Messia di pace in mezzo a venti di guerra. Omelia del giorno delle Palme

Abbiamo fatto una bella processione iniziale, con i rami di ulivo, che sottolineano il carattere festoso e pacifico dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, ricordando per noi il Salmo 117: il grido Osanna significa “salvaci Signore” e i rami di palma (che noi sostituiamo con l’ulivo) rimandano alla processione liturgica fino all’altare del tempio di Gerusalemme nella festa delle Capanne.

L’evangelista Matteo, nel raccontare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, cita il profeta Zaccaria, che vede il messia entrare a Gerusalemme giusto e vittorioso, mite e umile, cavalcando sul dorso di un’asina. Matteo si permette di fare una piccola correzione a questa citazione: toglie gli aggettivi giusto e vittorioso e mantiene gli aggettivi mite e umile e in questo modo fa meglio comprendere a noi lettori e ascoltatori il carattere pacifico di questa “presa di possesso” di Gerusalemme e del suo Tempio da parte del re Gesù.

 

Gesù è il messia che porta la salvezza e la pace. La sua non è la logica di chi mette a posto le cose alzando la voce e facendo assaggiare la propria forza, ma di chi viene nel nome di una potenza molto più forte e importante, la potenza dell’amore. Per amare, perdonare e riconciliarsi ci vuole una forza molto più forte che per aggredire e imporre: è una forza smisurata e infinita, la forza del messia.

 

Oggi ci ricordiamo della potenza infinita di questo Regno di amore che il messia Gesù è venuto ad instaurare. In un mondo in cui risuonano le trombe della guerra, perché le principali potenze cercano di mantenere o rafforzare le loro sfere di influenza economica e militare, a spese della gente, noi oggi celebriamo una forza ben più potente e determinante all’opera nel mondo, anche se non fa notizia: quella dell’amore che perdona e riconcilia. È la potenza della croce, che assume su di sé le conseguenze del male, l’odio e lo spirito di rivalsa e le trasforma da dentro. Il suo campo di battaglia non è la geografia fisica, con le limitate risorse naturali, ma la geografia del cuore, con le infinite risorse dello Spirito. Apparentemente è una geografia invisibile, in realtà è la potenza che regge il mondo. Se essa non vi fosse, da quanto tempo il mondo sarebbe già distrutto dal terribile diluvio della violenza umana?

 

Oggi celebriamo questo re che governa le profondità del nostro cuore, preservando e moltiplicando la nostra libertà da tutti i condizionamenti dell’odio e della divisione. C’è più libertà nell’amore che nell’odio, nella speranza che nella paura, nel dialogo che nello scontro. Certo la violenza fa più notizia, ma di fronte ad un attentato che occupa le nostre cronache per giorni e giorni, quanti quotidiani atti di compromesso, dialogo, convivenza, adattamento fanno andare avanti il mondo? E da dove provengono? Dalla regalità dell’amore che il messia è venuto a instaurare sulla croce.

 

Oggi celebriamo questo re che dona la pace non solo in mezzo all’odio tra popoli, etnie, culture e religioni ma anche in mezzo alle divisioni familiari, tra mariti e mogli, tra fratelli, tra genitori e figli. Quante difficoltà, litigi, separazioni, incomprensioni ci sono nelle nostre famiglie: eppure la possibilità di gettarsi alle spalle il carico del risentimento, della rabbia o del senso di colpa, esiste. Affidiamo a questo Re tutto ciò che ci pesa e seguiamolo fin sotto la croce, perché solo lui può consolarci, rasserenarci e donarci energie nuove e prospettive impensabili, per fare il bene.

 

Accogliamolo come Re nel tempio del nostro cuore e facciamogli festa, gridando anche noi, con tutte le nostre forze: Osanna, Signore salvaci!

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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