Lo scandalo del quotidiano

Siamo in un momento molto importante della missione di Gesù: la sua predicazione di profeta “grande in parole ed in opere” ha da una parte la capacità di scuotere e di far interrogare chi lo ascolta suscitando un atteggiamento di stupore e meraviglia (cfr. 1, 27 – 28) mentre, dall’altro canto genera anche scandalo ed opposizione (cfr. 3, 22). Questo testo riferisce del ritorno di  Gesù a Nazaret, sottolineando l’atteggiamento di rifiuto della gente della sua patria, che non vuole accettarlo e si pone in antitesi con il  passo successivo di Marco in cui viene invece descritta l’apertura di Gesù verso la gente della Galilea, dimostrata tramite l’invio in missione dei suoi discepoli (Mc 6,7-13). 

Dopo un probabile periodo di assenza Gesù porta il suo insegnamento tra la gente di Nzareth, entrando in sinagoga di sabato, com’era sua abitudine nella sua missione (cfr. 3, 1). Frattanto la sua fama si era diffusa ben oltre la Galilea e aveva raggiunto persino Gerusalemme (cfr. 3, 7 – 12). Per questo in molti accorrono nella sinagoga per ascoltare le parole del loro concittadino (v. 2) e restano colpiti dalle sue parole (v. 2), ponendosi una domanda importante e che non deve essere immediatamente interpretata come un rifiuto o una mancanza di fede. “Da dove gli vengono tali cose?”. Il termine “da dove” indica velatamente l’origine divina di Gesù, profeta, potente suscitato da Dio, secondo la parola del Deuteronomio: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli un profeta pari a me; a lui darete ascolto” (Dt 18, 15). Purtroppo, gli abitanti di Nazareth si bloccano davanti alla conoscenza dell’origine umana di Gesù, dei suoi paranti e familiari (v. 3), perchè essi lo conoscono troppo bene per poter lasciare aperto il mistero che avvolge la sua persona. In effetti conoscono tutto della sua carta d’identità: egli è un artigiano, figlio di Maria e i suoi parenti sono notissimi: “Non è il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?” continuano a chiedersi gli ascoltatori nella sinagoga. Per i nazaretani la conoscenza delle origini umane di Gesù diviene uno scandalo, ossia un inciampo per comprendere la verità più profonda della sua persona, che si trova nella sua relazione con un’origine misteriosa: il Padre suo (v. 3). Gesù risponde quindi che un profeta non è gradito se non nella sua patria, tra i suoi parenti e nella sua casa (v. 4). Il destino di tutti i profeti, inviati da Dio a Israele, è quello di  essere rigettati dal loro popolo (cfr. 12, 3-5).                                                                          Infine a Nazareth Gesù non potè fare miracoli a causa della loro incredulità, di cui egli stesso si meravigliava (vv. 5-6).  Infatti Gesù non può compiere miracoli, se non come segno della fede in lui, nella sua persona e nella sua parola.

Chiedo che ogni mia intenzione, azione e tutta la mia attività nella preghiera abbia da Lui il suo inizio e in Lui il suo compimento. Leggo una prima volta il Vangelo: Mc 6,1-6. Mi pongo nel luogo interiore che preferisco, per sentire la presenza di Gesù, la sua umanità che mi dona gioia e vita. Poi gli chiedo di attraversare lo scandalo della sua umanità e di rimanere con lui.


(MEMORIA) Rileggo più volte il brano di Vangelo, cercando di sostare su quelle frasi, espressioni, parole che toccano le corde più profonde della mia interiorità. Esse nel loro complesso costituiscono una Parola che Dio oggi mi rivolge personalmente.
(INTELLIGENZA) Cerco di comprendere il significato di questa Parola nella mia vita, utilizzando paragoni con il mio vissuto quotidiano e cercando di gettare qualche luce sul mio presente e prossimo futuro.
(VOLONTÀ) Oriento tutto il mio cuore a ciò verso cui mi porta la Parola e entro in una preghiera di supplica, ringraziamento, lode, a seconda di ciò che sento.

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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