Il peccatore si converte

Il messaggio nel contesto
Prima di entrare in Gerico Gesù, mentre si avvicinava alla città (18,35), aveva guarito un cieco, che poi aveva incominciato a seguirlo diventando suo discepolo (18,43). Ora, nel suo movimento verso Gerusalemme, Gesù ha fatto tappa a Gerico entrando nella città e la sta attraversando (19,1). Ecco si presenta un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, la cui cecità non è fisica ma morale e spirituale (19,3), ed è mosso dalla curiosità di vedere chi fosse Gesù. Come per il cieco (cf. 18,39) anche per Zaccheo la folla è un ostacolo, perché egli è piccolo di statura. Senza temere di mettersi in ridicolo davanti a tutti egli corre in avanti e sale su un sicomoro perché sa che Gesù sarebbe passato di la (v. 4). Al momento culminante quando Gesù passa, non è Zaccheo a prendere l’iniziativa, ma Gesù stesso, che lo chiama per nome: “Zaccheo, scendi subito perché oggi è necessario che io rimanga a casa tua” (v. 5). Come Gesù poteva aver già conosciuto Zaccheo? Non è dato saperlo. Zaccheo e noi lettori ci rendiamo conto che mentre quest’uomo cercava Gesù per curiosità, era in realtà Gesù che stava entrando in città per cercarlo. Tutta la passeggiata di Gesù a Gerico non aveva altro scopo che andare a trovare quest’uomo ricco e ladro – nonostante la simpatia che il narratore ci comunica per Zaccheo egli era un capo dei pubblicani, che facevano una buona cresta alle tasse richieste dall’impero – ed entrare in casa sua. Ci sarà sicuramente stata gente migliore di Zaccheo in Gerico, eppure Gesù vi è entrato solo per lui. Zaccheo scende subito con gioia. La sua fretta rivela che l’oggi della salvezza (v. 5 cf. 2,11; 4,21) è arrivato anche per lui ed egli ne approfitta con gioia (cf. 1,14; 2,10). Contestualmente è la folla a costituire un nuovo ostacolo nella comprensione di ciò che accade: essi mormorano contro Gesù, andato ad alloggiare da un peccatore (v. 7). Come quando era andato a mangiare dagli amici di Levi (cf. 5,30) anche qui la folla si scandalizza. Zaccheo mostra che l’incontro con Gesù lo ha cambiato intimamente e le opere che promette di fare sono il segno di un’autentica conversione, che apre il suo sguardo ai poveri e ripara ai peccati passati (v. 8). Con la sua risposta Zaccheo è finalmente entrato nella salvezza e si sono compiute per lui le promesse fatte ad Abramo (cf. Lc 13,16): egli appartiene al popolo dei figli di Abramo (cf. Gal 3,7), di coloro che si sono salvati per la fede nel Signore (v. 8) come Abramo, che aveva accolto con sollecitudine il Signore nella sua casa (cf. Gn 18,3). Gesù stesso sintetizza tutta la sua missione come un ricercare colui che era perduto, con l’amore del pastore che va in cerca della pecora perduta, lasciando le 99 nell’ovile (cf. Lc 15,4-7; Ez 34,16).
Il contesto spazio-temporale del racconto
Gesù è entrato in Gerico e l’attraversa. Questo attraversamento segna l’incontro con Zaccheo. Posso chiedermi in che modo Gesù attraversi anche lo spazio della mia esistenza e delle mie relazioni.
Chi sono i personaggi della parabola e cosa fanno
Zaccheo cercava di vedere Gesù. Egli si è messo in ricerca, per curiosità e la sua fretta, la sua corsa e la sua comica salita sull’albero attirano la mia simpatia. Posso anch’io chiedermi che cosa sto cercando in questo tempo e dove mi muove la curiosità. Zaccheo incontra un ostacolo importante: egli non poteva vedere Gesù a causa della folla. Anch’io incontro ostacoli nella mia ricerca e posso chiedermi quali siano quelli prevalenti. Di fronte a questa ricerca di Zaccheo, Gesù proclama il suo stile e la sua missione, caratterizzate da una ricerca che precede quella di Zaccheo: il figlio dell’uomo è venuto a cercare chi era perduto. Mi chiedo in che misura mi sono sentito cercato da lui. Gesù alzato lo sguardo prende la parola per primo rivolgendosi a Zaccheo. Gesù per primo vede Zaccheo e lo riconosce: cerco di percepire con quale sguardo anch’io mi sento guardato da Lui. Zaccheo scende in fretta e accoglie Gesù con gioia. Quali gioia e quale “fretta” caratterizzano il mio incontro con il Signore.
Cosa dicono i personaggi
Gesù è il primo a parlare, chiamandolo per nome: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo entrare a casa tua”. Faccio memoria del mio “oggi”, in tutti le occasioni in cui si è concretizzato nella mia vita, per l’incontro con Lui.Zaccheo dice: “Signore”. In questa parola e nelle azioni conseguenti c’è tutta la conversione di Zaccheo. Chi è per me il Signore? Cosa faccio per Lui?
Quale rivelazione?
Anche Zaccheo è un figlio di Abramo e la salvezza è giunta anche per lui, attraverso Gesù. Posso confrontare i miei criteri di giustizia con quelli di Gesù e comprendere se sono in sintonia con Lui.
Per la preghiera personale
- Invoco lo Spirito Santo (con un canto o con la Sequenza o con un’invocazione più libera) Ad esempio: Vieni Santo Spirito, entra in me, con la tua luce, con il soffio della tua vita, aiutami a sentire il Tuo Amore, la Tua Pace e ad aprire il mio cuore a quella Parola che oggi custodisci per me, in modo che ogni mio pensiero e ogni mia azione abbiano da te il loro inizio e in te e per te il loro compimento.
- Leggo il brano del Vangelo, almeno due volte, con attenzione: Lc 18,9-14
- Entro nel contesto del racconto, nel suo spazio e tempo particolari: il Tempio.
- Chiedo una grazia, ciò che desidero da questo momento di preghiera, ad esempio di fare un’esperienza profonda e intima di Gesù, del Padre e del loro amore per me.
- Cerco di comprendere maggiormente il significato del testo in sé stesso, con l’aiuto del breve commento precedente.
- Cerco di comprendere cosa dice il testo a me, alla mia vita oggi.
- Cerco di raccogliere tutto ciò che ho meditato sin qui, a partire da ciò che provo in me: come mi ha toccato quello che comprendo? Quale sentimento mi suscita?
- Dialogo con Gesù e con il Padre, lasciandomi trasportare, nel chiedere, nel ringraziare, nel lodare, nel contemplare, a seconda di ciò che sento.
- Concludo la preghiera con un Padre Nostro e saluto il Signore con un gesto di riverenza.
