Il fiume della vita (Domenica della misericordia, II Pasqua)

Il Signore offre segni perché i discepoli possano riconoscerlo. In effetti la sua presenza di risorto è talmente nuova e imprevedibile che sono necessari alcuni segni per aiutare i discepoli ad indentificarlo. Gesù compare a porte chiuse e senza alcun preavviso. Dopo la scioccante vicenda della sua morte in croce nessuno dei discepoli poteva facilmente pensare che si trattasse di Gesù e per questo egli offre i segni delle mani e del fianco, ossia le sue ferite dei chiodi alle mani e la sua trafittura nel fianco. Solo a questo punto, ci dice l’evangelista, i discepoli gioirono al vedere il Signore, ossia lo riconoscono come Gesù, il messia che era stato crocifisso e insieme, con gioia, sentono che lui è lì con loro, vivo: quelle piaghe non dicono più morte e dolore, ma vita e gioia. E lui viene riconosciuto come il Signore della vita.

Lo stesso Tommaso, non presente al primo incontro, chiederà di fare l’esperienza di quelle piaghe, per poter riconoscere Gesù e credere in Lui, con la più bella confessione di fede che vi sia nel Nuovo Testamento: “mio Signore e mio Dio”.

Proprio riflettendo su questo mistero del suo corpo risorto, delle sue piaghe e del costato trafitto da cui sono usciti sangue ed acqua, la prima lettera di Giovanni afferma che Gesù non è venuto soltanto con acqua, ma con acqua e con sangue. Ossia l’acqua dello Spirito Santo ci viene donata mediante il suo corpo, la sua vita umana, donata per noi in sacrificio sulla croce (sangue). Per dirlo ancora più esattamente: l’acqua della vita divina, dell’amore di Dio, che è il suo Spirito, viene nella carne umana, nella concreta esistenza storica di Gesù di Nazareth, che ha dato la vita per noi, simbolizzate come sangue.

Acqua e sangue sono quindi le caratteristiche della misericordia di Dio. Non a caso in questa domenica l’immagine della divina misericordia presenta i due raggi, azzurro e rosso, che scaturiscono dal fianco di Gesù. è il suo cuore, la sua umanità che donandosi per noi totalmente sulla croce (rosso), ci trasmette la potenza divina del Suo Spirito, la vita di Dio stesso (azzurro), che ci alimenta nelle difficoltà e nelle fatiche umane. La misericordia non ha quindi nulla a che fare con la compassione, essa non è un sentimento che Dio prova dall’alto del suo trono inaccessibile ma è un patire, un soffrire con noi per donarci la vita.

Cerchiamo di essere più concreti, per capire meglio.

Se chiediamo a Lui qualche segno della sua resurrezione, in una situazione di paura come quella che stiamo vivendo a causa della pandemia, egli non ci darà alcun segno, ma ci darà il coraggio dentro alle nostre paure, una più profonda sicurezza e letizia che vengono da lui, per stare in piedi dentro alle difficoltà. Ci darà l’acqua della speranza nel sangue della nostra umanità chiusa dentro le sue paure.

Se chiediamo a Lui qualche segno della sua resurrezione, in un contesto di conflitti e contraddizioni che viviamo in famiglia o al lavoro, il Signore non ci regalerà la fine magica di ogni conflitto, ma sentiremo la forza e avremo la luce per “accarezzare” il conflitto, starci dentro sapendo trarre il bene possibile da quella situazione, senza illuderci di poter cambiare le persone. Ci darà un’acqua di vita dentro al sangue della carne umana, con i suoi inevitabili limiti.

Se chiediamo a Lui la forza di continuare ad andare avanti, dentro alla percezione di fragilità e vulnerabilità della nostra vita, allora lui ci darà certamente la forza per amare di più, e cioè per trasformare la nostra fragilità, in una potenza di empatia e di comprensione per la fragilità altrui. Questa è l’onnipotenza dell’amore: non è la realtà impossibile di chi crede di non avere punti deboli, è piuttosto la trasformazione della debolezza in una forza più grande, questa sì, davvero onnipotente, la forza di amare e donarci agli altri in questo amore. Ancora una volta è lo spirito d’amore (l’acqua) che scaturisce dalla nostra debolezza (il sangue).

Essi così si uniscono e mescolano in un unico fiume di vita che non ha più confini né separazioni e che ci bagna e trasforma, e trasformandoci ci trasporta e invia dove lui stesso vuole arrivare!  

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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