Lettura popolare XXIII TO Anno B (Mc 7, 31-37)

 

Lettura popolare XXIII TO Anno B (Mc 7, 31 – 37)

 

Mc 7, 31 – 37

“Il sordomuto guarito, o la nascita della Chiesa”

 

Il messaggio nel contesto

 

IMPORTANTE: questa breve contestualizzazione e spiegazione del brano evangelico serve da preparazione remota per l’accompnagatore, prima dell’incontro. Si tratta di mettersi in preghiera personalmente, leggere il brano evangelico e poi approfondirlo con attenzione. Le considerazioni svolte sotto non sono da “ripetere” ai partecipanti, ma da tenere presente durante l’incontro.

 

In questo episodio intervengono anzitutto dei personaggi anonimi, che sono chiaramente pagani dal momento che Gesù si trova in mezzo alla Decapoli e che chiedono un intervento di imposizione delle mani, in conformità all’azione terapeutica di Gesù che in precedenza si era così manifestata, (5, 23; 6, 5).

Il sordomuto viene presentato con due termini: kōphos, che può voler dire sordo o muto, e moghilalos, che invece significa balbuziente. Quest’ultimo termine in tutta la bibbia greca ricorre soltanto qui e in Is 35, 6. È interessante notare che allo stesso passo di Isaia si riferisce la proclamazione finale della folla al v. 37 ( “Allora si gli occhi dei ciechi e le orecchie dei sordi si apriranno” Is 35, 5).

Come in altri episodi anche qui Gesù cerca la riservatezza (cfr. anche 4, 34; 6, 31; 7, 14. 17…), che è un’indicazione che l’evangelista fornisce al suo lettore per renderlo attento a comprendere il miracolo che qui accadrà come una rivelazione dell’identità di Gesù.  A conferma di questo gli atti che Gesù compie sul sordomuto presentano un aura sacrale e rivelativa e sono al servizio della parola di Gesù, sulla quale deve concentrarsi l’attenzione del lettore. Gesù sospira e alza gli occhi al cielo, potente rimando alla sua relazione con Dio e alla sofferenza  per la situazione in cui si trova l’uomo. Poi grazie alla parola che Gesù pronuncia: “sii aperto”,il miracolo può avvenire, in misteriosa connessione con la potenza di Dio (sii aperto “da Dio”).  Non a caso lo stesso verbo viene usato in Is 35, 5 riferito agli occhi: “saranno aperti gli occhi dei ciechi”.  Dunque la parola di Gesù, che rimanda all’azione potente di Dio e al compiersi delle profezie messianiche di Isaia, è la causa scatenante del miracolo.

Inoltre il fatto che il nodo della lingua si sciolga ed egli parli “correttamente” implica che il sordomuto non solo ora è guarito dal punto di vista “funzionale”. Infatti questo avverbio “correttamente” ha anche una sfumatura etica. Quest’uomo è restaurato, ricreato nella sua umanità, sia dal punto di vista fisico che spirituale.

Gli ultimi due versetti descrivono la reazione della gente e la riservatezza violata. Come già in 1, 44 – 45 con il lebbroso, anche qui Gesù dà un comando che però viene immediatamente trasgredito. Ancora una volta, la realtà sembra superare le aspettative umane di Gesù e anticipare  il compimento della rivelazione con l’annuncio dei pagani, quasi un anticipo della missione postpasquale della Chiesa ellenistica (cfr. uso del verbo “annunciavano al v. 36, che  tecnicamente indica l’annuncio del vangelo, ad esempio in 1, 14 -15). Ma l’invito di Gesù al silenzio costituisce anche un’indicazione dell’evangelista al lettore, perché egli comprenda di non avere ancora in mano tutte le carte per entrare nel mistero del messia. Solo sotto la croce, quando il centurione lo vedrà morire in quel modo, anche il lettore potrà comprendere senza ambiguità il messianismo di cui Gesù è portatore.

Al v. 37 la lode dei pagani utilizza esplicitamente la citazione di Isaia. Non solo ma anche la constatazione iniziale: “ha fatto bene tutte le cose” è un’allusione al racconto sacerdotale della creazione (Gn 1, 31). Questa folla di pagani afferma che le profezie messianiche di Isaia si sono compiute in Gesù e che dunque in lui si realizza una salvezza radicale, da comprendersi  come una nuova creazione.

 

 

 

 

 

 

Come realizzare concretamente l’incontro?

 

Collocazione spaziale: è bene curare particolarmente la collocazione spaziale dei partecipanti all’incontro. È opportuno scegliere configurazioni geometriche che favoriscano la percezione dei partecipanti di trovarsi coinvolti allo stesso livello e senza distinzioni gerarchiche con gli accompagnatori (meglio un cerchio di sedie che un tavolo “da relatore” con le file di sedie davanti)

 

durata: 1h (tutte le indicazioni temporali sono puramente indicative dei rapporti che dovrebbero stabilirsi tra le fasi dell’incontro, ma non sono da prendere alla lettera)

 

  1. Ricordiamo la vita. Persone e situazioni che accompagno con il pensiero, perchè vorrei che fossero guarite.  (15 minuti)

 

Questa domanda ha l’obiettivo di coinvolgere i partecipanti al Cenacolo a partire dalla loro vita. Deve essere posta in modo molto informale e quasi naturale, come se l’incontro non fosse ancora iniziato realmente. L’accompagnatore sa invece che con questa domanda i partecipanti iniziano a condividere le loro esperienze dentro al contesto interpretativo del racconto evangelico. Accompagnare con il pensiero situazioni problematiche, infatti, significa implicitamente metterle nelle mani di Gesù, esortandolo an intervenire, come gli anonimi personaggi della folla. Questo collegamento non deve essere esplicitato dall’accompagnatore, perchè saranno gli stessi partecipanti a scoprirlo nell’approfondire la lettura.

 

 

  1. Leggere con attenzione il brano del Vangelo (almeno due volte) e soffermarsi su una parola che colpisce:  Mc 7, 31 – 37. (10 minuti)

 

La lettura può essere condivisa, un versetto a testa, perchè il tesoro della parola sia concretamente partecipato da tutti, allo stesso livello. Poi si danno cinque minuti per scegliere una parola che colpisce l’attenzione e la curiosità di ciascuna persona e per condividerla, uno dopo l’altro.

 

 

 

  1. Iniziare un dialogo un pò più approfondito a partire dalla lettura (30 min)

Partendo dalla condivisione della parola si può invitare qualcuno, che sembra un pò più estroverso e a suo agio nel gruppo, ad esplicitare il “perchè” ha scelto quella parola. A questo punto si aiutano anche gli altri, ponendo delle domande, a condividere le loro impressioni e valutazioni.

Alcune domande che possono essere poste, senza pretendere di seguire un ordine logico preciso, ma seguendo le intuzioni condivise dai partecipanti.

Può essere utile partire da domande riguardanti luoghi, tempi, personaggi, verbi di azione. Si tratta non solo di aiutarli a comprendere il testo, ma anche a condividere la loro vita, idenificandosi nei personaggi e nelle loro reazioni davanti a Gesù.

Ecco uno schema possibile di domande:

 

  • Quando si svolge l’azione? Si può sottolineare l’avverbio “di nuovo” che collega il passaggio dai monti di Tiro, attraverso Sidone, in mezzo ai monti della Decapoli come un ritorno dopo il racconto della Sirofenicia. I monti della Decapoli sono ancora un luogo di pagani, quindi questo miracolo si svolge in un contesto non ebreo. Gesù tornerà in un luogo ebreo solo in 8, 10, dove incontra dei farisei e in 8, 22 a Betsaida di Galilea. Cosa può significare il fatto che il miracolo avviene in terra pagana? Inoltre sui monti della Decapoli Gesù aveva già guarito un indemoniato (cfr. 5, 1 – 20) e la fama su di lui si era diffusa. Si spiega così perchè tanta folla lo circondi ora.
  • Dove si svolge l’azione? C’è tanta folla ma Gesù porta il sordomuto in disparte, lontano dalla folla. Questa scelta di Gesù (cfr.  4, 34; 6, 31) aumenta il tono rivelativo di quanto sta per accadere. Solo i discepoli (non nominati) e il lettore ne è testimone e ciò che accadrà gli servirà per aumentare la sua conoscenza di Gesù.

 

  • Chi sono i personaggi e che ruolo hanno?

Gesù, la folla, il sordomuto.

Si possono aiutare i partecipanti a sottolineare alcuni verbi che caratterizzano i personaggi nel loro rapporto con Gesù.

 

Anonomi personaggi portano un sordomuto da Gesù e lo pregano di imporgli le mani. Il gesto di imporre le mani, spesso usato da Gesù, indica un ministero di esorcista e guaritore. Essi hanno una fede forte in Gesù, perchè credono che possa realizzare questa incredibile guarigione, che già aveva fatto con l’indemoniato al c. 5 (cfr. 5, 1 – 20). Essi pensano che valga la pena fare fatica e “portare”

il sordomuto da Gesù.

 

Gesù compie una serie di gesti rivelativi: tocca l’orecchio con le dita sputa e tocca la sua lingua con la saliva. Gesù sta significando le parti malate e non funzionanti dell’uomo con il suo tocco, ossia l’udito e la parola. La saliva indica anche il suo alito, lo spirito che esce da lui, risana e ricostruisce.

 

Guarda in alto segnalando una misteriosa comunicazione con il Padre, poi geme  come partecipe del male che deforma l’uomo. Pronuncia una parola aramaica “effatà” che significa “sii aperto”. Ci si può interrogare sul soggetto del verbo, chi è che apre il sordomuto? In modo sottinteso si indica l’azione stessa di Dio attraverso la parola di Gesù.

 

La guarigione del sordomuto è descritta come una straordinaria obbedienza della realtà alla parola di Gesù. Si aprirono le orecchie (si usa lo stesso verbo) e si scioglie il nodo della lingua.

 

Il sordomuto parla correttamente. Si può insistere sull’avverbio “correttamente”. Non si tratta di  una correttezza grammaticale! Quest’uomo è risanato nella sua capacità di ascoltare e quindi di comunicare. Egli può ora ascoltare la parola di Dio nella sua vita e professarla da adulto. Ci si può chiedere in che misura questo è accaduto o accade in noi, quandte chiusure di cuore devono essere aperte per poter liberamente accogliere la parola di Dio.

 

Infine la folla proclama la Parola. Gesù ordina di non divulgare ed ella non obbedisce. Ci si può chiedere il perchè di questa violazione dell’ordine di Gesù. Essi sono colpiti, ossia stupiti fino al colmo, perchè percepiscono l’agire di Dio in Gesù. Essi fanno una professione di fede: ha fatto bene ogni cosa, si riferisce al racconto di Genesi, perchè questo miracolo è una nuova creazione. Udire i sordi e parlare i muti è una citazione di Isaia sul messia (da leggere), che indica che le Scritture si sono compiute e il messia è arrivato.

 

Gesù non vuole ancora essere rivelato, perchè la rivelazione piena, senza ambiguità sarà solo sotto la croce, ma già ora in questa folla è anticipata la condizione dei credenti, che professano la fede in lui.  Possiamo anche noi dire lo stesso di ciò che Gesù compie nella nostra vita e nella vita degli altri? Ci siamo mai esercitati nell’intercessione fino al punto di essere testimoni di ciò che Dio compie? 

 

  • Quale rivelazione è in gioco qui?

Il sordomuto con la sua capacità di ascoltare e parlare correttamente rappresenta in fondo la folla stessa, che passa ad una fede esplicita, ascoltando la Parola  e verificandone il compimento nella realtà. Loro sono i veri sordi che finalmente odono, perchè riscoprono la loro fede nel messia, divenendo testimoni di ciò che Gesù ha fatto. Cosa significa per me riscoprire la fede e il battesimo che ho ricevuto da bambino?

 

 

  1. Condivisione della vita nella preghiera (5/10 min). L’ultimo passo, dopo la condivisione della vita, è invitare ad una breve preghiera, magari formulata inizialmente dall’accompagnatore. Qualche minuto di silenzio può autare a far risuonare la vita e la Parola condivise e raccogliere alcuni elementi che possono essere stimoli per una preghiera. Il partecipante che non intende pregare sentirà comunque che la propria condivisione è stata ascoltata e che la sua vita è stata messa davanti a Dio nella preghiera di altre persone.

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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