Il precetto umano non ci libera, ma ci schiavizza. È come un pozzo a cui vai ad attingere ma per quanto tiri su, il secchio non arriva mai. Il comandamento di Dio, la Parola di Dio, invece è come un canale che fa passare l’acqua nel deserto e ti porta da bere. Esso preserva le condizioni di trasmissione della vita!
Con il ’68 la società si sarebbe liberata dalle imposizioni e dai precetti. Infatti sono scomparsi i precettori, e gli insegnanti a scuola hanno incominciato a non dare più i compiti a casa. I ragazzi potevano uscire più facilmente e incontrarsi in discoteca e vivere più liberamente.
Ma forse ci siamo illusi di essere davvero più liberi. Sì, perché i precetti di prima, sono stati sostituiti da altri precetti, anche più pesanti. Oggi quanti precetti abbiamo, con i quali cerchiamo di allentare le nostre tensioni ansie e paure! Siamo peggio dei farisei del tempo di Gesù… indico tre grandi ambiti di precetti, di norme solo umane.
Salutismo: preoccupazione continua per il proprio benessere, fisico e alimentare…che va oltre il ragionevole, diventa un assillo, una preoccupazione continua…non è più qualcosa che dona la vita, ma che la schiavizza.
Perfezionismo: soprattutto al lavoro, chiediamo il massimo a noi stessi…stabiliamo dei precetti, di dover terminare quel lavoro lì per farlo bene, per non pensarci più…e poi magari non riusciamo e rimaniamo ansiosi. Questo succede spesso in famiglia, ai genitori ma più spesso oggi ai nonni. Succede di sentirsi obbligati a dare una serie di servizi ai propri cari, fino al punto che se non li diamo ci sentiamo inutili, mancanti e se li diamo finiamo per essere totalmente assorbiti.
Consumismo: ogni oggetto che noi desideriamo è spesso frutto di un’imitazione, di un bisogno indotto dall’esterno. Obbediamo a dei comandi che abbiamo interiorizzato inconsciamente e che ci invitano a comperare…noi italiani lo facciamo particolarmente con la telefonia, tanto che abbiamo arricchito le compagnie telefoniche.
Questa è la logica del precetto, non ci libera, ma ci schiavizza. È come un pozzo a cui vai ad attingere ma per quanto tiri su, il secchio non arriva mai. Il comandamento di Dio, la Parola di Dio, invece è come un canale che fa passare l’acqua nel deserto e ti porta da bere.
Gesù fa l’esempio dell’onorare il padre e la madre, che è più importante dell’offerta al tempio Ma perché questo onore? Perché tu onori l’origine e il dono della vita che hai ricevuto da Dio. Non a caso subito prima di questo comandamento c’è quello del sabato, in cui tu sei chiamato a far riposare te stesso, il tuo corpo, la tua famiglia, i figli e perfino gli animali. Cioè sei chiamato a preservare le condizioni della vita, perché essa possa continuare a fluire dopo di te. Così come la onori prima di te, la preservi e onori dopo di te.
Ecco cos’è il comandamento di Dio, qualcosa che onora e preserva il dono della vita! Anche andare a messa può essere un precetto oppure un comandamento. È un precetto se rimane come un invito esteriore, che dà come unico risultato il fatto che mi sento a posto dopo averlo fatto. È un comandamento se è un modo per alimentarmi della vita stessa di Dio, come dono che discende dall’alto, come dice Giacomo. Allora è una via per la vita, che ci alimenta in modo da impedire il crescere in noi delle radici di peccato, di cui parla Gesù: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Lo rendono impuro, cioè gli danno la morte.
Tutti le abbiamo queste radici di peccato. Ma spetta a noi fa prevalere la vita rispetto alla morte, irrigando il nostro cuore ogni giorno con il canale d’acqua della Parola di Dio.

