I 10 comandamenti li conosciamo bene dal catechismo. Li possiamo vivere anche alla perfezione, se nella nostra vita – almeno apparentemente – non facciamo nulla di male, ma se siamo senza amore non possiamo comprenderne il vero significato.
Gesù ha di mira questa mancanza d’amore, quando si riferisce ai quattro comandamenti della legge: non uccidere; non commettere adulterio; chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio, non giurare il falso. Egli punta al cuore, perchè radicalizza questi comandamenti al punto da modificarli sostanzialmente.
Non si tratta solo non commettere adulterio, ma di non guardare per desiderare. Non si tratta solo di non uccidere ma di non parlar male al punto da ferire. Non si tratta solo di non giurare il falso, ma di non giurare per niente. Giurare infatti equivale a sostituire alla parola di Dio la propria parola; è come ripudiare Dio, in modo molto simile a quando un uomo ripudia la donna della propria vita.
Gesù non si accontenta dell’obbedienza formale ai comandamenti, ma costruisce come una siepe attorno ai comandamenti, perché il cuore sia libero di amare obbedendo al Signore. Ciò che importa è custodire il cuore, ossia la propria interiorità, perché in essa Dio trovi lo spazio per abitare. La vera sapienza è Gesù che muore per amore nostro e questa è la parola da custodire dentro di noi, per diventare sempre più dimora di Dio.
In certe situazioni è così difficile non sbottare, non perdere la pazienza. Ma il Signore, se custodiamo la Sua Parola, viene dentro di noi e ci dona la pace e la serenità. Il desiderio che Dio abiti nella mia vita cambia tutto, anche la mia capacità di leggere con amore le mie debolezze, e mi libera da paure, sensi di colpa, rimorsi o risentimenti.
Custodire la Parola per essere dimora di Dio mi porta anche a costruire una comunità di amore. Con la parola si può fare del male più che con le azioni, perché essa può dividere le persone e le comunità al loro interno. Quando una comunità cristiana si divide a causa di rivalità interne, o magari di scelte politiche o di candidati appoggiati alle elezioni, vuol dire che non si è ancora maturato quel senso di unità, che proviene dalla consapevolezza di essere dimora di Dio. L’unione che c’è tra di noi va molto al di là delle divisioni politiche, perché proviene da una sapienza nascosta, la Sapienza dell’unico Vangelo.
