L’acqua viva di Gesù (Omelia III Quaresima Anno A)

 

 

La paura ci restringe dentro i bisogni, il desiderio ci apre alla ricerca della felicità.

Infatti la paura ci restringe agli oggetti e agli spazi che ci rassicurano. Se ogni oggetto può saziarci per qualche momento, solo il desiderio va oltre, trascende, apre spazi immensi. Sono gli spazi immensi, spirituali, della felicità: la felicità non è uno stato, è una prospettiva, un orizzonte, un progressivo incarnarsi del desiderio in situazioni sempre nuove.

Questo passaggio, dalla paura, dalla diffidenza, al desiderio è l’itinerario che caratterizza la donna samaritana, al pozzo, durante il dialogo con Gesù.

Gesù incontra questa donna che aveva bisogno dell’acqua. Forse la paura la porta ad attingere a mezzogiorno, quando non c’è nessuno. Lei inizia a dialogare, in modo diffidente, perché tra lei e lui ci sono molte barriere, oltre a quella di genere anche quella etnica e culturale. Come Giovanni ci informa, tra giudei e samaritani non corre buon sangue.  Gesù ha sete e le chiede da bere, ma è poi lui a donarle l’acqua viva.  Gesù ha sete del suo desiderio e lo suscita donandole l’acqua viva, con la sua parola. Una donna divorziata cinque volte, convivente con un sesto uomo, forse aveva spento in sé tanti desideri, si era rassegnata a rimanere nel cerchio chiuso dei suoi bisogni, nella paura di essere giudicata, nella paura dell’altro.

 

Gesù le fa scaturire il desiderio più radicale: “vedo che sei un profeta, i nostri padri, hanno adorato su questo monte, voi dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogno adorare”.  L’acqua viva, ossia quella che zampilla continuamente, è la vita profonda, quella che muove il desiderio di ogni uomo oltre i propri limiti, verso una ricerca che apre nuovi orizzonti, nuove prospettive, nuove adorazioni, in una parola verso Dio.  “Né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il padre, il padre bisogna adorarlo in spirito e verità.”: risponde Gesù.  In questo tempo in cui il culto nel luogo fisico è interdetto, possiamo comprendere tutta la portata di questa affermazione di Gesù. Non è il luogo fisico in quanto tale a costituire la Chiesa, ma le persone che, nella loro coscienza, vivono l’adorazione nello Spirito. Di cosa si tratta?

Se lui ci dona l’acqua viva, quest’acqua viva è lo Spirito, è la vita che muove i desideri profondi, veri, che apre al futuro, che spinge sempre in avanti, anche e soprattutto nei momenti difficili.

 

È qui che troviamo ciò che vale veramente, non i bisogni che fanno da specchio agli altri, di apparire, di avere, di potere… ma ciò che corrisponde ai desideri più profondi e più veri: il nostro lavoro, la famiglia, il servizio degli altri, la cura per chi soffre: non facciamoci rubare la passione per il nostro servizio quotidiano, ma attingiamo quest’acqua, che rinnova il desiderio.  Non solo, l’acqua viva dello Spirito ci dona anche una profonda consolazione, serenità, pace, e ci mette in grado di comunicarla agli altri, perché è acqua zampillante, che trabocca e fuoriesce per alimentare altri.

 

Come attingere in modo stabile a questa fonte? Solo con la preghiera possiamo attingere, in modo perseverante ogni giorno. Prima sembra un piccolo filo d’acqua, sgocciolante, poi diventa un ruscelletto che gorgoglia e alla fine un fiume navigabile. La preghiera va vissuta con tutti i mezzi e gli strumenti che abbiamo, secondo ciò che ci aiuta di più personalmente: il rosario per metterci sotto la potente protezione di Maria, che ci conduce al Figlio suo, meditando i Suoi misteri; il vangelo del giorno, per contemplare il disegno di Dio nella nostra vita; i salmi, per lodare e supplicare il Dio di Israele, nei momenti di gioia e di prova. Consiglio soprattutto i Salmi di lamento, individuale, come i Salmi 31, 39, 130 e collettivo, come i Salmi 74, 79 e 80. E tanti altri…

 

 

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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