Il giovane ricco -Lettura popolare XXVIII TO Anno B (Mc 10, 17-31)

 

Lettura popolare XXVIII TO Anno B Mc 10, 17 – 31

 

Mc 10, 17-31

Il giovane ricco

 

Il messaggio nel contesto

 

IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l’accompagnatore, prima dell’incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da “ripetere” ai partecipanti, ma da tenere presente durante l’incontro.

 

 

 

La liturgia presenta il cosiddetto racconto del “giovane ricco”, anche se è la versione di Matteo a precisare che si tratta di un giovane e non quella di Marco.  Che si tratti di un giovane, lo si può immaginare anche dall’elenco dei comandamenti, che rispetto ad Es 20, 12 – 16, sono invertiti, all’ultimo posto, ossia in posizione di rilievo rispetto a tutti gli altri, si trova il comandamento dell’onorare il padre e la madre (v. 19).  Inoltre si può notare che qui sono citati solo i comandamenti verso il prossimo, ma non quelli verso Dio. Eppure, dice Gesù, solo Dio è buono, ossia questi comandamenti si reggono sulla rivelazione di Dio, che ha amato per primo Israele e lo ha fatto uscire  dall’Egitto, questo è il primo comandamento (cfr. Es 20, 2). Allora perché Gesù non lo cita? È un modo molto fine con cui il racconto ci vuol indicare che ora chi ama per primo è Gesù. È in lui che si manifesta l’amore preveniente di Dio, nel suo sguardo penetrante, con cui fissa il giovane e lo ama (v. 21). La tavola dei comandamenti che riguardano Dio è ora tutta riassunta nel rispondere a quest’amore di Gesù, lasciare tutto e seguirlo. La salvezza dipende da questo legame d’amore con un’unica persona, Gesù: questa è la sua pretesa (cfr. v. 29: “a causa mia”). Ora, di fronte a questo il giovane si rattrista e se ne va, perché il suo cuore è ancora attaccato ai suoi beni (v. 22). Non si deve pensare solo alle ricchezze materiali, ma soprattutto a quelle morali. Questo giovane è ancora troppo attaccato all’amore del padre e della madre per poterli lasciare in nome di un amore più grande. Il padre e la madre ci gratificano quando ci comportiamo bene, con il rischio di rispondere alle loro richieste in funzione di una nostra gratificazione. Ma con Dio non funziona così, la vera beatitudine è il perdere se stessi, per acquistare lui     (un tesoro nel cielo v. 21 ), e insieme a lui una nuova famiglia (v. 30). I discepoli restano sgomenti (v. 24) di fronte alla pretesa di Gesù. La loro ( e nostra!) speranza è tutta nella risposta di Gesù (v. 27).  Questa uscita dal moralismo in nome di un amore più grande non dipende da noi, ma da Dio stesso, a cui tutto è possibile. Dunque, anche se il vangelo non lo dice, c’è ancora possibilità di salvezza per il giovane ricco.

 

 

 

 

 

 

 

 

Come realizzare concretamente l’incontro?

 

Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all’incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo “da relatore” con le file di sedie davanti)

 

durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell’incontro, ma non sono da prendere alla lettera)

 

  1. Ricordiamo la vita. (15 minuti)

Le mie paure di fronte alla volontà di Dio.

 

Questo invito  ha l’obiettivo di coinvolgere i partecipanti al Cenacolo a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l’incontro non fosse ancora iniziato realmente. L’accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico. Un Gesù che “risolve” le situazioni fa parte di una fede ancora ingenua, come quella di Pietro, che rifiuta la logica della croce.

 Questo collegamento non deve essere esplicitato dall’accompagnatore, perchè saranno gli stessi partecipanti a scoprirlo nell’approfondire la lettura.

 

 

  1. Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce:  Mc 10, 17-31 (10 minuti)

 

La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l’attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l’altro.

 

 

 

  1. Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min)

Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il “perchè” ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni.

Alcune domande che possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuzioni condivise dai partecipanti.

Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, tempi, personaggi, verbi di azione. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, idenificandosi nei personaggi e nelle loro reazioni davanti a Gesù.

Ecco uno schema possibile di domande:

 

  • Quando e dove si svolge l’azione?

 

L’azione accade mentre Gesù sta camminando per strada.  È la strada che lo sta portando a Gerusalemme, il luogo della sua morte in croce. In questo contesto una persona gli si accosta.

Il cammino per la strada della vita ci permette di incontrare tante persone, perché Gesù cammina in mezzo a noi. Sono consapevole che essi si fermano ad incontrare Lui e di Lui hanno bisogno?

 

Chi sono i personaggi e cosa fanno?

 

– Il tale che incontra Gesù gli corre incontro e si inginocchia e lo chiama maestro buono. Si coglie una certa necessità di apparire davanti agli altri e di far vedere che è un discepolo che ogni maestro avrebbe piacere di avere.  In che misura la mia ricerca di Gesù risulta venata ancora di moralismo e narcisismo?

– Gesù evita di cadere in questa trappola, si distanzia da questo complimento del giovane e cita l’ambito oggettivo dei comandamenti, quelli riferiti al rapporto con il prossimo, con particolare rilevanza all’onore riservato al padre e alla madre. Lo sguardo di Gesù, che fissa interiormente il giovane e lo ama, ne vede la bellezza interiore e intende valorizzarla, è una proposta verso una meta più alta. In che modo mi sento guardato da Gesù, dentro ai miei desideri e ai miei limiti?

-Gesù guarda i discepoli intorno a lui per sottolineare la radicalità nel seguirlo, che comporta la rinuncia al tenere i beni che sono di ostacolo alla nostra vocazione. Poi ancora li guarda per incoraggiarli a capire che la loro libertà viene dalla potenza di Dio. Mi sento avvertito e incoraggiato dalla Parola di Dio, nella mia coscienza?

 

– Cosa dicono e cosa provano i discepoli?

Và, vendi, dallo ai poveri, seguimi. In questa serie di imperativi Gesù fa una proposta precisa al giovane. Pieno compimento dei “doveri” e dei valori su cui hai costruito la tua vita è seguire Gesù. Ho scelto nella mia vita di subordinare tutti i beni e le personali realizzazioni, anche pastorali, alla sequela di Gesù?

-Egli si fece scuro in volto e se ne andò triste. Quali fatiche e tristezze nascono da zone di disordine interiore, da aspetti in cui sono incapace di riferirmi a Gesù e alla sua volontà?

– I discepoli si spaventano. Anch’io sono spaventato dalla radicalità del Vangelo? Da dove nascono le mie paure?

– Pietro afferma di aver lasciato tutto e aver seguito Gesù e Gesù gli promette una nuova famiglia. Comprendo e percepisco la comunità cristiana come la famiglia di Dio, che accoglie coloro che hanno seguito Lui, abbandonando ogni cosa?

 

– Quale rivelazione?

La comunità cristiana è il luogo in cui compiere il proprio cammino di sequela, per lasciare le proprie sicurezze materiali e affettive e ritrovare una nuova casa e una nuova famiglia di fratelli e sorelle, il cui Padre è Dio.

 

 

  1. Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L’ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall’accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.

 

 

 

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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