Giovanni, lampada che arde nell’oscurità, poteva apparire a molti in Israele come il messia atteso, sia per la forza della sua predicazione sia per l’importanza numerica che il suo movimento aveva ormai acquisito. Mentre il dubbio serpeggiava nel cuore di molti, il Battista si incarica di chiarirlo e di ristabilire con umiltà la propria posizione nella storia della salvezza. Non è lui il messia, perché il suo battesimo di conversione avviene soltanto con acqua, mentre il messia, che è più forte di lui, battezzerà in spirito santo e fuoco e lui non è degno di sciogliere il legacci dei suoi sandali. Cerchiamo di chiarire questa risposta del battista, cominciando con l’ultima, misteriosa espressione: “sciogliere il legaccio dei sandali”. A prima vista può sembrare il gesto del servo nei confronti del suo padrone, di cui il Battista non si sente degno: sarebbe dunque un’espressione di grande umiltà. Più profondamente possiamo individuare nell’azione dello sciogliere i legacci dei sandali e sfilarli un atto giuridico di carattere matrimoniale. Infatti se in Israele una donna rimane vedova senza figli, il fratello del defunto o il parente più prossimo ha il diritto di sposarla per dare discendenza al defunto. Tuttavia tale diritto può essere ceduto ad un altro, attraverso il rito dello “scalzato”: colui che cede il diritto, si fa sfilare i sandali da colui che subentra nel diritto di sposare la vedova. Quindi Giovanni non è degno di slegare i sandali del messia, ossia di togliergli il diritto di sposare la vedova rimasta senza figli, che è l’umanità privata della sua fecondità spirituale a causa del peccato. Il messia sposo, in grado di generare una discendenza spirituale, quella dei figli di Dio, non può essere il battista che battezza solo con acqua, ma Gesù che con la sua morte e resurrezione dona un battesimo di spirito santo e fuoco nel giorno di Pentecoste.
Se con il battista siamo dunque in attesa di una festa di matrimonio, con Gesù questa festa è definitivamente arrivata, perché egli ci ha donato il vero battesimo, quello che con il dono dello Spirito ci fa diventare figli di Dio. Da dove nasce quindi la gioia del natale? Nasce dalla festa di matrimonio che celebriamo nel bambino Gesù, colui che ha sposato definitivamente l’umanità, il Dio con noi. Lui,che nel Natale si è abbassato fino a farsi uomo in una carne umile per poter diventare come noi, con la sua resurrezione ci ha donato lo Spirito Santo, perché noi potessimo diventare come lui.
Il frutto del natale è quindi il gaudio, dono dello Spirito che abbiamo ricevuto nel battesimo e che continua a soffiare in noi per trasformare la nostra umanità nella sua divinità. Se siamo ad una festa di matrimonio, non dobbiamo forse assumere un atteggiamento gioioso? Tanto più dobbiamo esserlo attendendo il Natale, ben consapevoli che questo gaudio specifico non è frutto di un nostro sforzo, ma soltanto dono di Dio.
A questo ci esorta anche San Paolo, che ripete di essere lieti nel signore e di non angustiarsi per nulla! Questo gaudio particolare è in grado di vincere ogni angoscia per le cose del mondo, ogni ansia e tristezza che ancora ci avvolgono . Questo gaudio è una soavità profonda che ci spinge a confidare in Dio, abbandonandoci in lui in ogni cosa. È il segno reale che la nostra vita è spesa per gli altri e non per noi stessi, nonostante le varie sfumature di egoismo e orgoglio che ancora scolorano le nostre migliori intenzioni. Giovanni il Battista consiglia i soldati e i pubblicani, di trasformare il loro mestiere non sempre edificante in un dono per gli altri con l’onestà e la rettitudine; così anche tutte le nostre azioni quotidiane, anche quelle apparentemente più neutre e insignificanti, possono diventare, una dietro l’altro, una scia luminosa di grazia.
In ogni circostanza, ammonisce Paolo, conservate la letizia e vincete l’angoscia con preghiere, suppliche e ringraziamenti. La vita di preghiera è l’arma più potente che abbiamo per combattere ciò che turba il cuore, oscura la chiarezza interiore, offusca la speranza e indebolisce le migliori intenzioni. Certamente, lontano e vicino a noi accadono cose nelle quali non possiamo che notare l’impronta del male: quando 20 piccoli bambini muoiono uccisi da un killer in una scuola americana, o quando un ragazzo di 28 anni si getta sotto il treno vicino alla stazione di Riccione, ci viene da chiederci se abbiamo veramente il diritto di gioire e fare festa. Non dobbiamo lasciarci condizionare dall’attrattiva del pensiero pessimista e dello sguardo disincantato, perché nel bambino Gesù la luce risplende più forte di qualsiasi tenebra umana! Egli ha già vinto il male, siate dunque lieti e pregate in ogni circostanza, in quelle difficili per supplicare e in quelle belle per lodare, così che ogni inevitabile alternanza di gioia e di dolore sia attraversata e come unificata dalla speranza del Natale.
Preghiera dei fedeli
Tristezza, disperazione, angoscia, ansia per il domani. Sono atteggiamenti e sentimenti frequenti nella nostra vita. Spesso legittimi, ma mai giusti. Oltre che gettare ombre sulla vita, sono la prima contro-testimonianza della nostra fede.
Rinnoviamo la nostra speranza pregando: Vieni Signore Gesù.
1. Perché la Chiesa nei momenti difficili della sua storia e nelle persecuzioni per causa del Vangelo si abbandoni con fiducia alla potenza e la fedeltà di Dio. Preghiamo.
2. Per la nostra comunità parrocchiale e per il consiglio pastorale che si riunisce lunedì sera, perché possa leggere con lucidità i segni della volontà di Dio, incamminandosi con decisione nei percorsi pastorali indicati dal Vescovo. Preghiamo.
3. Perché le nostre famiglie possano prepararsi al Natale testimoniando la letizia nell’ ordinarietà della vita e la solidarietà verso i poveri. Preghiamo.
4. Signore, custodisci i nostri pensieri e i nostri cuori nella tua pace. Rendici tenaci costruttori di percorsi di riconciliazione per chi incontriamo sul nostro cammino. Preghiamo.
5. Perché coloro che sono oppressi dalla sofferenza e tentati dalla disperazione siano toccati dal tuo annuncio di salvezza, e trovino in noi la sollecitudine capace di restituire speranza. Preghiamo.
Signore ascolta la nostra preghiera. Fa’ che ci disponiamo ad accogliere nella letizia e con fede sincera il Tuo Figlio che viene a salvare tutti gli uomini. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
