Lettura popolare XII TO Anno B Mc 4, 35-41
Mc 4, 35-41
La tempesta sedata
Il messaggio nel contesto
IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l’accompagnatore, prima dell’incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da “ripetere” ai partecipanti, ma da tenere presente durante l’incontro.
Al termine della sezione delle parabole nel vangelo di Marco si trova l’episodio della tempesta sedata. Gesù manifesta la volontà di passare dall’altra parte del lago, in terra straniera, e in tal modo introduce la prima di queste traversate del mare (ve ne sono altre due) in cui si mostra l’incredulità dei discepoli nei confronti di Gesù (cf. 6, 45-52; 8, 14-21). I discepoli lo prendono su quella barca che gli era servita da pulpito (cf. 4, 1-2) e assieme a loro ci sono anche altre barche. All’improvviso si scatena una tempesta nel mare con grandi onde che riempiono la barca, mentre Gesù dorme su un cuscino a poppa (v. 38). Come nei Salmi gli sventurati sorpresi da una tempesta invocano il Signore perchè li salvi da questo scatenamento di forze violente e mortali (cf. Sal 44, 24-25), chiedendo a Dio di svegliarsi, così i discepoli chiamano Gesù: “Maestro, non t’importa che moriamo?” (v. 38). Egli si sveglia (cf. diegeiro): Marco utilizza qui il verbo della resurrezione, che indica la presenza potente di Gesù risorto contro le forze della morte, e nello stesso tempo allude al carattere misterioso di tale presenza. La parola di Gesù, un ordine rivolto al mare, simbolo del caos e della morte, rimette ordine al caos e pone un limite alla forza del mare, esattamente come Dio quando salva i suoi (Sal 107, 28-30; 65, 8) o quando crea il mondo (Sal 104, 9). Gesù riprende i suoi discepoli, perchè la loro paura -descritta con un termine che implica anche meschinità di cuore (cf. deiloi) e viene utilizzato per indicare coloro che si contrappongono per paura al discegno di Dio (cf. Sap 9, 14-15) – è da interpretare come una mancanza di fede nei confronti di Gesù. Essa infatti si sono riferiti a Gesù solo come ad una “maestro”. A differenza del paralitico e dei suoi accompagnatori (cf. Mc 2, 5) o della donna che aveva perdite di sangue (cf. Mc 5, 34) che aderiscono subito a Gesù in modo entusiastico e incondizionato, i discepoli non comprendono Gesù e hanno bisogno di camminare con lui per entrare gradualmente nel mistero della sua persona. “Chi è mai costui, al quale il vento e il mare obbediscono?”. Questa domanda, che risuona continuamente nella prima parte del Vangelo (cf. 1, 27; 2, 7; 6, 2-3; 6, 14-15), contraddistingue il cammino dei discepoli che arriveranno a comprendere Gesù sono parzialmente con la dichiarazione messianica di Pietro (8, 27-30), ma ancor più con l’annuncio della resurrezione di Gesù (cf. 16, 6-7). Il lettore è dunque invitato a credere che Gesù non è assente dalla storia degli uomini, ma è presente in essa con la forza della sua resurrezione.
Come realizzare concretamente l’incontro?
Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all’incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo “da relatore” con le file di sedie davanti)
durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell’incontro, ma non sono da prendere alla lettera)
- Ricordiamo la vita. (15 minuti)
Sperimento la paura, come un sentimento che blocca il mio dono agli altri? Quali paure in questo tempo?
Questa domanda ha l’obiettivo di coinvolgere i partecipanti al gruppo di preghiera a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l’incontro non fosse ancora iniziato realmente. L’accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico.
- Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce: Mc 4, 35-41 (10 minuti)
La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l’attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l’altro.
- Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min)
Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il “perchè” ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni.
Alcune domande possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuzioni condivise dai partecipanti.
Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, personaggi, verbi. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, identificandosi nei personaggi.
Ecco uno schema possibile di domande:
- Qual è il tempo in cui avviene l’azione? Di sera, alla fine della giornata in cui Gesù ha narrato le sue parabole. Il mistero significato dalle parabole viene sperimentato dai discepoli stando con Gesù. La sera e la notte è anche il tempo della presenza tenebrosa, del male e della morte.Stare con Gesù mi aiuta a vincere la paura del male e della morte?
- Quale luogo?Ci troviamo sul mare di Galilea. Si tratta, in verità di un lago di acqua dolce, il lago di Tiberiade, ma l’evangelista lo chiama “mare” per accentuare il carattere simbolico di questa topografia. Il mare infatti rappresenta le forze del caos che si oppongono all’attività creatrice di Dio. Anche nella mia vita il mare ogni tanto scatena la sua tempesta. Sono connsapevole che anche nella mia barca, e nella barca della Chiesa, c’è Gesù?
- Cosa fanno i discepoli? Gridano, per paura: “Maestro, non ti importa che moriamo?”.Quando ho l’impressione che Dio dorma, ne invoco la presenza?Questa invocazione è un grido di paura o una supplica di fede?
- Cosa fa Gesù? Sgrida il vento e il mare ed essi gli obbediscono. La sua parola è onnipotente, come quella di Dio. ma è un’onnipotenza che si manifesta nel mistero. Qui si anticipa la potenza della resurrezione di Gesù. Sento la presenza del risorto nella mia vita?
Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L’ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall’accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.
