Se uno studente ha come suo obiettivo solo ottenere una buona pagella a giugno e poi mettersi a riposo e non pensa mai a ciò che sta costruendo con la cultura che acquisisce, ai suoi sogni e alle sue scelte future, cosa dovremmo dire? Non è ancora maturo…sta faticando al massimo per far contenti i propri genitori. Prima o poi sarà costretto dalla vita a chiedersi dove vuole davvero andare.
È la stessa situazione dell’uomo ricco della parabola di Gesù. L’unica sua domanda è cosa farne dei suoi raccolti, di tutto ciò possiede, in un’ottica autocentrata: prima o poi, anzi molto presto, la vita gli chiederà il conto.
Egli è stolto. La stoltezza è frutto di una incapacità di comprendere la realtà, di andare oltre il proprio naso, di vincere una cupidigia ristretta, infantile. Infatti la ricchezza, ogni ricchezza, materiale, ma anche umana, intellettuale, spirituale ecc. è fatta per generare un valore superiore, attraverso la relazione, la condivisione. L’uomo è un animale strutturalmente sociale e relazionale. In tal modo entra in gioco un fattore moltiplicativo, che permette alla ricchezza personale di generare valore e di conseguenza felicità. Ogni buona teoria economica dovrebbe tenere conto della felicità. Un imprenditore non è felice se guadagna milioni di euro ogni anno, ma se la sua azienda ha dato lavoro, ha generato sviluppo, ha trasformato e arricchito la vita di altri. E invece ancora oggi vi è chi pensa che l’economia abbia come fine solo la massimizzazione del profitto personale e tutto il resto ne discenderebbe di conseguenza, per una mano magica redistributiva.
Se questo lo allarghiamo al mondo intero e alle relazioni tra stati, troviamo oggi all’opera un preoccupante ritorno alle logiche del XIX secolo, che hanno generato poi ben due guerre mondiali. Gli Stati più potenti pensano ad arricchire per sé, imponendo dazi ed instaurando guerre commerciali che minano alla crescita globale e preparano ostililità ben peggiori di quelle economiche. Addirittura c’è una corsa al riarmo di testate missilistiche tra Nato e Russia. È di ieri la notizia dell’abbandono di un trattato stipulato nel 1987 tra Usa e Urss sulla proliferazione di missili di media gittata, che apre a sperimentazioni, e nel 2021 potrebbe saltare anche il trattato Start, sui missili nucleari di lunga gittata. Invece di allargare ad altri stati, come Cina e India, la cooperazione per il disarmo, si sta investendo fior di quattrini per un riarmo che prospetta futuri scenari peggiori della guerra fredda, con il ritorno della paura del conflitto nucleare.
La logica dell’arricchire per sé è profondamente stolta e autodistruttiva. In un mondo in cui il riscaldamento globale sta mettendo a rischio il futuro di milioni di famiglie e forse la nostra stessa sopravvivenza come genere umano, non abbiamo il coraggio di investire la nostra ricchezza nel valore ambientale, che farebbe crescere la nostra economia non verso il guadagno di pochi e la povertà di molti, ma verso uno sviluppo veramente sostenibile. Anzi finanziamo armamenti destinati a produrre distruzione e morte. È veramente una cultura di morte, senza futuro e senza speranza.
Come cristiani dobbiamo essere consapevoli che l’arricchire presso Dio, di cui parla il Vangelo, comporta una scelta di campo. Siamo chiamati ad investire tutti i nostri doni, talenti, capacità, ricchezze in una rete con infinite connessioni, capace di avvolgere tutto il mondo. Siamo chiamati ad una competizione santa, che non punta ad escludere l’altro, ma a far sì che ciascuno trovi e coltivi i propri carismi. E a far sì che chi è più debole o fragile, possa fare di questa fragilità un tesoro in grado di arricchire ancor più il patrimonio dell’umanità. Di fronte ad una cultura di morte, dobbiamo costruire una rete per la vita, per salvare l’Uomo dalla sua stoltezza. Ecco allora che possederemo l’eredità, non quella di due fratelli che litigano, ma quella di una civiltà d’amore, che il Padre ci ha lasciato, perché potessimo collaborare con lui a questa costruzione. E ci ha dato il suo Figlio, il vero mediatore di questa eredità superiore.
In Lui sappiamo che questa meravigliosa rete non si spezza, ma si rigenera continuamente, come una pianta continuamente alimentata dalla sorgente di vita che scaturisce dalla croce.

