dialogo delle tenebre e della luce (Omelia di Natale)

 

 

La luce venne generata dal sole e si presentò: “io sono la luce e per mezzo mio gli uomini possono camminare avanti senza inciampare e senza perdersi”.

Le tenebre borbottarono ad alta voce di fronte alla luce: “chi è questa ultima arrivata che si comporta già come la prima della classe, vantandosi di fronte a noi? Ma noi siamo arrivati prima di lei, siamo da sempre, perchè prima della luce ci sono le tenebre.”

Rispose la luce: “chi siete voi? Non vi conosco. Io so da dove vengo e dove vado, parto dal sole per raggiungere tutto l’universo. Ma perchè non vi presentate, così facciamo amicizia?”

Risposero le tenebre: “Difficilmente potremo essere amici e stare insieme nella stessa stanza a conversare…però sappi questo: se non ci fossimo noi, nessuno ti conoscerebbe e neanche tu sapresti chi sei. Infatti nessuno può sapere cos’è la luce se non paragonandola alle tenebre.”

La luce rispose: “Avete torto: io so chi sono perchè provengo dal sole e anche gli uomini che conoscono il sole conoscono me.”

Le tenebre irruppero allora in un’improvvisa esclamazione: “Ah, adesso basta! Abbiamo deciso di mangiarti…”.

In un ultimo sforzo le tenebre cercarono di ingoiare la luce per soffocarla, ma appena lo fecero, ecco che le tenebre diventarono luminose e tutto l’universo si accese di festa.

Era natale.

Le tenebre aspirano a diventare un potere alternativo a Dio, sostituendosi a lui per dominare la storia in modo arbitrario e violento.  I segni di questo dispotismo sono ancor oggi evidenti, per esempio nelle disuguaglianze che aumentano tra ricchi e poveri, o ancora  nel fatto che mondo è controllato da troppo poche persone, che avendo in mano le informazioni di tutti, possono venderle secondo i loro interessi economici. Poi ci sono paesi e popoli dimenticati, le cui guerre non interessano più a nessuno, salvo quando i rifugiati chiedono asilo politico nel nostri paesi. Infine vediamo nella gente una rabbia feroce verso i politici e proteste che infuocano le strade e le piazze d’Italia. Anche la rabbia, quando è incontrollata, quando si scatena in modo ideologico, senza approfondire i problemi e proporre delle soluzioni, diviene serva del potere di turno, perché facilmente manovrabile dall’alto ed è un ulteriore segno del dominio delle tenebre più che della luce.

Si, perché la luce si esprime in modo del tutto diverso. Essa è capace di dialogo, fino al punto di entrare nell’altro per trasformarlo e illuminarlo da dentro. Essa si compromette senza paura, fino ad arrivare nelle zone più remote e apparentemente lontane da Dio.

Il popolo che camminava nelle tenebre

ha visto una grande luce;

su coloro che abitavano in terra tenebrosa

una luce rifulse.

Ci è stato dato un figlio.

Questa luce è talmente entrata in dialogo con noi, da farsi uomo, da divenire un figlio, un bambino. Da questo momento non c’è più alcuna zona dell’umano che non venga raggiunta dalla luce che è entrata nella tenebra dell’umanità.

Questa luce è entrata nelle nostre ansie. Nell’ansia dei genitori per la crescita e il futuro dei loro figli; nella preoccupazione di chi ha perso il lavoro e fa fatica ad arrivare a fine mese; nella paura degli anziani per la loro solitudine; nella sofferenza di chi quest’anno ha perso un proprio familiare; nel angoscia di chi accompagna un proprio caro, specialmente se un bambino, attraverso l’incerto futuro di una grave malattia.  In tutte queste situazioni è entrata la luce per trasformare l’ansia in speranza, il dolore in gioia, la paura in coraggio, la sofferenza in una consolazione che proviene soltanto da Dio.

Abbiamo il diritto di godere di questa consolazione e di questa luce, perché siamo figli di Dio e il signore ci vuole felici. Altrimenti che cristiani saremmo? Il cristiano vive non con rassegnazione ma con quella pazienza che è frutto di speranza e che permette al cuore di rimanere aperto al futuro.

Dio si è fatto bambino per farci comprendere che il futuro appartiene ai bambini, gli uomini del futuro, e a loro vanno i frutti del nostro impegno e del nostro lavoro. In questo natale non perdiamo l’occasione di servire i bambini, di stare con loro, di giocare con loro, di ridiventare bambini con loro. Lasciamo da parte la pretesa di controllare tutto, propria degli adulti, e abbondoniamoci come bambini alle quotidiane meraviglie di bene che il Signore ha riservato per ciascuno di noi.

 

 

 

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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