La cultura del femminile – Omelia sulla madre di Dio

 

 

La cultura occidentale, con lo sviluppo dell’industria e della tecnologia, ha potenziato notevolmente le logiche gestionali, guidate dai principi del controllo e dell’efficienza. L’efficienza indica la giusta proporzione tra mezzi utilizzati e fini raggiunti e il controllo implica la capacità di prevedere ogni passaggio nella catena delle operazioni e di monitorarne l’esecuzione effettiva. Nel modello industriale si produce soltanto ciò che si è progettato, fin nei minimi dettagli.

La cultura umana però ha bisogno anche di valori capaci di integrare questo modello adattandosi meglio alla sfera delle relazioni umane.  Se la cultura dell’efficienza e della progettazione è maschile, la cultura delle relazioni, fondata sul dono della vita, è invece piuttosto una caratteristica femminile. Si tratta infatti di quella cultura che scaturisce dal mistero della vita, ricevuta, accolta e donata. Ossia del donare vita a qualcuno che è altro da te e che ha bisogno di te per crescere. In una parola del generare.  La donna ci insegna che l’uomo non è fatto solo per produrre e consumare ma soprattutto per generare. Altrimenti cade nel vuoto e nella tristezza!

Maria è l’antidoto fondamentale a questa cultura e non a caso la spiritualità mariana ha oggi un così grande exploit, proprio nel cuore del nostro mondo occidentale. Ella ci richiama all’importanza delle esperienza della generazione nella nostra vita. Ella è madre, perché ha compiuto la Parola in lei meditandola, ossia unendola alla sua esperienza.  Ella è Madre di Dio perché in questo modo ha accolto la Vita nella sua esistenza e l’ha donata ad ogni uomo.

Come la madre che meditava nel suo cuore ogni Parola, dobbiamo reimparare la dimensione contemplativa della vita, che sta alla base di quella attiva.

  1. ogni progetto scaturisca dall’ascolto profondo della realtà e del nostro cuore, dove ci parla Dio. Per evitare di essere continuamente distratti da tante esigenze e divisi da tanti: “bisognerebbe”.
  2. mentre siamo immersi nella vita quotidiana e nelle sue incombenze, saper fermare lo sguardo sulle persone e contemplare in esse il dono della Vita.
  3. cogliere ogni contesto in cui la vita è ferita, minacciata, offesa e disporci nell’atteggiamento della cura, fatto di attenzione e intercessione.

 

Se mettiamo in pratica queste tre semplici regole che hanno caratterizzato la vita di Maria, la nostra civiltà imparerà ad accogliere l’altro, l’immigrato, lo zingaro, il povero, ma anche la natura e la creazione, come un dono Dio, e a vivere in armonia con essa. Saremo in grado di generare bellezza e a stupirci delle nostre opere come un frutto di Dio, in piena armonia con il cosmo. Saremo meno distratti e stressati da tante cose, più attenti ai particolari e capaci di cura nei confronti degli uomini, degli animali e delle cose. Saremo la cultura sostenibile per eccellenza, perché “genera” ossia dona la vita a tutte le generazioni successive.

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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