Oggi le città di recente fondazione sono costruite perlopiù lungo grandi pianure, dove c’è lo spazio per progettarle in modo libero da troppi vincoli territoriali. Una volta le città e i paesi invece venivano costruite sulle colline principali e sui monti che dominavano le vallate e il motivo è facilmente immaginabile. Il paese doveva potersi difendere dai nemici e godere di un’ampia vista per dominare lo spazio intorno: così la prima città era chiamata, in latino, arx, che vuol dire “rocca”, “fortificazione”. In Italia tantissimi centri storici hanno questa caratteristica e Santarcangelo non fa eccezione. La rocca malatestiana non sporge forse in alto, per poter dominare a nord e a sud le vallate del fiume Marecchia e del fiume Uso? La torre campanaria non svetta forse sopra i tetti delle case del centro storico, per essere visibile da Rimini e da Savignano? E così anche questa nostra bella Chiesa in cui ci troviamo, la Collegiata, non doveva forse avere due campanili alti, per mostrare l’importanza di Dio e del Vangelo nella vita di tutto il paese?

Come vedete è molto facile capire a questo punto il detto pronunciato da Gesù: non può rimanere nascosta una città collocata sopra un monte. Essa è difesa piuttosto bene dall’altezza e dalle mura e insieme si offre allo sguardo di chi si avvicina, mostrando i suoi segni, i suoi simboli, che testimoniano i valori da cui la sua vita è nutrita e alimentata.
Questa città è per Gesù costituita da tutti i suoi discepoli: si identifica con la Chiesa, non solo come costruzione sociale, ma come un mistero di comunione tra gli uomini, una rete universale che collega il grande con il piccolo, il lontano con il vicino, e che trasmette il dono dell’Amore di Dio, da persona a persona, da cuore a cuore. Pensate: quando un uomo, chiunque sia, compie un gesto d’amore, spinto segretamente dallo Spirito nel suo cuore, un gesto capace di consolare e rialzare un altro uomo, lì c’è la testimonianza universale dell’amore, che costruisce la Chiesa.
“Come?” Mi direte: “anche se questo gesto lo fa un ebreo o un musulmano o un buddista, costruisce la Chiesa?”. Si, perché la Chiesa istituzionale che vediamo, con i suoi confini di appartenenze e i suoi sacramenti è segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano ed è una rete d’amore collegata ad ogni gesto d’amore che ogni uomo compie in ogni angolo del mondo, sia esso il più lontano e il più remoto. L’amore è universale, collega tutti gli uomini, nell’istante in cui viene esercitato in un tempo e in un luogo particolare del mondo. Tutto questo ha a che fare con la Chiesa e i discepoli di Gesù sono chiamati a testimoniarlo, a farlo emergere, a metterlo in luce, per consolidare la costruzione del Regno di Dio nel mondo.
Non solo quindi con le loro opere buone, ma anche e soprattutto illuminando e facendo conoscere le opere buone degli altri. Essendo solidali e partecipi della lotta e della sofferenza di ogni uomo. Allora tutto ciò che accade nel mondo ci interessa: fare nostre le lotte e le sofferenze per la giustizia e la pace in tutto il mondo, non avere timore di comunicare, interessarsi, creare reti, sostenere, diffondere luce.
A volte ci prende un senso di impotenza, perché ci sembra di fare manifestazioni per la pace e poi apparentemente non è cambiato nulla. Ma questo non è vero, ogni nostro gesto interiore ed esteriore e azione per la pace è in grado di costruirla nel mondo e nei cuori delle persone. Certo noi non possiamo misurare gli effetti delle nostre azioni, ma sappiamo perfettamente che ogni gesto d’amore, ogni manifestazione di solidarietà, nella rete del Regno di Dio, è già portata a frutto dall’azione di una provvidenza nascosta che lega tutti gli uomini. Sì, possiamo e dobbiamo riprendere a manifestare, possiamo e dobbiamo riprendere a crederci, alla pace e ai valori evangelici che costruiscono un futuro vero per la società di domani, dall’Iran all’Afghanistan, all’Ucraina. Perché mai delle sorelle, nostre amiche qui a Santarcangelo, hanno accolto delle ragazze afgane, appena arrivate in Italia? Non è forse vero che oggi sono soprattutto le donne nel mondo ad aver bisogno di essere difese, sostenute, valorizzate, e questo anche nella Chiesa? Non è anche questa un’opera buona che deve emergere alla luce? Abbiamo bisogno anche di loro, delle giovani donne sfruttate e umiliate nel mondo, per costruire quella civiltà dell’amore che sorge già oggi dalle ceneri di questa società violenta e guerrafondaia.
