Vegliate e pregate in ogni momento

Con una macchina che va in salita, carica di bagagli, dobbiamo mettere la prima e il motore va su di giri. Spesso anche noi ci sentiamo pesanti come questa macchina, perché tante cose ci affannano, siamo sovraccarichi e la strada è in salita; non c’è la prospettiva della discesa e questo raddoppia la fatica e la pesantezza. Inoltre la realtà intorno a noi ci comunica paura: tutto, a partire dalle notizie sulla politica, sul mondo, lascia presagire qualcosa di peggio.
Allora cerchiamo un’evasione: può essere una agognata vacanza, può essere invece qualche ora della giornata nella quale distrarsi e non pensare a niente, con il rischio però che proprio quelle cose con cui ci distraiamo possano diventare dipendenze: gioco, sigarette, alcool, in qualche caso, specialmente i giovani, anche le droghe, per non parlare dei nostri smartphone e computer. Per alcuni anche il lavoro diventa qualcosa a cui votare l’intera esistenza, per evadere le contraddizioni. Evasione disordinata e affanni del cuore sono due facce della stessa medaglia, che nascono da una radice comune, che risiede non al di fuori di noi, ma dentro a noi, nel più profondo del nostro cuore, che si affatica ed arranca dietro a tante cose e poi non potendo tenerle tutte insieme, tende ad evadere e ad addormentarsi.
Ma se vogliamo rimanere vivi, invece il cuore ha bisogno di rimanere sveglio. Ce lo dice Gesù: vegliate in ogni momento…non significa non dormire o stare continuamente in preghiera, ma un vivere la nostra vita costantemente orientati al fine ultimo che è Dio e sapendo collocare al giusto posto tutto il resto. Allora il cuore impara a riposare, non nelle evasioni artificiali ed esteriori, ma dentro sé stesso, nella presenza di Dio. Questo riposo, questa pace, può accadere in noi perfino in mezzo alle tempeste della vita: perché è un dono che riceviamo quando abbiamo il cuore aperto ad ospitarlo.
Vegliate in ogni momento, perché abbiate la forza di stare in piedi davanti al figlio dell’uomo. Se ci orientiamo a questa vigilanza evangelica, la nostra vita sarà uno stare in piedi, non un procedere ripiegati su noi stessi, a guardarci continuamente l’ombelico con complicate autoanalisi che non risolvono nulla. Stare in piedi significa infatti due cose. La prima è essere davanti a Dio con le braccia alzate, nella figura dell’orante, di colui che supplica, loda e ringrazia, cioè che vive la vita dentro alla corrente amorosa e alternata della supplica e della lode, che sa dunque affidare a Dio ogni cosa e lodarlo per i suoi doni. La seconda è avere la dignità di un uomo che non si piega a ciò che lo fa chiudere in sé stesso e morire, ma che vive della relazione, del servizio, continuamente esposto agli altri e alla vita.
Bello! Mi direte voi…ma non è un po’ ideale? Non è un rischio eccessivo in una vita sempre così esposta e quasi senza difese? La nostra sicurezza viene dal figlio dell’uomo, che verrà alla fine dei tempi con grande potenza e gloria sulle nubi del cielo: cosa vogliono dire queste immagini? Che egli ha già vinto la storia e dunque è come un germoglio in grado di trasformarla dal di dentro, fino alla manifestazione finale. Il nostro cuore può essere così libero e vigilante, perché nel Cuore di Cristo si trova il principio della trasformazione del mondo: l’amore.
“Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.”
