Omelia XXII TO Anno B

Il precetto umano non ci libera, ma ci schiavizza. È come un pozzo a cui vai ad attingere ma per quanto tiri su, il secchio non arriva mai. Il comandamento di Dio, la Parola di Dio, invece è come un canale che fa passare l’acqua nel deserto e ti porta da bere. Esso preserva le condizioni di trasmissione della vita!

 

 

 

Con il ’68 la società si sarebbe liberata dalle imposizioni e dai precetti. Infatti sono scomparsi i precettori, e gli insegnanti a scuola hanno incominciato a non dare più i compiti a casa. I ragazzi potevano uscire più facilmente e incontrarsi in discoteca e vivere più liberamente.

Ma forse ci siamo illusi di essere davvero più liberi. Sì, perché i precetti di prima, sono stati sostituiti da altri precetti, anche più pesanti. Oggi quanti precetti abbiamo, con i quali cerchiamo di allentare le nostre tensioni ansie e paure! Siamo peggio dei farisei del tempo di Gesù… indico tre grandi ambiti di precetti, di norme solo umane.

Salutismo: preoccupazione continua per il proprio benessere, fisico e alimentare…che va oltre il ragionevole, diventa un assillo, una preoccupazione continua…non è più qualcosa che dona la vita, ma che la schiavizza.

Perfezionismo: soprattutto al lavoro, chiediamo il massimo a noi stessi…stabiliamo dei precetti, di dover terminare quel lavoro lì per farlo bene, per non pensarci più…e poi magari non riusciamo e rimaniamo ansiosi. Questo succede spesso in famiglia, ai genitori ma più spesso oggi ai nonni. Succede di sentirsi obbligati a dare una serie di servizi ai propri cari, fino al punto che se non li diamo ci sentiamo inutili, mancanti e se li diamo finiamo per essere totalmente assorbiti.

Consumismo: ogni oggetto che noi desideriamo è spesso frutto di un’imitazione, di un bisogno indotto dall’esterno. Obbediamo a dei comandi che abbiamo interiorizzato inconsciamente e che ci invitano a comperare…noi italiani lo facciamo particolarmente con la telefonia, tanto che abbiamo arricchito le compagnie telefoniche.

Questa è la logica del precetto, non ci libera, ma ci schiavizza. È come un pozzo a cui vai ad attingere ma per quanto tiri su, il secchio non arriva mai. Il comandamento di Dio, la Parola di Dio, invece è come un canale che fa passare l’acqua nel deserto e ti porta da bere.

Gesù fa l’esempio dell’onorare il padre e la madre, che è più importante dell’offerta al tempio Ma perché questo onore?  Perché tu onori l’origine e il dono della vita che hai ricevuto da Dio. Non a caso subito prima di questo comandamento c’è quello del sabato, in cui tu sei chiamato a far riposare te stesso, il tuo corpo, la tua famiglia, i figli e perfino gli animali. Cioè sei chiamato a preservare le condizioni della vita, perché essa possa continuare a fluire dopo di te. Così come la onori prima di te, la preservi e onori dopo di te.

Ecco cos’è il comandamento di Dio, qualcosa che onora e preserva il dono della vita! Anche andare a messa può essere un precetto oppure un comandamento. È un precetto se rimane come un invito esteriore, che dà come unico risultato il fatto che mi sento a posto dopo averlo fatto. È un comandamento se è un modo per alimentarmi della vita stessa di Dio, come dono che discende dall’alto, come dice Giacomo.  Allora è una via per la vita, che ci alimenta in modo da impedire il crescere in noi delle radici di peccato, di cui parla Gesù: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Lo rendono impuro, cioè gli danno la morte.

Tutti le abbiamo queste radici di peccato. Ma spetta a noi fa prevalere la vita rispetto alla morte, irrigando il nostro cuore ogni giorno con il canale d’acqua della Parola di Dio.

 

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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