Lettura popolare XXIV TO Anno B Mc 8
Mc 8,27–35
Il difficile primato di Pietro
Il messaggio nel contesto
IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l’accompnagatore, prima dell’incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da “ripetere” ai partecipanti, ma da tenere presente durante l’incontro.
Gesù si trova per strada, nei villaggi intorno a Cesarea di Filippo (v. 27). Egli si trova spesso per la strada (cf. 9,33; 10,17.32.46.52) e accompagna i suoi discepoli, insegnando loro cosa dovrà avvenire a Gerusalemme (cf. 10,32-34).
Il contesto geografico di Cesarea richiama l’imperatore e il ruolo del tetrarca come rappresentante del potere imperiale, dal momento che quest’ultimo risiedeva proprio a Cesarea. Si tratta del luogo più opportuno per rivelare il vero, alternativo potere del messia.
Qui Gesù non intende rivelarsi in modo diretto, ma attraverso due domande rivolte ai discepoli (27. 29). La prima riguarda l’opinione corrente a riguardo di Gesù e ottiene come risposta un elenco di possibili identificazioni, che il lettore sa bene essere sbagliate. Infatti Giovanni il Battista è precursore del messia (cf. 1,2-8) ed è già stato erroneamente confuso da Erode con Gesù, come se fosse risuscitato dopo che egli l’aveva ucciso (cfr. 6, 16). Elia ha il compito di precedere la venuta del messia (Ml 3,23; Sir 48,10-12) ed è la gente ad esprimere questa identificazione con Gesù (cfr. 6,15), successivamente dichiarata scorretta da Gesù stesso (cf. 9,11-13). Più in generale le sue azioni miracolose e la sua parola autorevole richiamano il ministero dei profeti, ma ciò ancora non basta, per il lettore.
È Gesù stesso a riprendere in mano il filo del dialogo con un ulteriore domanda, rivolta ai discepoli, per conoscere la loro opinione, che Gesù si attende diversa, dopo tutto ciò che essi hanno condiviso insieme con lui pur senza comprendere ancora fino in fondo (cfr. 1,27; 4,41; 6,50.52; 8,20).
Risponde Pietro come portavoce del gruppo (v. 29), lui, chiamato per primo (cfr. 1,16-20; 3,16), capace di intervenire a nome degli altri (1,36-37; 10,28; 11,21) sarà testimone della trasfigurazione (9, 2) e destinatario dell’annuncio della resurrezione (cfr. 16,7).
La risposta di Pietro, estremamente sintetica, richiama l’inizio del vangelo (1,1) ed è il punto di svolta della narrazione di Marco. Infatti per la prima volta un discepolo riconosce esplicitamente Gesù come il messia. Tuttavia, come vedremo, il senso che Pietro attribuisce a questa parola è ancora molto distante da quello inteso da Gesù, che chiede a discepoli il silenzio su tale identificazione, così come farà dopo la trasfigurazione (cf. 9, 9). Il significato del termine messia si potrà comprendere infatti solo alla luce della resurrezione e del mistero pasquale.
È da questo momento in poi che Gesù martella una serie di tre annunci della passione/morte e reusrrezione di Gesù, cui fa seguito una reazione dei discepoli, incapaci di comprendere la prospettiva di Gesù, e una conseguente catechesi di Gesù nei loro riguardi. Qui troviamo l’annuncio (vv. 31-32a), l’incomprensione di Pietro (32b), la reazione di Gesù con la conseguente catechesi (33- 35). Si tratta di un “insegnamento” di Gesù (cf. v. 31), a riguardo del figlio dell’uomo (cfr. Dn 7,13) e del disegno divino al suo riguardo (cfr. “bisogna” v. 31). Egli sintetizza tutta la passione con il verbo “patire”, che richiama il servo sofferente di Isaia (cfr. Is 53,6.12). La responsabilità degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi non può bloccare il progetto di Dio, che si compirà con la resurrezione e che motiva la reazione sdegnata di Gesù alla protesta di Pietro. Così come Gesù obbedisce al progetto del Padre, anche Pietro deve seguirlo, evitando di porsi a ostacolo, pietra di inciampo, o scandalo, nei confronti di Gesù (vv. 32-33). Questa esortazione si estende poi, in maniera generale, ad ogni discepolo di Gesù (vv. 34-35).
Come realizzare concretamente l’incontro?
Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all’incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo “da relatore” con le file di sedie davanti)
durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell’incontro, ma non sono da prendere alla lettera)
- Ricordiamo la vita. In questo periodo non è tutto rosa e fiori: penso che Gesù possa risolvermi certe situazioni? È per me uno scandalo costatare di rimanere nella fragilità e nella fatica? (15 minuti)
Questa ha l’obiettivo di coinvolgere i partecipanti al Cenacolo a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l’incontro non fosse ancora iniziato realmente. L’accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico. Un Gesù che “risolve” le situazioni fa parte di una fede ancora ingenua, come quella di Pietro, che rifiuta la logica della croce.
Questo collegamento non deve essere esplicitato dall’accompagnatore, perchè saranno gli stessi partecipanti a scoprirlo nell’approfondire la lettura.
- Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce: Mc 8,27- (10 minuti)
La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l’attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l’altro.
- Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min)
Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il “perchè” ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni.
Alcune domande che possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuzioni condivise dai partecipanti.
Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, tempi, personaggi, verbi di azione. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, idenificandosi nei personaggi e nelle loro reazioni davanti a Gesù.
Ecco uno schema possibile di domande:
- Quando si svolge l’azione? Gesù fa delle domande ai discepoli “per strada” . Tutto avviene nel contesto del cammino di Gesù verso Gerusalemme. Anche i discepoli sono in cammino dietro di lui, anche se non lo comprendono. Si può camminare dietro a Gesù e dialogare con lui, pur senza comprendere, o forse noi abbiamo la prestesa di comprendere tutto, a garanzia della nostra sequela di Gesù?
- Dove si svolge l’azione?
A Cesarea di Filippo, che è la residenza imperiale e, dal nome stesso, rimanda al potere temporale dell’impero romano. Qui avviene la rivelazione del messia, portatore di un potere, come vedremo, assai alternativo. Si può far riflettere i partecipanti sul rapporto tra il potere terreno e il potere di Gesù.
- Chi sono i personaggi e che ruolo hanno?
Gesù e i discepoli, Pietro. Sullo sfondo gli uomini che hanno opinioni diverse su Gesù.
Si possono aiutare i partecipanti a sottolineare alcuni verbi che caratterizzano i personaggi nel loro rapporto con Gesù.
Gesù fa domande. Non è un leader che da le risposte, vuole piuttosto che siano i discepoli ad arrivare a comprenderlo, anche aiutati dalle sue domande. Il cammino dei discepoli è stato lungo finora e lo sarà altrettanto, inoltre sarà segnato dall’incomprensione e dal tradimento del maestro. Ciò contrasta con la nostra visione delle cose. Pensiamo di dover ottenere tutte le risposte dall’autorità a cui ci rivolgiamo (Chiesa o tecnica o politica) e rifiutiamo di far fatica…così ci comportiamo anche con Dio. Gesù è paziente, fa arrivare i discepoli gradualmente, attraverso due domande, facendo loro percorrere le risposte degli uomini e facendoli soffermare sulla inadeguatezza rispetto a ciò che essi hanno vissuto.
La seconda domanda è diretta e mette in primo piano il voi, chiedendo una opinione del tutto personale: “voi chi dite che io sia?”. Questo mette in gioco anche noi lettori e dare una risposta personale, sulla base della nostra esperienza e non delle opinioni comuni. Ho necessità di un rapporto diretto, personale, con Gesù per poter parlare di lui ?
Gesù sgrida i discepoli due volte. Una prima per intimar loro il silenzio sulla sua identità di messia e una seconda volta per dire a Pietro di tornare ad essere discepolo, seguendolo anche se non comprende. Il silenzio sull’identità di Gesù corrisponde al senso del mistero che avvolge la sua persona: i discepoli non hanno ancora capito. Quanto, anche nella Chiesa, rispettiamo poco il mistero che c’è al cuore della fede e pretendiamo di sbandierarlo o di attaccarlo come se da una formula avessimo compreso tutto?
Gesù parla apertamente del destino che bisogna che accada al figlio dell’uomo. Si può sottolineare il verbo “bisogna” che indica una volontà superiore, alla quale Gesù stesso si pone in termini di obbedienza. Inoltre il carattere pubblico di questa testimonianza contrasta con il silenzio sulla sua identità. Evidentemente non vi è altra strada per comprendere cosa significa che Gesù è il messia se non quella di seguirlo a Gerusalemme, fin sotto la croce. Sono disposto a farlo?
I discepoli sono sostanzialmente rappresentati da Pietro in questo racconto. Pietro da un lato reagisce positivamente alla domanda di Gesù, pronto a dichiarare la sua fede in lui come messia di Israele. Dall’altro rifiuta il destino di sofferenza di Gesù e pretende di indicargli la strada. Egli deve umilmente tornare a seguirlo. Vieni dietro a me gli dice Gesù. La tentazione del cristiano è spesso quella di fare la volontà di Dio a parole: ci capita di essere noi in realtà ad indicare a Dio la strada in cui vogliamo seguirlo?
Qui Gesù si rivolge non solo ai discepoli ma anche alla folla, per indicare la strada di chi vuol essere suo discepolo. Seguire Gesù significa fidarsi di lui, anche dentro fatica e fragilità difficili da accettare e comprendere. Cosa significa portare la croce e rinnegare se stesso?
- Quale rivelazione è in gioco qui?
Si tratta della qualità di questo messia, come colui che obbedisce ad un disegno rivelativo diverso da quello che un uomo avrebbe potuto disegnare. La croce di Gesù è ciò che sconfigge definitivamente il dominio di Satana sulla storia dell’uomo. Quali strade da discepolo e non da uomo di potere Gesù può aprire davanti a me?
- Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L’ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall’accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.
