Trinità è esperienza concreta

Questa solennità rimane spesso confinata nella nostra mente come un concetto, un’idea, un’elaborazione teologica. Dio che è un’unica sostanza divina d’amore in tre persone. Ma questo cosa significa esattamente per noi, per le nostre esistenze?

Anzitutto di questo mistero facciamo esperienza nella nostra vita grazie allo spirito che, come dice Gesù nel vangelo di Giovanni, ci condurrà alla verità tutta intera. Ma questo non è detto che faciliti la nostra comprensione: infatti quale esperienza abbiamo noi dello Spirito Santo? Forse, tra le tre persone, è quella che più difficilmente sappiamo rappresentarci e comprendere. Eppure, è anche quella che concretamente ci permette di entrare in una dimensione nuova della realtà: dice Gesù, infatti: “prenderà del mio, di quello che io e il Padre possediamo e ve lo annuncerà”, ossia ci farà entrare nel mistero del rapporto tra il Padre e il Figlio.

Quindi torniamo alla domanda: come ne facciamo esperienza?

Io credo che ogni volta che dentro al nostro cuore si leva un grido di stupore, magari davanti ad un bellissimo paesaggio naturale, per esempio in alta montagna, dove tutto richiama alla maestà e grandezza di Dio, ecco che in quello stupore c’è una traccia dello Spirito che ha agito fin dall’inizio nella creazione, come sapienza che si diverte giocando come architetto del cosmo. Quando ci meravigliamo delle straordinarie corrispondenze armoniche dell’universo, come la fisica oggi che le fa scoprire, anche qui siamo a contatto, anche grazie all’azione dello Spirito, con un messaggio, una serie di informazione, una Parola pronunciata dal Padre fin dai primordi del tempo e che entra nella creazione plasmandola. Lo Spirito prende ciò che il Padre e il Figlio hanno in comune, nella creazione stessa del mondo, e ce li annuncia.

Ancora quando vedendo la storia del mondo e anche le vicende attuali, ci prende un moto di compassione e amore per i poveri, per le vittime, per le popolazioni stremate dalla guerra e dalla distruzione, come gli abitanti di Gaza oggi, e vorremmo fare qualcosa, intervenire, e ci mettiamo almeno anche solo a pregare per queste persone, nel nostro cuore sta lavorando lo Spirito Santo, che ci rivela Gesù abbandonato sulla croce in ogni uomo povero, nudo e impotente, che può solo sperare ed abbandonarsi all’amore di Dio, del Padre. Alla fine della storia non rimane nessuno Stato o regno o istituzione umana, per quanto potente possa essere. Rimane invece solo l’amore del Padre che fluisce potente dalla croce del Figlio, capace di risanare ogni ferita e irrigare di vita ogni deserto creato dall’uomo.

Vedete allora come la Trinità è una concretissima e onnipotente manifestazione di vita, che assorbe tutta la creazione e la storia degli uomini, e ci eleva ad uno sguardo più alto, più pieno, più comprensivo nei confronti della realtà.

La nostra stessa vita cambia forma e aspetto alla luce della Trinità. Sentiamo, proprio nei momenti di maggiore fragilità e senso di abbandono, una luce sgorgare da un punto profondo e inaccessibile del nostro cuore: quella luce, quella pace, quella consolazione è frutto dello Spirito, che ci mette in comunicazione con l’amore del Figlio e del Padre, così come si esprimono nella croce.

Anche la nostra vita sarà quindi una piena manifestazione dell’amore di Dio, non solo nei nostri talenti e nelle nostre conquiste, ma soprattutto nelle sconfitte e difficoltà, lì dove possiamo solo confidare nella potenza e nell’amore di Dio.

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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