Per riconciliarsi bisogna essere in due. Che uno faccia il primo passo, spiegando le proprie motivazioni e cercando sgombrare il campo dagli equivoci, è certamente importante, ma non basta. È infatti necessario che anche l’altro accolga questa iniziativa e disponga il cuore all’ascolto, alla comprensione e sia perfino disponibile a chiedere scusa per aver frainteso l’intenzione. In questo modo la riconciliazione diviene anche una opportunità straordinaria per conoscere meglio l’altro, che si rivela in modo nuovo e inatteso.
Questa dinamica umana è propria anche del nostro rapporto con Dio, in modo del tutto particolare e unico. Siamo propensi a pensare che riconciliarci con Dio significhi che Dio è offeso con noi e noi dobbiamo chiedergli scusa. Ma non è così, Dio non si offende mai, perché non ha bisogno che noi gli chiediamo scusa per sentirsi gratificato e voluto bene.
In realtà non è lui ad essere arrabbiato con noi, ma siamo noi ad essere arrabbiati con lui. Così è sempre lui a muovere il primo passo verso di noi a spiegare le proprie motivazioni, a sgombrare il campo dagli equivoci, a mostrarci che se lo conoscessimo veramente non avremmo alcun motivo per arrabbiarci. Davanti al figlio maggiore che protesta per il trattamento di favore del padre nei confronti del figlio minore, per il quale egli ha addirittura fatto ammazzare il vitello grasso – mentre non ha mai dato un capretto a lui, che invece lo serve da tanti anni – il Padre risponde con una rivelazione fulminea: “Tutto ciò che è mio è tuo”. Da tanto tempo questo figlio sta con il padre eppure non ha ancora capito di essere un figlio. Non ha ancora capito che egli non è un servo, ricompensato nella misura in cui è utile, ma una persona amata per se stessa, per la quale il padre da tutto ciò che possiede, cioè il suo amore. Non ha ancora capito che l’amore del padre è tutto ciò di cui ha bisogno.
Ora, grazie alla parabola di conversione del figlio minore, il padre si è rivelato come uno che ama gratuitamente e fa il primo passo – senza aspettare che il figlio chieda scusa – e lo ristabilisce nella sua dignità di figlio con il vestito, l’anello che indica l’eredità e i calzari ai piedi che contraddistinguono l’uomo libero – infatti gli schiavi erano scalzi-. Saprà il figlio maggiore accogliere questa offerta di riconciliazione, che è insieme un’inaudita rivelazione del volto del padre? Il racconto rimane in sospeso sulla porta di casa. Non sappiamo cosa farà il figlio maggiore, ma abbiamo capito che la riconciliazione avverrà quando egli avrà l’umiltà e il coraggio di attraversare quella porta, entrando nella casa del padre, per far festa con il suo fratello; quando, abbandonata ogni accusa, si lascerà finalmente amare dal padre per condividere con lui la sollecitudine e l’amore per il fratello minore e la festa del suo ritorno; quando, terminata la recriminazione, saprà gioire con il fratello invece di calcolarne i meriti!
Cosa farà allora il figlio maggiore? Entrerà in quella porta? Gesù non ce lo dice, perché il figlio maggiore siamo noi e spetta a noi entrarci finalmente, sospendendo il giudizio nei confronti degli altri e abbandonandoci all’ amore sovrabbondante di Dio. Noi siamo i figli a cui Il Padre ha dato tutto, perchè ciò che è suo fosse anche nostro. Noi siamo i figli a cui il Padre ha donato il suo figlio prediletto, innocente e umile, per prendere su di se la nostra rabbia e il nostro peccato e distruggerli con la potenza della croce. “Vi supplichiamo in nome di Cristo” grida Paolo “lasciatevi riconciliare con Dio”.“Colui che non aveva conosciuto il peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.” Dio ci ha fatto un’offerta di incalcolabile vantaggio, spetta a noi accoglierla amando i fratelli che camminano con noi nella strada della vita, anche quelli che sprecano i loro doni in modo stupido e inaccettabile, come il figlio minore.
Per loro noi possiamo costituire il volto del padre che non giudica ma accoglie la disperazione del figlio e dona in cambio la gioia.

Mi piace molto la spiegazione che per riconcilifarsi bisogna essere in due !!! Quando purtroppo dell’altra parte non c ‘e questo ma soltanto l’accusa questo diventa impossibile nonostante la buona volontà e il cuore disponibile! Graziella