Holywin: la festa della vita

Festa dei santi

Diversi blog di religiosi e articoli di giornali cattolici si affrettano a condannare la festa di Halloween, perché pagana e anticristiana, addirittura frutto dell’azione del demonio sul nostro mondo e cultura contemporanei.

Io non eccederei in questa condanna di usi e costumi prevalentemente commerciali, certamente pagani, ma che le persone vivono in perfetta buona fede, senza pensare al demonio o agli spiriti malvagi. Se poi qualcuno ci pensasse o li evocasse, peggio per lui…ma si tratta, grazie a Dio, di sparutissime minoranze.

Ciò che invece è più importante è scendere in profondità sulle radici culturali del nostro tempo, di cui la festa di Halloween non è che un sintomo superficiale. Il fatto è che se la morte diviene un tabù nella società, e di fatto non ne parla più nessuno, e perfino ai bambini si vieta di partecipare ai funerali dei loro nonni, per paura che si traumatizzino, allora essa riemerge dall’inconscio collettivo in forme mascherate e trasformate, che servono ad esorcizzarla, con spiritelli e scheletrini. Proprio non parlandone, o parlandone male, in termini scandalistici o morbosi (si pensi alle immagini di morti che popolano la nostra comunicazione globale) la morte si riprende il suo potere sulla nostra cultura e, cacciata dalla porta, rientra dalla finestra, plasmando i nostri sogni e il nostro modo di fare festa. La nostra diviene così, paradossalmente, una cultura di morte, nell’atto stesso in cerca di espellere da sé la morte.

Il cristianesimo occidentale non è estraneo a questo processo. Esso ha spesso rivestito solo esteriormente  le celebrazioni pagane dei defunti, senza far penetrare in profondità il messaggio evangelico pasquale della morte e resurrezione di Cristo. L’operazione è stata quella di sovrapporre semplicemente i due mondi, il nostro dominato dalla morte, e quello dei santi, che appartiene ad una sfera diversa, ulteriore, sovrannaturale. I santi poi sono solo alcuni, i più bravi. Tutti gli altri rientrano nella celebrazione del giorno dopo, quella dei defunti. Quindi il giorno dei santi diventa anch’esso, in realtà, una celebrazione dei defunti, in cui si va al cimitero, e tutto il mese di novembre è per antonomasia il mese dei morti, collegato all’autunno, alla nebbia, al freddo e alla caduta delle foglie. Nulla di più pagano e poco evangelico! Allora i primi responsabili del diffondersi di Halloween siamo proprio noi, nel senso che Halloween non è che la cifra di una società che, di fatto, è sempre stata pagana e non è mai davvero diventata cristiana.

Per capire allora il vero, evangelico, pasquale, senso della festa dei santi e dei defunti (le due feste andrebbero tenute insieme), dobbiamo rifarci alle letture della odierna liturgia cattolica. Anzitutto la seconda lettura, tratta dalla prima lettera di Giovanni, ci mostra la natura di “figli di Dio”, quale mistero della nostra condizione già attuale. Noi lo siamo fin d’ora, e questa condizione non cessa con la morte, ma si realizza pienamente, attraverso una trasformazione.  Quale? Quella che ci descrive l’apocalisse nella prima lettura. La folla immensa e universale, di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, è vestita di vesti bianche, lavate ne sangue dell’Agnello. Essi infatti sono passati attraverso la grande tribolazione. Qual è il significato di questi simboli? L’agnello sgozzato e ritto in piedi è il Cristo morto e risorto, vivente in eterno. Tutti gli uomini che passano attraverso la sofferenza della morte, entrano nel mistero dell’Agnello, nella Pasqua di morte e resurrezione, che culmina con il dono della vita per sempre. Essi infatti sono in piedi, postura di chi è vivo, non di chi è morto. Tutta la scena è mossa da un dinamismo interno, da un continuo movimento di lode e di gioia, che attraverso una molteplicità di attori viventi: gli esseri viventi, gli anziani, i 144000, che rappresentano il popolo di Dio dell’Antico e del Nuovo Testamento, gli angeli e la folla immensa. Tutti gridano a gran voce le attribuzioni di Dio, che rimandano alla gloria, alla potenza, che scaturiscono dalla vita. Egli è il Dio vivente, da sempre, ora e per sempre. Egli è la Vita stessa, che si comunica in abbondanza a noi, in questa liturgia cosmica, che attraversa tutta la storia, il creato e gli uomini e non lascia nulla nel vuoto o nella mancanza.

Questo è il vero significato della festa dei santi e dei morti. No, non andiamo al cimitero semplicemente pensando ad una consolazione terrena, ad una, pur naturale, corrispondenza d’amorosi sensi. Pensiamo invece che i nostri cari sono vivi, sono più vivi di noi, in comunione, in preghiera, in azione, perché si compia anche in noi il disegno di gloria e di vita che proviene da Dio.

 

 

 

 

 

 

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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