Omelia XIX TO Anno C
Nel vangelo di oggi si parla di padroni e di schiavi, un modo antico di amministrare il potere. Oggi esistono forme nuove, come gli amministratori delegati, per consentire alle grandi famiglie di gestire il loro potere per mezzo di persone competenti. Al tempo dell’impero Romano se uno schiavo si era manifestato particoarmente bravo e solerte nell’aministrazione del patrimonio del padrone veniva riscattato e liberato: erano i cosiddetti liberti, che poi diventavano uomini molto potenti e influenti. Oggi gli amministratori delegati ricevono parcelle altissime quasi quanto i DJ, che in una serata possono prendere fino a 200.000 euro. Amministratori delegati e DJ sono alcuni tra i liberti del mondo di oggi, coloro che godono del favore delle multinazionali economiche.
In senso lato però tutti siamo amministratori delegati, semplicemente perchè gestiamo un potere, piccolo o grande, che non ci appartiene. I datori di lavoro lo esercitano verso i dipendenti, i capufficio verso i sottoposti, i genitori verso i figli, i professori verso gli studenti. Molti si trovano a loro agio nel gestire questo potere, vedi certi politici, altri invece sono più in difficoltà, come ad esempio i professori, ma tutti sono chiamati ad esercitarlo.
Perchè però questo potere non appartiene a loro dal momento che lo esercitano? Il segno e la prova più chiara che il potere è semplicemente delegato è il tempo. I figli crescono e diventano maggiorenni, gli studenti finiscono la scuola, i politici terminano il loro mandato elettorale ecc… il potere non possiamo amministrarlo per sempre e questo è il segno più chiaro che siamo tutti amministratori delegati, e che lo esercitiamo in attesa del ritorno del Padrone.
Un padrone che ci ha lasciato completamente liberi tanto da permetterci di gestirlo senza controllarci. Un padrone che quando ritorna passa a servire i propri schiavi e che proprio in questo modo ci fornisce il modello di ogni potere.
Questo modello è il servizio, umile, semplice, concreto, reale. La pazienza e la fermezza con i propri figli adolescenti che scalpitano è servizio; uno stile di ascolto che prima di giudicare un collega cerca di comprendere e se possibile riconciliarsi, questo è servizio. La ricerca del bene comune, combattendo ogni spreco di risorse pubbliche e testimoniando in prima persona il rispetto delle leggi: questo è servizio.
Il Padrone ci chiede oggi di avere i fianchi cinti e le lucerne accese, perchè è vicina la pasqua, in cui ciascuno è chiamato a condividere con gli altri l’agnello. Alla luce della pasqua il servizio è uno stile di sobrietà e comunione con gli altri. Quando il Padrone ci affida i suoi beni, in realtà ha in mente delle persone precise, che noi abbiamo il compito di nutrire, come se dipendessero da noi. Ed egli ci chiederà conto di esse.
Pensiamo in particolare agli anziani, ai bambini. Quante persone anziane sole in casa, che hanno bisogno del nostro aiuto, della nostra consolazione, della nostra semplice presenza per vivere un pò più serenamente. Quanti bambini trascurati dai genitori, non nelle cose materiali, ma in quell’ascolto, in quel gioco, in quella presenza che è l’anima di un affetto che fa crescere. Sempre più preoccupati dale cose e stressati dal lavoro che non c’è i genitori rischiano di non rendersi nemmeno conto veramente di essere genitori, di non stupirsi più di quel miracolo dell’amore di Dio che è una familgia che nasce.
Ognuno di noi ha almeno una persone, nella cerchia familiare o al di fuori, che ha bisogno e che forse il Signore gli sta affidando: pensiamoci, abbiamo l’opportunità di essere pronti all’arrivo di Dio, nella misura in cui vinciamo ogni dissipazione di tempo e di energie interne e impieghiamo noi stessi a donarci nel contesto preciso in cui il Signore ci ha posto per servirlo.
