Apparire ed essere visti è uno strumento di potere. Lo schermo televisivo e i contatti social sono infatti basati sulla condivisione delle immagini. Noi ci nutriamo di immagini: i politici si nutrono di immagini per aumentare il loro consenso, noi ci nutriamo di immagini di noi stessi, per comunicare qualche esperienza o emozione personale, per trasmettere agli altri qualche gusto personale. Tanti ragazzi oggi vogliono diventare youtuber, costruendosi un profilo e vendendo un’immagine, capace anche di nutrire altre persone e lanciare mode.
Come mai l’immagine può nutrire? Perché si basa sulla struttura stessa dell’essere umano, che è anzitutto, come dice la Genesi, una carne, un corpo dotato di soffio vitale, cioè un’immagine che comunica vita.
Dio è andato alla radice di questa struttura umana e ha assunto come immagine la carne di un uomo per comunicare la vita stessa di Dio: la Parola si è fatta carne. Se noi ci nutriamo di immagini, ora possiamo nutrirci di quella carne che è immagine originaria di ogni uomo e che comunica la vita stessa di Dio. Attraverso la carne umana di un bambino, oltretutto povero e soggetto ai poteri di questo mondo, nato durante un viaggio compiuto dalla famiglia per ottemperare un decreto imperiale di Augusto, tutti gli uomini, anche i più poveri e senza alcun potere in questo mondo, sono raggiunti da questa immagine di carne.
Questa carne è più potente di qualsiasi youtuber perché ha contattato in un solo istante, l’istante in cui la Parola di Dio ha assunto la carne dell’uomo nel seno di Maria, tutti i possibili follower di quel grande social che è l’umanità, di tutti i tempi e di tutti i luoghi, con effetto perfino retroattivo, fin dall’inizio della storia umana e cosmica. E se l’uomo è fatto ad immagine di Dio, ora scopriamo che anche Dio si è fatto ad immagine umana, per comunicare ad ogni uomo la vita stessa di Dio.
Inoltre anche tutti gli istanti, tutte le relazioni, tutti i contesti della vita di uomo sono raggiunti da questo contatto, soprattutto quelli più semplici, umili, apparentemente insignificanti della giornata. Se a volte la giornata può essere un po’ ripetitiva, se certi incontri ci possono annoiare, se ritrovare parenti e amici a Natale può talvolta apparire scontato, tuttavia non c’è contatto umano, scambio, parola, sguardo, silenzio che non sia raggiunto dal nutrimento d’amore di questa carne.
Non a caso si tratta di un nutrimento. Infatti quando si compiono i giorni del parto, il bambino viene deposto dai genitori in una mangiatoia, segno che questa carne è ciò che nutre, cibo che alimenta le nostre relazioni con la vita stessa di Dio e riempie di infinito stupore ogni dettaglio della nostra piccola e povera esistenza.
In questo Natale facciamo una sosta davanti al presepe, per contemplare Dio che entra con umiltà e amore nella nostra vita, nella carne di un bambino.
Se certamente il Natale è un tempo privilegiato per sentire profondamente questo contatto profondo con la carne di Dio nella nostra umanità, tuttavia il Signore Gesù, che conosce la nostra debolezza, ci dà l’opportunità di alimentarci di questa sua carne durante tutto l’anno almeno una volta alla settimana, nell’eucarestia domenicale. Essa è il cibo che alimenta e nutre il desiderio della vita ogni settimana ed è il più potente antidoto contro le schiavitù a cui ci condannano spesso i nostri bisogni insoddisfatti, le nostre richieste disattese, i nostri sforzi frustrati.
A Natale reimpariamo la messa, per riabituarci a quella semplice consolazione e dolcezza che solo tu, che sei il Signore della vita, puoi donarci ogni volta.
