Lettura popolare XXIX TO Anno B

 

 

Lettura popolare XXIX TO Anno B Mc 10, 35-45

 

Mc 10,35-45

Dal vittimismo al servizio

 

Il messaggio nel contesto

IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l’accompagnatore, prima dell’incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da “ripetere” ai partecipanti, ma da tenere presente durante l’incontro.

 

Dopo il terzo annuncio della passione, che Gesù sceglie di fare quando sta salendo a Gerusalemme con i discepoli (cf. Mc 10,32-34), Marco presenta i due discepoli Giacomo e Giovanni, che erano stati scelti personalmente da Gesù nel gruppo dei dodici (cf. 3,13-17) e inviati in missione (cf. 6,7-13), mentre si avvicinano a Gesù per fargli una domanda. Essi chiedono di poter sedere uno alla destra e uno alla sinistra nella gloria di Gesù, quando egli sarà risorto. L’espressione sedere alla destra e alla sinistra proviene dal linguaggio militare (cf. 2Sam 16,6) o rituale (cf. Sal 110,2) ed è motivata dal loro avvicinamento a Gerusalemme e dall’annuncio precedente di Gesù. Essi bypassano completamente il riferimento alla passione e alle sofferenze del messia, per arrivare direttamente a ciò che gli interessa, condividere la gloria, il prestigio, l’onore del messia.

Gesù risponde con una domanda, richiamando proprio l’importanza di ciò che essi hanno sorvolato, attraverso i simboli del calice da bere e del battesimo da ricevere. Il calice (Sal 75,9) indica il destino di sofferenza dei peccatori e in Mc 14,23.36 (ultima cena e Getsemani) indica le sofferenze del figlio dell’uomo. Il battesimo, invece, indica la morte stessa del messia.

Essi rispondono positivamente, si sentono pronti a dare la vita, avendo della morte un’idea alta e gloriosa, l’idea di chi va al martirio combattendo e morendo in battaglia, per poi avere una parte assicurata nella gloria eterna del paradiso. Ma Gesù si distacca da questa visione: partecipare al battesimo di Gesù, ossia alla sua morte, non può essere il frutto di una volontà umana esaltata e la gloria che ne segue è solo dono di Dio (“per coloro a cui è stata preparata”, sottinteso da Dio).

Al posto dell’esaltazione del martire, la morte umile e ingloriosa del messia suggerisce piuttosto la condizione dello schiavo, o del servo che si mette umilmente al servizio degli altri. Il potere cristiano non è la gloria di chi esalta se stesso, anche come vittima, ma l’umile nascondimento di chi serve (diakonia) come la mamma in famiglia, senza pretendere nulla in cambio, ma solo per amore. Con questo amore il messia Gesù ha dato la sua vita in riscatto per molti (cf. Is 53). Il termine indica il prezzo di riscatto di uno schiavo da liberare (cf. Num 3,48): con la sua vita Gesù ha pagato per noi, liberandoci dalla schiavitù del potere e dell’onore del mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Come realizzare concretamente l’incontro?

 

Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all’incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo “da relatore” con le file di sedie davanti)

 

durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell’incontro, ma non sono da prendere alla lettera)

 

  1. Ricordiamo la vita. (15 minuti)

Le mie difese nel camminare con Gesù

 

Questo invito  ha l’obiettivo di coinvolgere i partecipanti al Cenacolo a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l’incontro non fosse ancora iniziato realmente. L’accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico. Un Gesù che “risolve” le situazioni fa parte di una fede ancora ingenua, come quella di Pietro, che rifiuta la logica della croce.

 Questo collegamento non deve essere esplicitato dall’accompagnatore, perchè saranno gli stessi partecipanti a scoprirlo nell’approfondire la lettura.

 

 

  1. Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce: Mc 10, 35-45

 

La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l’attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l’altro.

 

 

 

  1. Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min)

Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il “perchè” ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni.

Alcune domande che possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuzioni condivise dai partecipanti.

Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, tempi, personaggi, verbi di azione. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, idenificandosi nei personaggi e nelle loro reazioni davanti a Gesù.

Ecco uno schema possibile di domande:

 

  • Quando e dove si svolge l’azione?

L’azione accade mentre Gesù sta camminando e annunciando le sue sofferenze a Gerusalemme, la sua morte e successiva resurrezione.  Nella strada che lo sta portando a Gerusalemme, il luogo della sua morte in croce, due discepoli gli si accostano.

Mentre accompagno Gesù verso Gerusalemme, seguendolo con timore, con quale atteggiamento mi accosto a lui, per rivolgergli delle richieste? Con quello di chi vuole garantirsi il futuro?

Chi sono i personaggi e cosa fanno?

– coloro che si avvicinano a Gesù sono i discepoli Giacomo e Giovanni. Essi vogliono che Gesù faccia ciò che gli chiedono. Anch’io, come discepolo di Gesù, di fronte al suo cammino verso la croce, riconosco di avere paura e di sollevare delle difese? Le difese diventano poi delle pretese?

– Gesù risponde con una domanda. Egli lascia che esplicitiamo le nostre paure, difese e pretese, per poterle smascherare. Il progetto di Dio è per ciascuno di noi un mistero, nei tempi, nelle modalità, nelle forme. Accolgo questo mistero e mi adatto a scoprire ogni giorno la volontà di Dio?

– Gli altri dieci discepoli si indignano contro Giacomo e Giovanni. Quali conflitti generati dalla competizione per raggiungere un posizione, un ruolo, un riconoscimento?

 

– Cosa dicono i personaggi?

I discepoli chiedono di sedere alla sua destra e alla sua sinistra nella sua gloria. Quali posti di onore cerco nella mia vita? Quali motivazioni di fondo guidano le mie scelte?

– Gesù risponde dicendo che non sanno che cosa chiedono. La loro incomprensione è resa manifesta dal fatto che rispondono di sì alla sua proposta di ricevere il battesimo e il calice, che indicano la sua passione. Come comprendo il mio seguire il Signore Gesù? In che cosa consiste oggi la mia partecipazione alla sua passione?

– I capi dominano sulle nazioni.  Questo potere ha sempre un carattere violento. Fra voi, dice Gesù, il potere sarà interpretato come la qualità di uno che serve da schiavo. Come vivere questa dimensione “politica” del battesimo, nella Chiesa e nella società? Cosa significa “servire” e non lasciarsi “asservire” dal potere?

 

– Quale rivelazione?

La comunità cristiana secondo Gesù è il luogo dove si mostra la radicale differenza del cristiano, che interpreta il potere come un servizio, sul modello del figlio dell’uomo, che porta a compimento la figura del servo di JHWH (Is 53), colui che dona la sua vita in riscatto per tutti.

 

  1. Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L’ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall’accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.

 

 

 

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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