Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12, 38 – 44)
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Lectio
Gesù sta per lasciare il tempio definitivamente e mette a confronto il culto ipocrita e autocentrato con il vero culto dei poveri di jhwh. L’accusa contro gli scribi che fanno della preghiera un pretesto per ostentare se stessi e invece di nutrire i più deboli (le vedove) ne divorano le case, riprende modelli di accusa propri dei profeti di Israele (cfr. Is 1, 10 – 17). Oltre alla vanità e al narcisismo di chi si serve del proprio ruolo di rappresentante del sacro per circondarsi di prestigio sociale, Gesù aggiunge anche il gravissimo peccato dell’ingiustizia proprio nei confronti di coloro che maggiormente andrebbero difesi, come le vedove. Una vedova in Israele, a differenza di oggi, non aveva la “reversibilità” della pensione del marito. Si trattava di persone poverissime, a cui era negata l’eredità del marito (cfr. Nm 27, 9 -11), e del tutto prive di legami sociali che potessero sostenerle. Assieme agli orfani, dunque, le vedove erano le categorie più povere di Israele. Si può allora capire quanto derubare una vedova da parte di chi ha soldi e prestigio potesse costituire un peccato veramente infamante e che grida vendetta agli orecchi di Dio (cfr. Es 22, 21- 23).
Infine Gesù aggiunge il peccato di una preghiera falsa, fatta unicamente per farsi notare dagli altri. In apparenza nessuno avrebbe potuto giudicare male la condotta rigorosa di questi uomini, molto ammirati per la loro disciplina e il loro zelo, ma Gesù sapeva guardare al loro cuore e osservava che la loro preghiera al tempio non li portava ad un contatto vero e profondo con Dio ma, semmai, a rinforzare e confermare la loro immagine di se stessi. Se il culto arriva ad essere ribaltato fino a questo punto nelle sue finalità, se l’uomo si allontana da Dio proprio li dove dovrebbe essere salvato, ossia nella sua preghiera e nel suo rapporto con Dio, come potrà salvarsi? C’è bisogno di qualche profeta che gridi il pericolo gravissimo che il popolo corre di allontanarsi sempre più da Dio proprio a causa del suo culto (cfr. Is 29, 13).
In questo contesto Gesù non si limita a giudicare ma indica anche il modello positivo da seguire. Si tratta ancora una volta di una vedova, che, trovandosi nella sala del tesoro del tempio – in tale sala si trovavano tredici cassette a forma di tromboni, una delle quali era destinata alle offerte volontarie- nella sua povertà dona due spiccioli, ossia un quadrante ( con cui si potevano comprare al massimo 100g di pane). Di fronte a offerte ricchissime di persone abbienti, lei ha donato molto più, perché ha dato tutta la sua vita!
La vedova rappresenta Gerusalemme dopo la distruzione del tempio, comunità povera che purifica la sua fede nei confronti di Jhwh e si vede restituire i suoi figli e la sua fecondità da Dio (cfr. Is 49, 21) grazie all’inaspettato editto del re Ciro che ordina il ritorno degli Israeliti nella terra santa ( 538 a.C.). Si tratta della comunità dei poveri di jhwh ( cfr. Sof 3, 11 – 13) e insieme anche della comunità cristiana, che ha perso il suo sposo Gesù ed è in attesa di ritrovarlo (cfr. Mc 2, 20).
La povera vedova è il modello della comunità perfetta dei discepoli, non ricca, non influente, non in grado di manovrare le leve del potere, ma capace di donare quei pochi spiccioli che ha, con tutto il suo cuore a quel maestro e sposo che ha dato tutto se stesso per lei. È anche il modello di ciascuno di noi, chiamato a ritrovare nell’umiltà del suo cuore il senso della propria vita come donazione di se a Dio e ai fratelli.
Suggerimenti per la preghiera
1. Mi dispongo davanti a Dio in preghiera. Sto in ginocchio o seduto, per entrare in colloquio con il Signore, o meditare su ciò che leggo, a seconda di ciò che voglio.
2. Leggo con attenzione il brano di Vangelo.
3. Chiedo al Signore di poterlo conoscere interiormente come maestro divino, per amarlo e seguirlo sempre più.
4. Vedo le persone che agiscono, osservo come si comportano. Rifletto sulla ricerca di gratificazione sociale ed esteriore da parte degli scribi. Anche nella nostra società si aspira a ruoli di prestigio o di particolare importanza sociale per esserne in fondo gratificati. La Chiesa stessa purtroppo, nei suoi rappresentanti ai vari livelli, è stata tentata dall’ambizione del successo e del prestigio. E lo è ancora. Sento l’indignazione di Gesù come se fosse mia e chiedo perdono per atteggiamenti del mio cuore che ancora non sono purificati.
5. Ascolto ciò che dice Gesù della vedova. Desidero una vita in cui la povertà del mio dono senza riserva sia nello stesso tempo la grande ricchezza della presenza di Dio in me. Desidero una Chiesa povera e ricca di felicità e speranza nell’attesa del ritorno di Gesù.
6. Entro in colloquio con Gesù che in croce offre tutto se stesso al Padre e ai fratelli.
7. Concludo con un Padre Nostro.

VARIAZIONE MAIL KATIA DEPAOLI nuova: katia67.kd@gmail.com