Il vangelo di oggi ci parla di conversione, parola troppo abusata nel passato e oggi facciamo fatica ad afferrarne il senso. Ci si converte a nuove tecnologie a cui prima non si era abituati, a nuove mode nell’abbigliamento o a stili di divertimento. Ci si converte a nuovi modelli di pensiero, nel lavoro, nell’economia o nella politica. In quest’ultima in particolare sembra che le conversioni da una parte all’altra siano piuttosto frequenti…
Ma cosa significa convertirsi dal punto di vista religioso? Non si tratta unicamente di rivedere il proprio pensiero su una determinata realtà, fosse anche su Dio, altrimenti basterebbe la legge di Mosè per renderci giusti. Prima che nell’ambito intellettuale la conversione attraversa gli strati più profondi del nostro essere e della nostra esistenza, è una trasformazione nell’amore che avviene alla radice di noi stessi e che è unicamente dono di Dio. Afferma San Paolo:“questa vita, che vivo nel corpo, la vivo nella fede del figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. Questo amore del figlio di Dio è all’origine di un dono radicale, che produce la nostra conversione, ossia che passa attraverso la nostra libertà per operare in essa le Sue meraviglie d’amore. Se prima c’è il dono di Dio vuol dire che il merito è sempre suo, è lui che ha l’iniziativa, e la nostra libertà è sempre ulteriore e subordinata alla sua.
D’altra parte però la conversione è anche opera dell’uomo, oltre che di Dio. Se Lui ha l’iniziativa col suo dono d’amore che si compie nel Figlio di Dio, a quel punto però Egli non vuole bypassare la nostra libertà, ma anzi valorizzarla e ci chiede una personale appropriazione di quei sentimenti profondi, di quell’abbandono amorevole e sereno che sentiamo prodursi in noi.
Convertirsi allora vuol dire sentire la propria fragilità e miseria davanti all’amore di Dio e attivare un percorso di rigenerazione. Quale? Quello dell’amore. Sono i gesti della donna, come gesti d’amore, che indica la conversione personale, insieme dono di Dio e frutto di un’intenso percorso personale: lavare i piedi, per giunta con le lacrime, baciarli e cospargerli di profumo. Nell’AT l’espressione “lavare i piedi” è un eufemismo per indicare l’atto sessuale (cfr. 2 Sam 11, 8), il profumo che si espande è caratteristica dello sposo del Cantico dei cantici (Ct 1, 3), il bacio è la manifestazione dell’amore tra uomo e donna (Ct 1, 2). Allora Gesù può dire: le sono perdonati i peccati perché ha molto amato. Ma come, il perdono, la remissione del debito nella parabola raccontata da Gesù, non era forse stato gratuito e il debitore non aveva forse amato in conseguenza della remissione dei suoi debiti? Certamente il perdono di Dio è gratuito, ma esso si rende attivo nella vita della persona quando essa compie i gesti dell’amore, quando attiva un percorso di rigenerazione che la apre al mistero di Cristo e della sua persona, fino a percepire simultaneamente la propria miseria e l’amore di Dio. L’amore concreto e reale attiva il perdono dei peccati da parte di Dio.
La donna e il fariseo Simone sono contrapposti: l’una piange e bacia, l’altro giudica. L’uno è rappresentante del religioso benpensante, che non ha conosciuto Dio, l’altra è rappresentante del popolo ignorante e peccatore, ma capace di amare.
Anche la Chiesa per essere se stessa deve passare dall’atteggiamento del giudizio a quello dell’amore. Tanti chiedono il battesimo dei figli in situazioni di irregolarità, tanti fanno il cammino verso il matrimonio già conviventi, tanti portano i figli a catechismo senza venire a messa la domenica. La prima tentazione dell’uomo religioso è di creare separazione, differenziando l’interno e l’esterno della comunità attraverso regole umane. Ma il dentro e il fuori sono affare di Dio e dello Spirito Santo, non di uomini che costruiscono muri artificiali, capaci di cadere sulla gente al primo soffio di vento. La Chiesa è opera di Dio è prostituta divenuta sposa è sancta meretrix. Solo se recupera questa umile femminilità redenta, la Chiesa può conservare il suo carattere popolare e non ridursi ad una gelida elite fuori dal tempo e dalla storia.
