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Lc 18,1-8
Pregare senza stancarsi
Il messaggio nel contesto
Questa parabola di Gesù si inserisce in un contesto che riguarda gli ultimi tempi, prima della fine del mondo (cf. 17,22–35). Con Gesù il tempo della fine è arrivato, nel senso che “passa la scena di questo mondo” (1Cor 7,31), e nonostante l’attesa della storia sembri infinita, in realtà il giorno del Signore (v.17,24) arriverà improvviso come un lampo che attraversa il cielo. Quale atteggiamento caratterizza il cristiano nella sua attesa? La preghiera, con insistenza e senza stancarsi (v.1). A questo proposito Gesù racconta la parabola del giudice malvagio e della vedova importuna. Il giudice è descritto come uno che “non teme Dio e non si cura degli uomini”, con una definizione che ribalta la sintesi della legge nell’amore di Dio e del prossimo (cf. Lc 10,25-28) anche alla luce della tradizione profetica riguardante i giudici corrotti in Israele (cf. Mic 7,3). La vedova – categoria che, assieme all’orfano e allo straniero, rappresenta i deboli per eccellenza, che devono essere difesi e non maltrattati per legge (cfr. Es 22,21-23) – è presentata come una che “veniva” dal giudice, con un verbo che indica un’azione continua e ripetuta. In effetti per diverso tempo il giudice non volle darle ascolto (v. 4). Solo l’insistenza della vedova permette alla situazione di sbloccarsi, dal momento che il giudice, pur non agendo per misericordia, le fa giustizia almeno per cavarsela di torno, perché non venga importunato per sempre (v. 5). Gesù conclude la parabola con un ragionamento a forziori (cf. Lc 11, 5-13): se il giudice, che è ingiusto, farà giustizia alla vedova, quanto più Dio farà giustizia rapidamente a coloro che gridano verso di lui giorno e notte? Non può esserci paragone tra Dio e un giudice empio: se dunque anche un giudice empio può fare giustizia a chi lo prega, quanto più Dio? La vedova è qui posta in rapporto con gli eletti (cf. Is 65,9) che gridano a Dio giorno e notte: essi sono i fedeli, il popolo di Dio che, messo alla prova dal male e dall’ingiustizia della storia, si abbandona totalmente a Dio e grida come Mosè di fronte alla morte imminente (cf. Es 14,15; 15,25) o come Israele di fronte all’oppressione dei nemici (cf. Gdc 6,6). Non a caso Israele stesso è identificato dai profeti con una vedova sterile, che viene riscattata dal suo sposo, il Signore, e ritorna ad avere figli (Is 49,21). Se il tempo della prova, dell’esilio, della persecuzione, dell’ingiustizia sembra essere infinito perché Dio sembra pazientare (v. 7 cf. Sir 35,21-25), se la storia, con i suoi corsi e ricorsi sembra non uscire mai in modo definitivo dalla spirale del male e dell’oppressione degli innocenti, in realtà la preghiera con insistenza dei fedeli, fa loro sperimentare il paradosso di una giustizia di Dio che arriva prontamente, anche se in modo spesso misterioso, perché i tempi ultimi del Regno di Dio con Gesù sono definitivamente arrivati.
Per la lectio divina
- Invoco lo Spirito Santo (con un canto o con la Sequenza)
- Leggo il brano del Vangelo, almeno due volte con attenzione: Lc 18,1-8.
- Cerco di comprendere maggiormente il significato del testo, con l’aiuto del breve commento precedente.
- Prego, rileggendo la mia vita alla luce della Parola appena compresa.
- Dialogo con Gesù e con il Padre, lasciandomi trasportare, nel chiedere, nel ringraziare, nel lodare, nel contemplare, a seconda di ciò che sento.
Per la lettura popolare
Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all’incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo “da relatore” con le file di sedie davanti)
durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell’incontro, ma non sono da prendere alla lettera)
- Ricordiamo la vita. (15 minuti)
Questa domanda ha l’obiettivo di coinvolgere i partecipanti al gruppo di preghiera a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l’incontro non fosse ancora iniziato realmente. L’accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico.
- Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce: Lc 18,1-8 (10 minuti)
La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l’attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l’altro.
- Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min)
Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il “perchè” ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni.
Alcune domande possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuizioni condivise dai partecipanti.
Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, personaggi, verbi. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, identificandosi nei personaggi.
Ecco uno schema possibile di domande:
- Qual è il contesto della parabola?
La fine dei tempi e l’imminente arrivo del Regno di Dio rendono necessario per il cristiano un atteggiamento di vigilanza e preghiera, senza stancarsi. Sono perseverante nel cammino spirituale?
- Chi sono i personaggi della parabola e cosa fanno?
–Il giudice empio non vuole far giustizia alla vedova per un po’ di tempo. Quali attese sento non ancora esaudite?
–Dio invece non fa attendere i suoi eletti e fa giustizia prontamente. Come e dove colgo la giustizia misericordiosa di Dio all’opera?
- Cosa dicono i personaggi?
–Il giudice iniquo ragiona tra sé e per non subire le molestie della vedova, si convince di farle giustizia. Quale immagine di Dio ho e come si può rapportare con l’immagine del giudice empio, che malgrado la sua empietà, fa giustizia alla vedova?
- Quale rivelazione?
Questa rivelazione di una giustizia compiuta da Dio nei confronti dei suoi eletti che lo pregano senza stancarsi richiede una sguardo di fede sul mondo e sulla storia. Qual è il mio sguardo sulle vicende della mia vita e su quelle del mondo?
- Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L’ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall’accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.
