Comunicazione a parrocchia San Lorenzo
Carissimi amici,
molti di voi in questi giorni mi hanno fatto capire che erano in attesa di questa riunione e della comunicazione promessa. Ogni anno è così, in questo periodo, c’è il timore di cambi e spostamenti, in un contesto diocesano in cui la coperta dei preti è così corta rispetto ai bisogni pastorali. E ovviamente, ben sapendo che il più a rischio spostamento è il viceparroco, ogni anno in questo periodo mi sento ripetere la stessa domanda, forse fatta anche per esorcizzare davvero la partenza: “Allora dove ti manda il Vescovo?”. Se io avessi voluto, in questi anni, se avessi anche solo accennato al Vescovo di una mia difficoltà, per cercare di essere spostato, credo che sarei stato accontentato. Ma la verità è che in questi ormai 8 anni in cui sono vicario parrocchiale a San Lorenzo, ho sempre interpretato questo incarico ricevuto come una volontà e un desiderio del Signore, e ho goduto la bellezza e il piacere della responsabilità pastorale di una comunità, in collaborazione prima con d. Tarcisio e poi con d. Agostino. Non ho mai avuto motivi per “andare via” e anzi, ogni anno, facendo il bilancio della mia presenza a San Lorenzo, riconoscevo la grazia di questo ministero a me affidato e la grande ricchezza di umanità che questa comunità mi ha permesso di sperimentare. Anche quest’anno è così. Non ho alcun motivo personale per essere scontento o frustrato o per cercare altre cose né il Vescovo mi ha chiesto alcunché, finora. E allora, mi direte voi: “cosa cambia?”.
Cambia tutto, perché a partire dalla fine di settembre 2020 io mi trasferirò a Genova, nel noviziato della Compagnia di Gesù, a cui sono stato ufficialmente ammesso qualche settimana fa dal provinciale della Compagnia.
Ecco ve l’ho detto e non mi sembra vero e nemmeno a voi sembrerà vero. Eppure è così. E allora mi chiederete: “Cos’è la compagnia di Gesù? Perché questo improvviso cambiamento, se tutto andava bene e sei contento?”. Ciò che solo pochi di voi sanno (forse qualcuno in passato può aver avuto qualche dubbio, per le esperienze particolari fatte in questi anni, per i percorsi ignaziani di spiritualità che ho organizzato in parrocchia ecc..) è che da circa dodici anni nella mia coscienza è cresciuta una particolare affinità con la spiritualità ignaziana, di Sant’Ignazio di Loyola, che plasma la congregazione religiosa chiamata compagnia di Gesù. Sono i cosiddetti gesuiti, da cui viene anche papa Francesco. Proprio dodici anni fa, in un tempo prolungato di silenzio e preghiera, chiamato mese ignaziano, in cui avrei preso la decisione di diventare prete, una voce soave e misteriosa, molto profonda, ma anche estremamente delicata e rispettosa, mi ha fatto percepire un primo “richiamo” della compagnia di Gesù. Mi spaventai molto. In fondo, pensavo, avevo accettato la proposta del rettore di vivere il mese ignaziano per verificare se diventare o no prete. Ero in seminario, mi stavo preparando, la Diocesi contava su di me. Se il Signore mi voleva prete, dovevo essere prete diocesano: nemmeno sapevo cosa fosse un gesuita. Quella voce, delicata e semplice, non tornò e io quasi la dimenticai. Una volta diventato prete, dieci anni fa tondi, alla lettura di una biografia spirituale di un gesuita mi sentii infiammare da improvvisi desideri. In quello stesso periodo, una mia amica, mentre eravamo in una semplice conversazione, mi disse: “perché non ti fai gesuita?” E nuovamente sentii quella voce! Ancora mi spaventai, ma quella volta tornai dal padre che mi aveva dato il mese ignaziano, per capire qualcosa. Lui si mise un po’ a ridere, mi disse che non avevo ancora un’esperienza pastorale per capire bene ma accettò di accompagnarmi per qualche mese. Era l’ultimo anno che ero a Roma a studiare e ogni week-end venivo in parrocchia a San Lorenzo. Nacquero subito tensioni forti, mi sentivo in colpa con la Diocesi e il Vescovo ed ero confuso sulla differenza che poteva esserci tra il ministero diocesano e quello in una congregazione religiosa. Nonostante quel desiderio fosse reale, non riuscivo a vederci con chiarezza dentro e così decisi di rimanere prete diocesano e chiesi al vescovo la nomina ufficiale a vicario parrocchiale di San Lorenzo, per coadiuvare don Tarcisio. Il Vescovo oltre a questo mi diede anche l’incarico di direttore dell’Apostolato Biblico Diocesano e di insegnante all’Istituto di Scienze Religiose, cose che ho portato avanti in questi anni.
Sono stati anni molto belli in cui mi sono interiormente convinto che il Signore voleva da me questo, che io fossi prete diocesano. Sono cresciuto umanamente e pastoralmente grazie a questa comunità di San Lorenzo, grazie al contatto con tanti giovani, adulti e con tante persone che hanno bussato alla porta del mio cuore, perché io li aiutassi ad attingere dell’acqua viva che viene da Gesù, l’acqua della Sua Parola e del Suo Spirito. Ho goduto della celebrazione eucaristica in questa comunità, cercando di condividere il tesoro della Parola di Dio. Ho goduto delle tante occasioni di preghiera, nei piccoli gruppi, in cappellina e nelle case, come pure dei ritiri e dei percorsi spirituali, che abbiamo vissuto in questi anni. Ho goduto di accompagnare e veder crescere tanti ragazzi in questa comunità, iniziando con il catechismo e vivendo con loro occasioni di crescita umana e spirituale, come convivenze e campeggi e di collaborare alla loro formazione assieme all’equipe dei catechisti e degli educatori dell’ACG. Con alcuni di questi ragazzi, diventati ormai grandi, abbiamo condiviso due splendide “missioni” in Africa, che non dimenticherò mai. Il percorso con i giovani si è anche arricchito di un’associazione culturale, Nuovagorà, e di una partecipazione sentita alla vita della nostra comunità. Ho visto in questa parrocchia la frontiera degli adolescenti e giovani, molto presenti nella nostra piazza, con il loro rumore, il loro vandalismo, i loro eccessi ed anche la loro richiesta di attenzione. Li abbiamo intercettati, in parte con i gruppi, in parte con la nostra semplice presenza ed è stato bello vedere la loro fiducia e la loro risposta positiva di fronte ai nostri inviti. Mi sono convinto che non c’è nulla, né alcool, né droga, né disastri familiari, né bullismo, che possa realmente nuocere ai ragazzi, se essi trovano qualcuno che abbia fiducia in loro.
Sono contento anche, come pastore, di aver collaborato non da solo, ma in rete con tanti altri: con tutti gli operatori pastorali, con i parroci, d. Tarcisio e d. Agostino, con cui ho stabilito un rapporto di amicizia oltre che di collaborazione, con i diaconi, Raul, Paolo e Lino, che mi hanno testimoniato un cammino umile e generoso di corresponsabilità. Vorrei fare tanti nomi, di persone che sono state fondamentali in questo tempo ma non è questo il momento né il luogo, perché rischierei certamente di dimenticare qualcuno. Aggiungo solo che per me è stato importante ciascuno di voi, per il rapporto umano e di fede che si è creato e per il lavoro condiviso, come pure la collaborazione con le altre parrocchie e parroci della zona pastorale, le istituzioni civili e il Comune di Riccione.
Penso sia importante evidenziare il cammino che mi porta a fare questa scelta oggi, in modo molto determinato. Voi sapete bene come in questi anni io abbia portato avanti una linea pastorale di taglio più “spirituale”, ignaziano. Avevo in mente anche altri bei progetti, in questa linea, per la parrocchia e per la Diocesi. Ma lo scorso anno, in un incontro avvenuto a Bologna, a Villa San Giuseppe, proprio per un coordinamento ignaziano in Romagna, questa voce si è fatta risentire in modo molto chiaro, consolandomi per diverso tempo. Poi il popolo di Dio, incontrato nelle confessioni e a messa, mi ha dato ulteriori segnali: una signora che mi regala l’autobiografia di Sant’Ignazio, un altro che mi dice, dopo la messa, che non sarò più prete “di parrocchia”, un altro ancora che dopo, una confessione mi dice che certe scelte bisogna farle quando si è giovani, un’altra persona che, rovistando, tra i libri di don Montali, mi fa vedere il libretto degli esercizi di Ignazio ecc…Con difficoltà, riapro il file del discernimento, a febbraio dello scorso anno e programmo un anno con alcune esperienze nella Compagnia di Gesù, Bologna, Scampia, Catania, il corso guide ad agosto a Roma, gli esercizi a marzo. Che dire: sono state tante le conferme nello Spirito e le tensioni si sono via via sciolte. Certo sul piano umano sarei contento di rimanere qui, in Diocesi, a San Lorenzo, ed è costoso ricominciare in questo modo. Ma sento di non possedermi, sento che tutto dipende da Lui, anche il mio essere stato in questi anni qui, come dono per me e per voi. Un discernimento profondo mi ha portato a lasciar parlare questo desiderio e ad osservare come esso si conformi allo spirito della Compagnia di Gesù e alla sua missione.
Vi chiedo di accompagnarmi con la vostra preghiera. So perfettamente che ci sarà una fatica da assorbire per questa partenza. Ma sono anche consapevole che lo Spirito saprà accompagnare questa comunità e susciterà carismi e doni adatti al tempo che vivremo. Io prego per questo e vi accompagno in queste settimane e in questi mesi prima della mia partenza anche con il mio personale impegno, per aiutarvi ad organizzarvi per il meglio. Sono convinto che, quando qualcuno di noi compie una scelta con la coscienza sincera di ricercare la volontà di Dio, intorno a lui si attivano dinamismi di grazia che aiutano anche gli altri a rimettersi davanti al Signore per avere da lui luce ed energia necessaria ad affrontare le sfide della vita.
Che lo Spirito di Pentecoste sia su di voi, fratelli e amici, e vi doni tanta gioia in questo momento, nonostante la sorpresa e la tristezza per la mia prossima partenza. Sì, la gioia di vedere come il Signore opera nei nostri cuori, di come ci è vicino ed amico, di come ci incoraggia e sostiene, di come ci arricchisce di tanti doni e non permette mai che non ci allontaniamo da Lui, amenochè non lo vogliamo noi.
Lo Spirito santo vi doni la gioia di essere una missione, come dice papa Francesco, e non di fare tante cose. Che ciascuno di voi e voi tutti insieme come comunità, possiate sempre più essere quella missione che Gesù vuole!
Un abbraccio!

