Una Chiesa che discute

 

 

Nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, Luca ci racconta di un litigio, scoppiato nella Chiesa apostolica, tra discepoli di lingua greca e discepoli di lingua aramaica/ebraica. Dovete sapere infatti che nella prima Chiesa l’annuncio degli apostoli aveva fatto breccia anche su quegli ebrei che abitavano nella diaspora, cioè nelle varie comunità disperse nel mediterraneo e che venivano a Gerusalemme per celebrare la Pasqua o altre festività. Questi parlavano greco, a differenza degli abitanti della giudea e di Gerusalemme, che parlavano soprattutto aramaico. Insomma i due gruppi di persone, entrate nella comunità ecclesiale, non si capivano e c’erano delle discriminazioni nell’assistenza dei poveri e delle vedove.

Allora come oggi nella Chiesa si discute: lo vediamo tutti i giorni, in questa epidemia dove tutto è incerto vi sono discussioni e emergono sensibilità molto diverse sulle priorità da scegliere, anche per gestione dei sacramenti nella fase 2. Allora come oggi la gente protesta e allora come oggi ci sono difficoltà, anche organizzative.

Per gli Atti degli Apostoli si tratta di una situazione ideale, di un tempo opportuno per ascoltare lo Spirito e sentire come Egli soffi con novità nel cuore, verso direzioni ecclesiali ancora ampiamente inesplorate. Gli apostoli intuiscono che non riescono a fare tutto da soli e debbono allargare il cerchio della corresponsabilità. Solo così, con i carismi di tutti, la Chiesa potrà assomigliare ad un coro sinfonico.

Ancora oggi, questo passaggio ci sta davanti, anche se ne parliamo spesso, almeno dal Concilio Vaticano II. Si tratta di passare dalla logica della funzione, per cui i ministri ordinati, i preti, offrono dei servizi religiosi, come le messe, e la gente li “prende”, alla logica della corresponsabilità, dove la comunità è un corpo organico in cui ciascuno ha un suo carisma da donare a tutti, e c’è un servizio eucaristico e una mensa della carità condivisa. Questo cambia tutto, perché se il popolo di Dio impara ad assumersi delle proprie responsabilità, passerà dalla logica infantile della lamentela a quella più costruttiva del darsi da fare. Lo diciamo da tempo, ma questa logica sembra ancora non passare, perché in fondo vogliamo accentrare, come preti, tante discussioni e decisioni, per paura di perdere quote di leadership. Ma la vera leadership è quella che sa far maturare i carismi e la responsabilità intorno a sé, non quella che si esaurisce in mille rivoli.

Ecco allora che il discernimento apostolico si concentra sull’individuazione di sette, uomini, descritti da Luca come pieni di Spirito e di sapienza. Essi si concentrano sul servizio delle mense. Banalmente potremmo chiederci: ma a che serve tanta sapienza se si tratta di servire a tavola? In realtà il servizio delle mense negli Atti non indica “solo” un servizio materiale legato ai pasti, ma si riferisce molto probabilmente alla mensa stessa della celebrazione eucaristica, così come andava evolvendo nella prima comunità cristiana. Si tratta quindi di una ministerialità essenziale alla Chiesa stessa, perché riguarda il suo “raduno” come “ecclesia”, ossia come comunità raccolta attorno alla Parola degli apostoli e insieme al servizio della carità verso i più poveri.

Se gli apostoli si dedicano alla preghiera e al servizio della Parola, ossia all’annuncio del vangelo, anche i ministri, attraverso il loro servizio, che possiamo definire “diaconale”, annunciano la parola: pensiamo solamente alla grande predicazione di Stefano. Essi infatti si rivolgono, in lingua greca, a tutti i discepoli che possono comprenderli. Come a dire che, proprio grazie a questa maggiore condivisione e corresponsabilità, tutta la Chiesa potenzia il suo annuncio di Cristo.

Anche oggi ci troviamo davanti a questa sfida, con alcuni segni molto positivi e almeno un rischio.

Il primo segno positivo che colgo è la riscoperta, da parte di tanti, della preghiera e della Parola di Dio. Potenziamo ancor più questa proposta, attraverso la diffusione di Pregaudio, attraverso la distribuzione del Pane quotidiano di d. Oreste, e anche ritrovandoci nelle stanze virtuali per incontri sul vangelo domenicale! Un altro segno positivo viene dai più giovani, che qui a san Lorenzo come in altre zone si stanno prodigando a collaborare per la distribuzione degli alimenti alle famiglie bisognose. È un segno bellissimo, non lasciamolo cadere, invitiamo anche altri a seguire il buon esempio di alcuni! Ma c’è anche un rischio, quello di moltiplicare le messe in chiave funzionale, per avere meno gente ogni messa, sfornando così tante messe anonime, con molte belle statuine mute. L’unica strada per opporsi a questo rischio è rendere tutti più corresponsabili, e quindi più partecipi personalmente, alla celebrazione. A partire dai dispositivi di sicurezza personale e dalle distanze, fino ad ogni aspetto della messa, il canto, le letture, le preghiere, la custodia delle offerte, il servizio d’ordine, che dovrebbe avere una caratteristica di servizio di accoglienza…tutto dovrà essere frutto di una responsabilità condivisa nella comunione!

 

 

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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