
I discepoli obbediscono alla parola del Maestro riportata loro dalle donne, di precederlo in Galilea. Si tratta di un ritorno agli inizi del loro itinerario con il Maestro, in una. regione circondata da città pagane, che preannuncia un Regno di carattere universale. Eppure i discepoli, una volta saliti sul monte, luogo di incontro con il divino, nonostante sia apparso Gesù davanti a loro, dubitano. Lo shock della morte del maestro, la durezza di una realtà così diversa dalle loro aspettative molto umane di affermazione e di gloria, ancora impediscono loro di fidarsi, di abbandonarsi alla potenza d’amore della resurrezione. Pur facendone esperienza, ci sono ancora in loro timori, paure e resistenze che li bloccano e suscitano dubbio perfino davanti ad un’esperienza così nitida. Gesù si avvicina loro, fa per primo un passo che è in grado di superare i loro dubbi, e con la sua parola li rassicura e li invia. Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi, colui che starà con loro fino al compimento del tempo, come garanzia di una missione che supera le loro persone e i loro limiti. La Parola che li guida è quell’insegnamento di misericordia che compie e supera la Legge, attraverso cui essi sono chiamati a fare discepoli. L’annuncio della Chiesa non è una dottrina astratta, teorica, ma una Parola di vita che genera. Non a caso essa è accompagnata dal gesto sacramentale del battesimo, che inserisce i nuovi discepoli nella realtà d’amore del Padre e del suo Figlio Gesù.
Chiedo che ogni mia intenzione, azione e tutta la mia attività nella preghiera abbia da Lui il suo inizio e in Lui il suo compimento. Leggo una prima volta il Vangelo: Mt 25,16-20. Mi pongo nel luogo interiore che preferisco, per sentire la presenza di Gesù, la sua umanità che mi dona gioia e vita. Poi gli chiedo di essere sempre più in comunione con la potenza di vita che scaturisce dalla sua resurrezione e con il dono del Suo Spirito
(MEMORIA) Rileggo più volte il brano di Vangelo, cercando di sostare su quelle frasi, espressioni, parole che toccano le corde più profonde della mia interiorità. Esse nel loro complesso costituiscono una Parola che Dio oggi mi rivolge personalmente.
(INTELLIGENZA) Cerco di comprendere il significato di questa Parola nella mia vita, utilizzando paragoni con il mio vissuto quotidiano e cercando di gettare qualche luce sul mio presente e prossimo futuro.
(VOLONTÀ) Oriento tutto il mio cuore a ciò verso cui mi porta la Parola e entro in una preghiera di supplica, ringraziamento, lode, a seconda di ciò che sento.
