Realismo cristiano e fine della storia – Lectio XXXIII TO Anno B (Mc 13, 24 – 32)

Lectio Mc 13, 24 – 32

Il passo del vangelo di Marco proposto dalla liturgia domenicale si colloca nel contesto dell’ampio discorso escatologico di Gesù, ossia il discorso sulle cose ultime, che indicano la fine della storia. Gesù si trova sul monte degli Ulivi con i suoi discepoli (13, 3), contemplando il tempio di Gerusalemme, profetizzandone la fine e fornendo anche ai suoi discepoli dei criteri di discernimento per comprendere la portata di tale profezia e i segni che l’accompagnano. Gesù cita nell’ordine falsi profeti e falsi cristi (vv. 5. 21 – 23) che cercheranno di confondere gli eletti, e poi guerre, terremoti e carestie (v. 8). Questi segni sono descritti come dolori del parto, come doglie della storia. Ma per i discepoli il segno più importante della fine della storia è l’annuncio del vangelo e le persecuzioni (9 – 13).

La distruzione del tempio di Gerusalemme viene profetizzata da Gesù come simbolo della fine della storia e del cosmo, secondo modelli teologici propri della predicazione profetica, che vedono nel giorno del Signore un evento cosmico di giudizio e di salvezza (cfr. Am 8, 9 – 12; Is 13, 9 – 11). Gli uomini non potranno più confidare sul potere politico come motore della storia (v. 8) o su una religione deviata dal potere (vv. 5-6). E nemmeno potranno affidarsi al cosmo come punto di riferimento stabile (vv. 24 – 25; cfr. Is 34, 4). Tutti questi elementi, privati del loro riferimento a Dio, sono idoli vuoti, che non possono proteggere coloro che in essi confidano e la loro consunzione già avviata testimonia che l’unica roccia su cui gli uomini possano basarsi è Dio e il suo regno, che il figlio dell’uomo veniente sulle nubi, ossia Gesù stesso, con potenza e gloria instaurerà alla fine dei tempi (vv. 26; cfr. Dn 7, 13).

Se l’orgoglio dell’uomo pensa alla storia come un progresso e un miglioramento continuo ed è tentato di vedere in questo il Regno di Dio, Gesù afferma invece  che il Regno non è il prodotto di uno sforzo umano, ma è un dono che viene dall’alto, anticipato qui sulla terra dalla presenza degli eletti, ossia i discepoli di Gesù che annunciano il vangelo e soffrono per esso e che saranno radunati da quattro venti (v. 27 cfr. Zc 2, 10). Infatti ciò che rimane alla fine della storia non sono i cieli e la terra, ma la parola di Gesù (v. 31; cfr. Is 55, 9 -11).

Gesù aggiunge  al v. 30 che tutte queste cose accadranno già in questa generazione. Certamente egli si riferisce alla generazione apostolica, che è stata testimone della distruzione del Tempio di gerusalemme nell’anno 70 d.C. e che ha vissuto la persecuzione sia da parte ebraica che romana. Ma attraverso il vangelo di Marco questa parola è rivolta a noi lettori di ogni epoca storica, che possiamo ben identificarci con la generazione degli apostoli e vedere anche nella nostra storia i segni della fine dei tempi e della venuta del Regno di Dio. Lungi dall’essere spaventati da una simile visione, siamo consolati e invitati alla perseveranza, perché sappiamo che la sorte del Regno di Dio non è in mano agli uomini o alle potenze del cosmo, ma al figlio dell’uomo che dai cieli ci attira e raduna nel seno del Padre suo.

Questa visione evangelica è il segreto del realismo cristiano che, nonostante l’impegno profuso per la politica e le realtà temporali, affida totalmente alla grazia di Dio – e non a qualche leader politico mondiale – la salvezza dell’umanità.

Mc 13, 24 – 32

In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
25le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cielisaranno sconvolte.

26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.28Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. 29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. 30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.   32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.

 

Suggerimenti per la preghiera

1. Mi dispongo davanti a Dio in preghiera. Sto in ginocchio o seduto, per entrare in colloquio con il Signore, o meditare su ciò che leggo, a seconda di ciò che voglio.

2. Leggo con attenzione il brano di Vangelo.

3. Chiedo al Signore il dono della sapienza evangelica, che mi permette di leggere la mia vita e la storia degli uomini alla luce del mistero della sua morte e resurrezione e del suo ritorno alla fine della storia.

4. Rifletto sul fatto che anche oggi, qui, in questo momento il figlio dell’uomo è alle porte del mio cuore (cfr.v. 29), e vi bussa perché io gli apra e gli permetta di entrare in me (cfr. Ap 3, 20).

5. Penso a tutto ciò in cui ho creduto finora –uomini o idee- con una fiducia spesso ingenua. Il Signore Gesù mi invita a confidare solo in lui, che nella sua morte e resurrezione ha fatto entrare tutta il mondo e la storia dentro al mistero d’amore tra il Figlio e il Padre e dall’alto della sua croce giudica e salva gli uomini e la storia.

6. Entro in colloquio con Gesù che in croce offre tutto se stesso al Padre e ai fratelli.

7. Concludo con un Padre Nostro

 

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

Una opinione su "Realismo cristiano e fine della storia – Lectio XXXIII TO Anno B (Mc 13, 24 – 32)"

  1. Quanti Cristi fasulli ci chiamano
    e attirano folla, lucenti come un albero giallo
    di foglie pronte a cadere,
    ma nel piombo del cielo il Sole già porta l’Estate
    è già qui che cammina con noi,
    che ti stiamo aspettando

Lascia un commento