Avete mai pensato cosa vuol dire essere ciechi dalla nascita? Come si immaginano le cose quando non le si ha mai viste? Cosa accade se un cieco dalla nascita viene miracolosamente guarito e per la prima volta vede le cose, le forme, i colori, i visi? Non deve essere uno stupore straordinario, scoprire che le cose sono così diverse tanto più belle da come le si immaginava? E che cosa triste pensare che tante persone non hanno ancora avuto l’occasione di essere guarite, di vedere veramente la realtà, e immaginano che le cose siano come le credono loro. Questi sono i farisei sicuri delle loro idee e convinzioni e non capiscono che la realtà è tanto più grande. Non si lasciano smuovere neanche di fronte all’evidenza di un miracolo! Loro sono i ciechi, mentre il cieco ora finalmente vede e ha capito che la realtà è molto più bella di quello che pensava. Incomincia a vederci, a interrogarsi sinceramente su Gesù, l’autore della sua guarigione: è un profeta, viene da Dio.
Quando incontra Gesù e finalmente lo vede, Gesù gli pone la domanda: “Credi nel figlio dell’uomo?” La parola di Gesù porta a compimento la ricerca dell’ex cieco, ed egli si prostra davanti a Gesù in segno di adorazione e lo chiama Signore, che è un altro modo per dichiarare la sua identità divina. Il cieco è stato illuminato dalla luce di Cristo e ora ci vede, ora la fede si è accesa nel suo cuore. Il vero miracolo non è la guarigione fisica, quello è solo il punto di partenza. Il vero miracolo, la vera guarigione è la fede! Che stupore quanto si vedono le cose con occhio diverso, quello della fede! Quanto è più grande, bella e comprensibile la realtà vista con la luce della fede!
Anche molti di noi abbiamo vissuto momenti o esperienze particolari, di guarigione, di luce, quando eravamo in difficoltà e li è cominciato o ricominciato il nostro cammino di fede. Ora però ci troviamo anche nel cammino dell’ex cieco, che deve confrontarsi con i farisei, scettici e con i familiare, paurosi. Sentiamo un diffuso clima di scetticismo e di paura a mettersi in gioco nella fede. Lo sentiamo sul lavoro e perfino in famiglia. Anzi talvolta veniamo tacciati di bigottismo se andiamo un po’ “troppe” volte in parrocchia.
Il cammino dell’ex cieco mostra l’inevitabilità della persecuzione o dell’indifferenza, in famiglia o nella società. Ma nello stesso tempo si vede anche come l’ex cieco cresca e si rafforzi nella fede proprio confrontandosi con gli altri. Rispondendo alle domande dei vicini, dichiara di non sapere dov’è Gesù. Parlando con i farisei afferma che Gesù è un profeta e poi ribadisce di essere sicuro che Gesù viene da Dio, perché nessuno può peccare nel compiere un segno così grande. Infine incontra Gesù stesso e si prostra davanti a lui. Anche il nostro itinerario prevede lo scontro con l’incredulità altrui, l’indifferenza e a volte proprio l’ostilità, attraverso le quali noi diveniamo più consapevoli dell’azione di Dio nella nostra vita, più in grado di cogliere il dono del tutto intimo e personale che Gesù ci ha fatto, più ricchi di gratitudine nei suoi confronti e pronti a prostrarci in preghiera davanti a lui, perché faccia lo stesso dono anche agli altri.
Durante questo percorso impariamo a comprendere, di fronte ai ragionamenti di chi si oppone alla fede, che ciò che conta è testimoniare ciò che è accaduto nella nostra vita, mostrando che questa luce e questa gioia che noi abbiamo e che hanno cambiato la nostra vita non possono che provenire da Dio. La luce della fede ha finalmente liberato il nostro cuore e la nostra mente dall’oscurità delle tenebre attira spontaneamente chi ha il cuore aperto alla verità. In questo modo la nostra vita e la nostra persona diventano come una fiaccola che viene accesa nel buio: per un po’ di tempo illumina le cose intorno a se e aiuta le persone intorno a vedere dove stanno andando.
