Di ogni briciola del nostro impegno, del nostro amore, per quanto fragile e limitato, nulla va perduto, per la potenza della Sua Parola
Quando qualcosa cambia nella nostra vita, magari si cambia lavoro, oppure ci si trasferisce di casa o addirittura di città, oppure purtroppo ci viene a mancare una persona molto cara non è raro che il senso della perdita divenga molto forte e finisca per avvolgere la vita e farci percepire con acutezza la provvisorietà di tutto, nelle persone con cui costruiamo la vita e del nostro impegno quotidiano.
Nel racconto evangelico che abbiamo ascoltato Gesù ordina, a differenza di Mosè con la manna, di raccogliere tutto il pane avanzato dal pasto, perché nulla vada perduto. Obbedendo a questo invito di Gesù, anche noi sentiamo di raccogliere nel ricordo tutto quanto è importante per noi, perché grazie a Lui non c’è nulla nella nostra vita, nessuna esperienza, nessun lavoro, nessuna persona, che “vada perduto”.
L’amore di Dio è tale che non solo ogni sforzo umano, ogni ricerca, ogni lavoro trova il suo significato e il suo ruolo nel quadro più ampio del Regno di Dio, anche se per noi non è facile crederlo, ma anche ogni relazione e ogni persona, pur con i suoi limiti e le sue fragilità, ha un’importanza decisiva nel costruire il Regno di Dio nel nostro cuore e nella nostra vita.
Questo ci porta a dire tre cose. La prima è la responsabilità di partire dalle piccole/grandi realtà della nostra vita, la nostra persona, le nostre relazioni familiari, lavorative, il nostro impegno quotidiano, che sono i cinque pani e due pesci che il Signore ci chiede perché lui possa moltiplicarli. Gesù sceglie di non partire da zero, non è un mago che fa comparire cose che non esistono! Egli parte sempre da noi, da quanto Dio suo Padre ha creato, dalla natura che ci circonda, dalle nostre persone e dal nostro impegno, per moltiplicare il dono con la potenza dello Spirito Santo. Questi cinque pani e due pesci siamo noi stessi, le nostre persone, anche con la nostra fragile e limitata capacità di fare e soprattutto di amare.
La seconda cosa è appunto la sproporzione tra questi cinque pani e due pesci e la folla, ossia tra la nostra fragile realtà personale, e l’immenso campo del Regno di Dio a cui siamo da lui inviati. Dobbiamo ringraziare il Signore perché se da un lato non vuole fare nulla senza di noi, dall’altro ci lascia costantemente in questa fragilità, che è il luogo della prova. Sì Gesù ha messa alla prova i suoi discepoli, sapeva perfettamente che cosa avrebbe realizzato ma dialogando con loro voleva partire dalle loro risorse limitate e insieme dalla loro fiducia in Lui. Ciò che fa la differenza è la fede in Lui, nella Sua Parola. E allora anche la nostra o altrui fragilità non sarà più uno scandalo, ma il luogo della prova, per fidarci di Dio e affidarci a Lui.
L’ultima cosa che vorrei dire è una considerazione che riguarda il modo in cui oggi si tende a comunicare, privilegiando i fatti più clamorosi e spesso piuttosto negativi che positivi. Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Questo significa che nel nostro mondo interconnesso e globale si perde di vista spesso proprio l’essenziale, ossia quei cinque pani e due pesci che, moltiplicati per ogni giovane o uomo che abita sulla terra, costituiscono tutta la potenzialità di vita e di amore da cui il Signore parte per costruire il suo Regno di amore sovrabbondante.
Così partiamo dalla nostra vita, dal nostro corpo, dal respiro che ci attraversa, dalla madre terra che ogni giorno ci custodisce e dona acqua e cibo, dalle amicizie e dalle relazioni, per lodare ogni giorno il Signore e affidare tutto quanto a Lui, che moltiplica e rinnova, senza che nulla vada davvero perduto!

