Lettura di Mt 6, 25 – 34
Questo passo del discorso della montagna non è un invito a non lavorare, ma è una forte accusa nei confronti dell’ansia di chi si preoccupa di ogni cosa, tutto preso dal controllo dei dettagli della propria esistenza. Il paragone con gli uccelli del cielo e con i gigli del campo, che non lavorano, è efficace perché offre una testimonianza dell’interesse di Dio, come Padre, nei confronti di tutta la creazione (v. 26. 28). Se è Padre nei confronti degli uccelli e dei gigli, lo è a maggior ragione nei confronti degli uomini, anche di quelli che fanno fatica a trovare il lavoro, ad arare, seminare o filare.
Dunque l’uomo deve sforzarsi non verso i dettagli dell’esistenza, che lo disperdono in mille rivoli, ma verso il Regno di Dio e la sua giustizia. Il Padre, che sa ciò di cui abbiamo bisogno prima che glielo chiediamo (6, 8), ci chiede di agire concretamente secondo la sua giustizia, che in definitiva è il suo disegno d’amore nei nostri confronti (5, 20. 38-48).
Proprio dentro a tale ricerca quotidiana della volontà di Dio e del suo amore, emerge il di più aggiunto da Dio. Se l’uomo non può aggiungere neanche poco tempo alla sua vita, Dio invece può aggiungere ogni bene alla vita e all’amore dell’uomo (v. 30. 33).
Al cuore di questo passo evangelico si trova l’interrogazione rivolta ai discepoli, che termina con un appellativo forte. “Non farà assai più per voi, gente di poca fede?” (v. 30). Tutta questa esortazione deve dunque essere riletta da tutti i cristiani, e non solo da chi ha fatto voto di povertà, come un richiamo pressante alla fede, che fa poggiare le nostre sicurezze non sui beni che assicurano il domani (cfr. v. 34) ma sulla roccia del Padre, tramite un agire conforme alla sua giustizia (v. 34 cfr. 7, 24). Così i discepoli di Gesù possono gustare il loro oggi, senza lasciarsi rovinare dall’ansia per il domani (v. 34).
Suggerimenti per la preghiera
1. Mi dispongo davanti a Dio in preghiera. Sto in ginocchio o seduto, per entrare in colloquio con il Signore, o meditare su ciò che leggo, a seconda di ciò che voglio.
2. Leggo con attenzione il brano di Mt 6, 25 – 34.
3. Chiedo al Signore il dono di una conoscenza interiore di lui, che si affida al Padre ogni giorno, perché più lo ami e lo segua.
4. Osservo la bellezza della creazione. Tutta la vita che pulsa intorno a me è segno della provvidenza del Padre.
5. Ascolto la parola di Gesù: “non farà assai più per voi, gente di poca fede?”. Rifletto sulle mie ansie e chiedo che il Signore aiuti la mia incredulità (cfr. Mc 9, 24) .
6. Concludo con un Padre nostro.
