Lo sguardo di Helen (Omelia XV TO Anno C)

Helen Keller privata della vista e dell’udito a 19 mesi poi diverrà scrittrice di successo.  In una passeggiata nel bosco il suo amico non aveva notato nulla di degno di nota. Ella invece afferma: “per me che non riesco a vedere, è incredibile poter trovare centinaia di cose di cui mi interesso con un semplice tocco. Sento la delicata simmetria di una foglia, passo le mie mani con amore sulla pelle liscia di una betulla d’argento, o la ruvida, ispida corteccia di un pino. In primavera tocco i rami degli alberi alla ricerca di una gemma, il primo segno di risveglio della natura dopo il sonno dell’inverno. Sento la deliziosa consistenza vellutata di un fiore…”

Il sacerdote e il levita della parabola raccontata da Gesù al dottore della legge vedono l’uomo incappato dai briganti ma passano oltre. Com’ è il loro sguardo? In cosa si differenzia dallo sguardo del samaritano, che vide ed ebbe compassione?Penso vi sia la stessa differenza che c’è tra lo sguardo della sordocieca Helen Keller e quello del suo amico sano.  Uno sguardo che ha perso l’interesse per la realtà e la capacità di stupirsi non sarà nemmeno più scandalizzato o colpito dal male né sarà più capace di provare compassione.

Lo sguardo del buon samaritano invece è lo sguardo di chi sa cogliere nell’altro il mistero di Dio e un riflesso potente della bellezza e della verità di Dio ed è talmente coinvolgente e contagioso da diventare modello e punto di riferimento per il dottore della legge e per ogni uomo che voglia vivere nell’amore di Dio.

Oggi c’è un grave inquinamento di immagini, che punta a pervertire il nostro sguardo, rendendolo egoista, consumatore e pauroso:

-pubblicità che trasforma ogni cosa in oggetto da possedere più che da contemplare

-pornografia non solo della sessualità, ma anche della violenza. Ai telegiornali fanno vedere i video amatoriali delle stragi, o delle webcam, con le persone che saltano in aria…solo per creare emozioni e scandalo.

Questa esposizione al male può portare ad una chiusura all’altro e ad una sorta di assuefazione e pian piano ad una pericolosa indifferenza, condita da un senso di superiorità morale, come quella del sacerdote e del levita. Come guardo gli stranieri che bussano alla porta? Al semaforo possiamo anche scegliere di non dare i soldi, ma sappiamo guardare in faccia e sorridere ad una persona?

Infine come guardo quelli di casa mia? In modo scontato, perché penso di sapere già tutto di loro e in particolare dei loro difetti? O mi lascio stupire dal loro itinerario, dal mistero che c’è nelle loro persone, e questo mi porterà a vedere anche i loro doni oltre che i loro difetti e a mettermi a servizio di questo disegno di Dio per loro?  Il problema per Gesù non è tanto chi è il mio prossimo, se l’immigrato africano o il mio familiare, ma se io, con il mio sguardo, mi faccio prossimo sia all’immigrato che al mio familiare. è lo sguardo di Gesù, che sa vedere negli uomini la potenzialità di bene che c’è in loro, ed è in grado di liberarla e renderla attiva con il dono della sua vita sulla croce.

Lo sguardo di chi si fa prossimo è quello che sa vedere oltre, sa vedere l’essenziale, perché, come dice il piccolo principe, l’essenziale è invisibile agli occhi.

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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