprio sulla figura di Noè e quindi su questo brano biblico.
    Sicuramente la lettura che farei io sarebbe diversa da quella che abbiamo dovuto fare nei confronti dei ragazzi, ad ogni modo ci abbiamo dovuto lavorare sopra anche insieme al nostro Parroco.
    Detto questo provo a dire cosa mi farebbe strano ad una prima lettura:
    1.Perchè se l’umanità è malvagia la si vuole per forza sterminare e non redimere?
    2.Perchè si deve salvare solo Noè e la sua famiglia e non qualcun’altro?
    3.Perchè se gli uomini sono malvagi devono morire anche gli animali?
    3.Perchè proprio un diluvio e non qualche altra catastrofe?

    Provando a rispondere e cercare l’intenzione con cui scrive l’autore direi che la prima cosa da valutare è che, come già detto a lezione, il genere letterario di questo racconto come gli altri di Genesi è SAPIENZALE, per cui lo scopo è spiegare bene il PERCHE’ di certi avvenimenti e non il COME.
    Noè viene scelto perchè rappresenta l’UOMO GIUSTO e INTEGRO.
    Anche l’ACQUA è scelta perchè simbolicamente rappresenta la PURIFICAZIONE.
    Bellissima anche la “nuova GENESI” che si ha quando le acque si ritirano.

    Mi auguro di aver centrato l’esercizio.
    Buona serata.

  8. Non mi voglio nascondere dietro ad un dito, ma trovo estremamente difficile capire i significati simbolici di alcuni brani della Bibbia, quindi mi esprimerò per quello che so, impaziente di capire e conoscere altre interpretazioni.
    So che dietro a questo brano c’è qualcosa di importante, perché quest’estate durante la preparazione del campo di ACG ho avuto il piacere è il privilegio di ascoltare la spiegazione del primo capitolo della Genesi, da parte di sacerdote, con delle bellissime argomentazioni alle quali non sarei mai potuto arrivare da solo.
    Venendo al brano in questione, noto subito la differenza tra il Dio del Vangelo e il Dio della Bibbia.
    Percepisco nel Vangelo un Dio buono che sacrifica suo Figlio e ogni capitolo del Vangelo esalta l’amore che nutre per noi.
    Ho sempre affermato che anche chi non crede difficilmente, può trovare nel Vangelo qualcosa di moralmente sbagliato,
    Leggendo invece il brano della Bibbia ho fatto l’incontro con un Dio quasi umano che ha un rapporto con il creato un po’ stizzoso, lo punisce e poi si pente. Seguendo negli anni alcune visioni interpretative mi viene da pensare che come in altre popolazioni che hanno abitato il mondo nell’antichità, forse è davvero accaduto un grande evento atmosferico che ha creato molte vittime e gli uomini di quel tempo hanno attribuito a Dio quel cataclisma per punirli per le loro mancanze, la salvezza di Noè e’ un riconoscimento alla speranza è alla fiducia nell’uomo.
    Sicuramente questa è una interpretazione sbagliata frutto della mia ignoranza, ma in fondo non me ne vergogno perché sono venuto all’istituto anche per colmare le mie grandi lacune.

  9. Buona sera, non so se ho capito bene ma io mi sono fermata sulla storia di Noè da Gn 6,5 a Gn 9,29. Questo è un testo pieno di spunti di riflessione, io per non essere troppo lunga provo a dire ciò che ritengo essenziale.
    Penso che l’autore ci voglia mettere davanti ad un Dio che ama la sua creatura anche se questa non è degna del suo amore, a un Dio capace di compassione e di sentimenti, un padre addolorato che soffre per il fallimento della sua creatura; il «cuore» malvagio degli uomini (6,5) rattrista il «cuore» di Dio (6,6). Il diluvio non è una decisione arbitraria di Dio ma la conseguenza diretta del peccato degli uomini.
    Di fronte alla violenza la risposta dev’essere quella di una violenza ancora maggiore? Oggi il mondo direbbbe di si. Invece il v. 8 ci mette subito su un’altra strada: «Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore». Il Signore odia la violenza (cf. Sal 11,5) e, mentre fa grazia a Noè (cf. Gn 6,8), non può permettere che il mondo vada in rovina a causa della violenza che in esso è presente; la lotta alla violenza, se dovessimo usare un linguaggio attuale, è il vero valore non negoziabile che Dio mette in luce in questi versetti. L’accusa divina è molto severa e ancor più severa appare la punizione ma il male deve essere radicalmente eliminato. Nell’arca non saliranno soltanto gli animali per preservare il creato da una completa distruzione, ma anche i tre figli di Noè, Sem, Cam e Iafet, insieme alle loro mogli, in base al principio della solidarietà; il bene compiuto da una persona si riversa anche sugli altri a lui più vicini. E interessante vedere come Noè sorprendentemente tace e ubbidisce ciecamente all’ordine divino.
    Inoltre credo che il narratore voglia suggerirci che l’arca è qualcosa di più di una nave; è una sorta di immagine galleggiante dell’arca dell’alleanza collocata nel santuario, il luogo nel quale Dio si rende presente. L’arca di Noè è segno della presenza del Dio d’Israele che salva l’uomo in un cammino difficile.
    “Dio si ricordò di Noè”.
    «Ricordarsi», nel linguaggio biblico, ha un senso molto pregnante; il verbo ebraico zakar non significa semplicemente un richiamare alla memoria qualcosa che si è dimenticato, ma piuttosto un prendersi cura di persone o di situazioni che ci stanno particolarmente a cuore. Dio si ricorda dunque di Noè perché si prende a cuore la sorte dell’umanità e quindi in lui salva tutti gli uomini.
    All’autore sta a cuore il fatto che il diluvio non si ripeterà più. Dio stesso promette che non distruggerà più nulla e crea un segno sraordinario per dirci anche oggi che non si dimenticherà mai di questo patto di alleanza con noi.

  10. Ho letto alcuni giorni fa in capitolo della Genesi e oggi l’ho ripreso in mano, come suggerito. Mi rendo conto che la percezione iniziale e’ rimasta immutata. Non mi piace leggere di un Dio vendicativo che si pente perché i suoi figli ( quelli che lui ha fatto a sua immagine e somiglianza ) hanno tradito le sue aspettative . Non mi piace il suo salvare il figlio perfetto. Tutto questo lo rende troppo uguale a me mentre io…….in modo infantile , ho bisogno di un Dio buono, un Dio padre. Un padre che si accolli le mie colpe , che mi sostenga che mi difenda che mi perdoni .
    Non mi piace l’arca costruita in maniera “maniacale ” (cito: con apertura di un cubito)
    perche da essa mi sento esclusa perché nn perfetta, non mi piace questo raccomandato ,Noè , che ritroverò più avanti a maledire per futili motivi un figlio .
    Certo ragiono di pancia di sentimento, ma questo nn è il mio Dio il Dio delle mie preghiere
    Se mi limitassi a leggere un racconto senza immedesimarmi allora vedrei un racconto pieno di simbolismo uno per tutti l’acqua che unica disseta lava e purifica

  11. Gianni Albani Teologia pastorale.
    Ciò che disturba la mia coscienza è il giudizio impietoso di Dio sull’umanità malvagia, tale umanità risulta non emendabile quindi Dio decide di eliminarla.

    La provocazione consiste nel fatto che solo Noè trovò grazia agli occhi del Signore, proprio solo lui era giusto? A quanto pare si!
    Sicuramente tutti noi vorremmo sentirci Noè ma non lo siamo, allora andremmo a far parte di quell’umanità che merita la punizione che Dio vuole infliggere.

    L’autore sacro porta nel racconto una verità “il diluvio” si serve di tale fatto storico-geologico di cui anche gli uomini del tempo hanno memoria per dare una risposta a tale catastrofe, chi si salva è colui che trova grazia agli occhi di Dio perché come Noè è uomo giusto e integro e cammina con Dio pertanto l’intenzione dell’autore è stimolare l’uomo a questo comportamento retto e alla relazione con Dio.

  12. Per quanto riguarda la lettura Gn. 6,5-9 l’ho letta e mi sono basato solo su questi versetti per fare il commento. Ho ritenuto il 29 un errore visto che non c’è perché il capitolo 6 termina col versetto 22. Gianni Albani TP

  13. Mi chiedo perché Dio, che legge nell’intimo dell’uomo e sa che ogni intento del suo cuore è male, deve ricorrere ad un diluvio, una catastrofe, per ristabilire l’ordine. Perché non ricorrere a qualcos’altro, anche di meno eclatante?
    Perché, se il male è nell’uomo, fare perire la creazione (ad eccezione degli animali che Noè deve portare con sé)?
    Due versetti mi hanno colpito particolarmente:
    – “Il Signore chiuse la porta dietro di lui” (Gn 7,16): tutto è stato fatto secondo le indicazioni di Dio: ciò che ha trovato grazia agli occhi del Signore (Noè, la moglie, i figli, le mogli dei figli, gli animali) è al sicuro nell’arca; ciò che è male, è rimasto fuori. Questo mi fa pensare al Vangelo di Marco (25,31-46): “….ed Egli separerà gli uni dagli altri…. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti dal Padre mio….. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno”.
    – “A due a due” (7,9 e 15): gli animali vengono salvati a coppie, ma anche gli uomini (anche se detto esplicitamente: Noè e la moglie; Sem, Cam e Iafet e le loro mogli). Questo – forse in modo azzardato – mi fa pensare a quando Gesù invia gli Apostoli, a due due, ad evangelizzare (Mc 6,7-13).
    Ma allora, se dopo il diluvio, Dio (Gn 8,21) afferma ancora (come prima di esso in Gn 6,5-6) che “…ogni intento dell’uomo è incline al male”, qual è stato lo scopo di una tale catastrofe?
    Forse perché non tutto è perduto: Noè era uomo giusto ed integro e camminava con Dio (Gn 6,9); forse per Dio questo è sufficiente per “pentirsi” e decidere di non maledire più il suolo, né colpire l’uomo. Questo “pentimento di Dio” è una caratteristica del mio Signore che preferisco: con sentimenti “quasi” umani, è capace di desistere dai suoi propositi (ci sono vari passi della Bibbia in cui vi è questo “cambiare idea di Dio”, ma di cui non so ritrovare le citazioni).
    Dio sa come siamo fatti e ci ama così come siamo, tanto da benedire Noè e stabilire un’alleanza con lui e la sua discendenza.
    Secondo me, l’intenzione dell’autore sacro è proprio quello di mettere l’accento sull’alleanza che Dio – nonostante il limite dell’uomo – decide di stabilire con lui. in Gn 9,9 e 9,11 si ripete: “Io stabilisco la mia alleanza con voi”. Non si tratta di un “contratto” tra due parti, tra l’uomo e Dio, ma di un atto unilaterale di benevolenza, amore e misericordia di Dio per l’uomo

  14. Cosa mi provoca?

    “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.” [Gn 6, 5-6]

    A primo impatto decisamente non mi fa piacere leggere questi versetti. Mi disturba leggere di un dio che vede solo malvagità, che si pente, che decide di uccidere tutti per i loro peccati. E che invece non perdona, non si fa presente ma semplicemente decide di sopprimere ogni forma di vita.

    “Allora Dio disse a Noè: ‘è venuta per me la fine di ogni uomo perché la terra, per causa loro è piena di violenza; ecco io li distruggerò insieme con la terra.’” [Gn 6, 13]

    Poi ecco un barlume di speranza con Noè, però perché Noè e la sua famiglia si e tutti gli altri no? Su tutta la terra non c’era veramente nessun altro da salvare? Il mio primo pensiero è ‘No io non ci credo in questo dio’. A prima vista sembra narrare di un dio che punisce, un dio che non ci ama, che mette in difficoltà anche Noè e la sua famiglia perché non li salva e basta, li fa patire un lungo tempo di evidente sofferenza. E poi ancora, Dio ci ha creati liberi, ci ha creati Lui come voleva.. Allora come mai si pente? Un dio assurdo, che fa e disfa che decide e poi cambia idea… Un dio che è amore e per amore ci crea ma poi distrugge tutto per come ci ha creati lui! Un po’ controsenso no?

    “Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché a immagine di Dio è stato fatto l’uomo.” [Gn 9, 6]

    Sembrava finito tutto abbastanza bene e invece ecco una nuova legge un po’ folle: se uno uccide, uccidetelo! Siamo tutti figli di Dio, siamo tutti soggetti al male e siamo liberi di scegliere, Dio non ci punisce ma perdona sempre… Sembra che stiamo parlando di due cose completamente diverse. Ma che dio è questo con cui Noè ha parlato?!
    La conclusione del capitolo 9 mi lascia anch’essa un po’ perplessa… Noè si ubriaca, Cam lo vede e lo dice a Sem e Iafet questi lo coprono. Noè si sveglia e si arrabbia con Canaan e lo maledice. Che cosa vuol dire? Perché maledirlo, cosa aveva fatto di tanto orribile?

    Qual è l’intenzione dell’autore?

    Premetto che mi sono trovata un po’ in difficoltà, non mi è molto chiaro quale sia effettivamente l’intenzione, ho provato a dare qualche risposta ma più che altro alle prime provocazioni mentre all’ultima parte non saprei come rispondere…

    1. L’intenzione dell’autore potrebbe essere in parte quella di far sviluppare in chi legge il timore di Dio? Vivere in modo corrotto e abbandonarsi al peccato provoca l’ira di Dio che ci ha creati per altro, per essere felici, per amare ..e quindi provoca la nostra condanna?

    2. Vuole esprimere un certo “travaglio” nel cuore di Dio? Da un lato l’umanità malvagia e dall’altro Noè che era uomo giusto; Dio si pente di aver creato l’uomo, ma in qualche modo lo salva salvando Noè e la sua famiglia, come una seconda chance diciamo.. nonostante il peccato Dio ci perdona sempre?

    3. O forse vuole mettere in luce proprio questo confronto tra misericordia e condanna? Dio giudica in base al peccato o in base alle opere buone oppure perdona tutti a prescindere? Nel amare l’uomo Dio è addolorato dal suo rifiuto e a partire da questo dolore condanna l’uomo corrotto, ma allo stesso tempo non può non salvarlo, per questo salva Noè.
    Alla fine poi Dio non è che sia contento del diluvio infatti fa una nuova alleanza con Noè e i suoi figli che dovranno ripopolare il mondo in modo giusto e far conoscere Dio, la sua potenza e la sua misericordia. Dio è consapevole che l’uomo continuerà a tradirlo, a peccare, ecc.. ma fa comunque un’alleanza con lui. Da un lato Dio si ricorda di questo e dall’altro l’uomo si ricorderà di essere stato salvato solo grazie alla misericordia di Dio e per nessun proprio merito.

    Noè invece per l’autore deve essere l’esempio della perseveranza, era uomo integro in un tempo di corruzione. Costruisce l’arca ma sicuramente non senza dubbi o perplessità, sicuramente non senza prese in giro da parte dei suoi contemporanei… Ma ecco Dio fa un’alleanza con chi è perseverante nel bene, con chi è un po’ incosciente ma fedele a Lui. Dio si fa presente nella vita di Noè perché Noè lo lascia entrare. Sceglie di credere nonostante le prese in giro, i dubbi, la corruzione, le tentazioni del mondo.

  15. Gen 6,5-9.29
    Più che disturbarmi questo passo della Genesi mi da “gioia” per una questione di giustizia che riflessa nella Verità e santità di Dio manifesta la sua ammirabile eterna Sapienza.
    In verità Dio quando creò l’uomo sapeva che sarebbe diventato violento e si sarebbe pentito di averlo creato, tuttavia per la sua bontà e misericordia ha voluto salvarlo in Noè insegnandogli la buona via nel tempo, attraverso i profeti e per mezzo di Gesù Cristo con il Battesimo. L’autore spiega e fa capire molto bene che con Dio, l’Onnipotente, non si scherza, elencando chiaramente i motivi del diluvio.

  16. Gn 6.5-9.29
    Ciò che mi disturba è come Dio viene umanizzato. Gli viene attribuito un modo di pensare e agire del tutto istintivo e puramente umano; come il PENTIMENTO che lo porta a distruggere ciò che prima aveva visto come “cosa molto buona”, come il gradire e adorare la soave fragranza degli animali SACRIFICATI, come il PENTIRSI NUOVAMENTE di aver mandato il diluvio. Queste le vedo come provocazioni. Però se considero il racconto come simbolico colgo un messaggio di salvezza e di alleanza (escatologico) tra Dio e l’uomo.

  17. Don il commento di mio padre non risulta pubblicato lo rinvio a nome mio per star sul sicuro.

    Accolito Bianchi Antonio
    Gn 6,5-9,29
    Più che disturbarmi questo passo della Genesi mi da “gioia” per una questione di giustizia che riflessa nella Verità e Santità di Dio manifesta la sua ammirabile eterna Sapienza.
    In verità Dio, quando creò l’uomo, sapeva che sarebbe diventato violento e che si sarebbe pentito di averlo creato, tuttavia per la sua bontà e misericordia ha voluto salvarlo in Noè ,insegnandogli la buona via nel tempo attraverso i profeti e per mezzo di Gesù Cristo con il battesimo. L’autore spiega e fa capire molto bene che con Dio, l’Onnipotente, non si scherza, elencando chiaramente i motivi del diluvio. Ciao don a presto Antonio

  18. La provocazione più grande suscitata in me è Dio arrabbiato. Come può arrabbiarsi Dio che è buono, che vuole il nostro bene, ci ama, come può essere così deluso dell’uomo che vuole distruggerlo. Non sono abituato a pensarlo in questo modo in cui viene presentato all’inizio del brano, dove è scritto anche che “Dio se ne addolorò” di vedere gli uomini in questo stato e per questo li voleva distruggerli con tutte le altre creature (che non centravano niente con la malvagità degli uomini). Fortuna che c’è Noè che “ha trovato grazia agli occhi del Signore”. Ha permesso di mostrare il volto buono di Dio.
    Secondo me l’intenzione del racconto e dell’autore è quella di far conoscere la volontà di Dio di salvare gli uomini. Un “uomo giusto e integro” come Noè ha la capacità di portare la salvezza ad altri uomini e agli animali, al creato. Un uomo corretto non perché è conveniente esserlo ma perché crede realmente e lo testimonia con la vita. Un uomo che si fida di Dio.

  19. Buona sera don Davide,
    dal punto di vista letterario mi sembra come se diverse tradizioni fossero state raccolte giustapponendole, senza eliminare le incongruenze: es. numero di coppie di animali all’interno dell’arca, la durata della vita in anni, la durata in giorni del diluvio, l’estensione “radicale” del diluvio ed il rapporto di fronte alla malvagità dell’uomo. Anche la narrazione in alcune parti è più discorsiva in altre più solenne, pur raccontando lo stesso episodio (es. la durata del diluvio).
    Le provocazioni che percepisco leggendo il racconto sono:
    – la necessità dell’autore sacro di spiegare, in rapporto a Dio, il male nell’esistenza umana, nella società, il suo riverbero nella natura ed il perché dei cataclismi naturali;
    – qual è la giustizia dell’uomo e dove arriva la pervasività del male: se dal diluvio si salvano solo Noè perché giusto e, grazie a lui, la sua famiglia, come si concilia con il fatto che all’uscita dall’arca Dio dice che gli uomini sono, di base, malvagi fin dalla giovinezza? vuol dire che anche loro, che dal racconto sembrano essere gli unici superstiti, sono malvagi? ma allora in che senso Noè è giusto, dato che è stato salvato? Oppure il diluvio non è il mezzo per estirpare il male dal cuore dell’uomo?
    – La giustizia di Dio declinata come l’atteggiamento di Dio verso la malvagità insita nel cuore dell’uomo: mentre la malvagità al v. 6,5 è causa anche di distruzione fisica del creato (ciò avvalora l’immagine di Dio come Giudice), al v. 8,21 vi è una dolorosa constatazione della condizione umana ma non più la condanna alla distruzione (questo avvalora l’immagine di Dio come Padre che cerca di “scusare l’uomo” di cui sento un eco in v. Lc, 23,34 “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”), anzi Dio permette all’uomo di cibarsi anche di carne, mentre prima era vegetariano
    Come intenzioni dell’autore sacro nello scrivere questo racconto percepisco i seguenti aspetti:
    – Accogliere la realtà così com’è, nella sua contraddittorietà ,senza volerla omologare né distruggere: secondo il proprio criterio interpretativo l’autore sacro legge la realtà alla luce di ciò che egli reputa siano gli intendimenti di Dio, privo dell’ansia moralistica di voler far fare “bella figura” a Dio, salvando sia la libertà di Dio nel suo agire (dapprima distruzione dell’umanità perché malvagia poi accettazione della malvagità come dato ineludibile dell’uomo), sia la libertà dell’uomo nel cercare di comprendere l’azione di Dio;
    – Accettare la logica di Dio che “eccede” quella umana: la risposta alla malvagità dell’uomo è l’alleanza di vita stipulata da Dio, che si fa garante della sacralità della vita (=divieto di cibarsi del sangue);
    a cui mi sembra possano aggiungersi due suggerimenti di carattere etico:
    – Chi più comprende una realtà più si adopera in suo favore, senza pretendere che l’altro faccia lo stesso (= il simbolo dell’arcobaleno che ricorda a Dio, non all’uomo, di non distruggere l’uomo anche se quest’ultimo resta malvagio)
    – Il piano d’azione di Dio dimostra che non è la violenza, anche se provenisse da Dio, a cambiare il cuore dell’uomo, quindi non serve invocare cataclismi quali punizioni divine.
    Sonia Pesaresi

  20. Mi rattrista la frase “Dio si pentì di aver creato l’uomo e se ne addolorò in cuor suo”. Mi disturba la cattiveria di Dio, i suoi metodi punitivi burberi, da padre padrone. Il suo comportamento mi pare simile a quello di un papà deluso del proprio figlio, che punisce severamente. Mi pare un Dio alle prime armi nel suo rapporto con l’uomo, una sorta di “neo papà” in cerca del giusto mezzo, tra la punizione del diluvio e l’arcobaleno dell’alleanza. Di primo acchito penserei che l’intento dell’autore è quello di dirci che solo chi teme Dio e segue i suoi comandi può essere salvato. In realtà, però, l’arcobaleno è per tutti, non è un segno esclusivo per pochi intimi. Non è solo per chi segue minuziosamente gli ordini di Dio, come Noè con il progetto dell’arca. Noè si mette al servizio di Dio, ma per portare la salvezza a tutti, anche a chi sull’arca non ci stava.

  21. Commento personale su Genesi 6,5 – 9, 29:
    IL DILUVIO
    Ciò che Dio e l’autore mi dicono attraverso questo brano:
    • Ciò che l’autore sacro vuole dirmi: vuole introdurci un insegnamento “eterno” sulla giustizia e sulla salvezza accordata all’uomo giusto per mezzo di un’Alleanza, ossia Dio si assume un impegno gratuito nei confronti di coloro che ha reputato esser giusti, consoni a questa “chiamata”.
    • Una giustizia questa, che vuole prefigurare quella dell’apocalisse, cioè degli ultimi tempi come la misericordia riversata su Noè, raffigurata dalle acque del battesimo. Dio parla dell’uomo come di una sua propria creatura, quando decise di punirlo. Nessuno è punito dalla giustizia di Dio se non quelli che odiano essere corretti dalla grazia di Dio.
    • COSTRUZIONE DELL’ARCA DELL’ALLEANZA, vista come barca costruita da Cristo stesso, che ci consola per mezzo delle sue sofferenze, ha già preparato un’arca e ci invita amorevolmente ad avere fede e a entrare. Fintantoché la sua pazienza ancora ci sopporta, ascoltiamo e obbediamo alla sua voce.
    • Verbo da prendere in considerazione è: “il Signore si pentì” – dove il verbo “pentire” significa che la collera di Dio si è calmata.
    • È facile essere uomini e donne di fede quando la religione segue i dettami del mondo, ma la profonda fede e la vera decisione si vedono quando si nuota controcorrente e ci si schiera dalla parte di Dio. Quando ci si fida ciecamente di Lui, nonostante le avversità del mondo. Questo è molto semplice da scrivere, ma difficilissimo da vivere! Serve un dialogo costante tra Dio e l’uomo, perché questo avvenga.
    • Il diluvio, queste acque travolgenti vogliono alludere al ritorno al caos.
    • “Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni” = quaranta giorni come il digiuno di Gesù nel deserto?
    Il peccato riempiva la terra di violenza e questo giustificò pienamente la decisione di Dio nel volere maledire il mondo, tramite il diluvio. Il contagio si estese. Il mio peccato, a volte, diventa anche il peccato dell’altro/a.
    • Parte da Dio l’iniziativa di aiutare l’uomo, mandando il vento e facendo placare le acque. Quindi quando le acque si prosciugarono sulla terra, Noè si fidò del ritorno della colomba (simbolo dello Spirito Santo) come segno che Noè, la sua famiglia e i suoi animali potevano finalmente uscire dall’arca, ringraziando e facendo sacrifici a Dio.
    • “Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male” ovverosia: Dio conosce il cuore dell’uomo, in quanto centro della sua coscienza. Con il cuore l’uomo può mettersi in contatto con Dio, ascoltarLo, lodarLo, servirLo, chiederGli misericordia. Questo passo è la svolta decisiva nell’impegno che Dio assume con l’uomo, passando da una maledizione ad una benedizione, poiché Dio conosce bene l’uomo, in quanto essere che tende al male. La bellezza dell’amore di Dio, la Sua infinita misericordia per l’uomo si trova anche in questo passo biblico.
    DAL DILUVIO AD ABRAMO
    • Il brano è basato su informazioni genealogiche.
    • Dio benedice ogni essere che vive sulla terra. Con questi stipula un’Alleanza, che non finirà. Invece domanderà conto all’uomo che spargerà il sangue di un suo fratello, in quanto creatura a immagine di Dio.
    • Ricorre molto spesso la parola Alleanza, proprio per richiamare l’attenzione del lettore a ricordare questo termine e a farlo suo. È Dio che ci chiama ad esser con Lui!
    • L’ubriachezza di Noè è riportata nella Bibbia con quell’equità che si trova solo nelle Scritture come un caso e una prova dell’umana debolezza e imperfezione, sebbene egli fosse stato sorpreso nel peccato, e per mostrare che il migliore tra gli uomini non può rimanere stabile a meno che egli non dipenda dalla grazia divina e vi rimanga.
    • Noè, che si era mantenuto sobrio in società ubriaca, è ora ubriaco in una società sobria. Quando credeva di stare in piedi, dovette guardarsi di non cadere. A mio avviso dobbiamo fare molta attenzione quando utilizziamo abbondantemente le cose create da Dio, affinché non le utilizziamo in eccesso.

    Gloria Borra

  22. Letto, preso una pausa, e riletto nuovamente come da istruzioni.
    Non trovo alcun disturbo nel pensiero e nella decisione di Dio.
    Anzi la trovo ammirevole.
    Secondo me ogni uomo è stato creato per essere buono, ma al suo interno è anche male, entrambe le situazioni non possono esitere se una delle due non esiste.
    All’inzio della Genesi Adamo ed Eva vengono posti nell’Eden, ma sbagliano in quanto Liberi di fare le proprie scelte in questo caso il Peccato, il Male subiscono le ire di Dio che comunque non decide di eliminarli come in questo caso.
    Essendo comunque onnipotente il brano sottolinea proprio che ogni immagine fuorisciva dalle menti dell’uomo erano male.
    Non per questo però decide in modo irremovibile di eliminare ogni cosa.
    Salvaguarda chi secondo lui degno quindi in realtà il Signore ha ancora fede nella razza umana.
    Chiaramente sarebbe stato più facile, secondo me, sterminare tutto e tutti invece no, il suo essere ammirevole sta nel credere ancora nonostante il male che salvando una parte sufficiente e meritevole del mondo che aveva creato, il tutto sarebbe potuto proseguire da quel punto a migliorarsi.
    Se avesse sterminato tutto e tutti nessuno avrebbe potuto testimoniare la grandezza in ogni opera di Dio.
    Sarebbe ricominciato lo stesso mondo con lo stesso uomo buono e cattivo che avrebbe potuto scegliere il male.
    L’intenzione di raccontare questo brano è proprio di comprendere sia la grandezza, a volte crudele, che può avere il Signore ma allo stesso tempo la sua misericordia e fiducia nella razza umana.
    Elisa

Scrivi una risposta a Sabrina Cancella risposta