Le quattro regole di Gesù educatore
Ogni tanto capita ai professori di sentirsi fare delle domande particolari dai ragazzi, domande che rivelano intelligenza, sensibilità, desiderio di sapere, di conoscere. Nonostante si pensi spesso male degli adolescenti di oggi, in realtà non è poi così raro che questo accada anche oggi.
Ma nel cuore di ogni ragazzo, adolescente, ma forse anche di ogni uomo, non è sempre facile distinguere e separare il desiderio autentico di sapere dal desiderio di essere ammirato, lodato, stimato per una bella domanda.
Mi sembra un po’ questa l’ambiguità di questo tale, che era un giovane, come ci mostra l’evangelista Matteo, perché fa tutta una sceneggiata inginocchiandosi platealmente ai piedi di Gesù, per poi pronunciare la classica (ma non per questo scontata!) domanda del discepolo al suo rabbi: qual è la strada per ereditare la vita, che nel mondo giudaico equivaleva alla Legge di Mosé che dona la vita al popolo e la sua autentica interpretazione.
Gesù si comporta come un buon educatore dovrebbe fare a questo punto: evitare di mostrare di essere gratificato da questa domanda. A quel punto infatti il ragazzo non avrebbe più potuto capire se seguiva Gesù per gratificarlo e quindi essere gratificato o perché davvero voleva seguirlo. Gesù non lo lega quindi a sé stesso, ma lo rimanda alla propria coscienza e alla propria volontà profonda di seguire la via di Dio, i comandamenti. È solo a quel punto, quando il ragazzo prende contatto con il suo desiderio vero, non quello di essere gratificato perché gli altri sono contenti di lui, come fanno i bambini e gli adolescenti, ma quello di incontrare Dio nel proprio cuore, un desiderio profondo e vero, da adulto.
Lo sguardo di Gesù intuisce le potenzialità di dono, di amore che sono in Lui. Gesù lo ama guardandolo, ossia tira fuori con il suo sguardo, tutto l’amore che c’è dentro di Lui e valorizza la sua ricerca, la sua volontà profonda, il suo autentico desiderio. sapienza, il suo amore come pienezza della nostra vita. Anche qui Gesù si mostra educatore, non si lascia scoraggiare: pur conoscendo bene tutti gli ostacoli, tutti i condizionamenti che ci sono esterni e interni nella vita di questo giovane, Gesù non teme di fargli una proposta alta e bella, sulla spinta di questo amore: vai, vendi quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi. Quindi le caratteristiche di Gesù educatore sono:
- fa una proposta dentro ad una relazione con questo giovane. Non una proposta teorica, astratta, ma un’esperienza di Dio nella vita, attraverso il dialogo, l’amicizia, la comprensione del cuore.
- si tratta di una relazione libera tra il giovane e Gesù È il desiderio di Dio che sta orientando questo ragazzo a seguire Gesù e non un movimento affettivo disordinato ed egocentrico. Così l’educatore può stimolare il desiderio di Dio, la ricerca personale, facilitando il lavoro dello Spirito Santo. Il lavoro dell’educatore è per 60 per cento rimuovere gli ostacoli del cuore e 30 per cento predisporre le occasioni e i contesti per incontrare Gesù. Solo il 10 percento lo fanno le sue parole, nel cuore del giovane.
- Gesù non ha paura di essere ad un livello troppo alto né di scontrarsi con delle difficoltà interiori del giovane. Sa discernere le potenzialità della persona e anche i suoi attuali limiti. Per cui accoglie i tempi di Dio: se non è adesso, sarà tra un po’ o quando, nel mistero del cammino di ciascuno, Dio vorrà.
- Gesù sa affrontare il fallimento di essere lasciato. Un buon educatore e catechista sa di non essere il centro e quindi sa offrire il ragazzo o la ragazza a Dio, sapendo che il seme, quando Dio vorrà, potrò portare frutto. A Dio nulla è impossibile!
