Uscire dal moralismo. Omelia XXVIII TO Anno B

Ricevere uno sguardo d’amore, di bene profondo, sincero, è forse una delle cose più semplici e più belle della vita. Racconta il vangelo di Marco che mentre un tale si trovava davanti a Gesù ad affermare la sua osservanza della legge, egli,  fissatolo, lo amò. Che fascino lo sguardo di Gesù che ama, ben sapendo che il tale, probabilmente  un giovane, non saprà rispondere positivamente al suo invito. Ciononostante lo ama, preventivamente e gratuitamente. È  questo amore senza condizioni e senza limiti che dovrebbe muovere il giovane a lasciare tutte le sue ricchezze per seguire Gesù. Ora non lo capisce, perché pensa di essere amato in ragione della sua osservanza della legge. Più avanti forse lo capirà… quando avrà scoperto che tutte le ricchezze del mondo non possono eguagliare l’amore.

Ma di che ricchezza si tratta qui? Certamente di ricchezze materiali, ma non solo. L’ultimo comandamento citato da Gesù, ma il primo per importanza, è l’onore dovuto al padre e alla madre, che il ragazzo ha finora osservato alla lettera, ottenendo la benevolenza e il riconoscimento dei propri genitori. Finora questo ragazzo ha fatto tutto quello che i suoi genitori volevano. Ora Gesù gli propone di lasciare tutto, di lasciare “il padre e la madre”,  ossia quella smania di riconoscimento e benevolenza da parte degli altri e specialmente da parte quelle figure importanti che nella vita sostituiscono  genitori. Lasciare le nostre ricchezze relazionali, che ci siamo guadagnate comportandoci bene nei confronti di tutti, in nome di un amore più grande: questo Gesù sta chiedendo al giovane. La fine del moralismo, ossia del nostro sforzo di correttezza per esserne ricambiati e riconosciuti, anche nei confronti di Dio, questo è ciò che produce nel cuore la fede, quando ci si sente amato in profondità da Gesù. In fondo ciò che Gesù porta a compimento è quello che Dio ci chiede fin da quando ci ha creati, stabilendo che l’uomo lascerà sua padre e sua madre, si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola. C’è un amore più grande, che ci porta al di la delle nostre origini, per farci sfidare il futuro.

Già, la sfida del futuro, questo è forse il punto debole del nostro tempo e di noi giovani. Abbiamo una vita intrappolata dal  moralismo, viziati dai più adulti tendiamo a rispondere ad esigenze altrui senza il coraggio di aderire fino in fondo ad un amore più grande e ad una prospettiva di futuro. Ci sono tanti segni di questo. Che dire quando una coppia di persone rimanda il matrimonio solo per avere abbastanza soldi per una bella festa? Ma come, per fare bella figura tu arrivi fino a privarti di anni di felicità, anni irrinunciabili di gioia e di vita benedetta da Dio? Il calo di vocazioni religiose, tra alti e bassi, segue la diminuzione di considerazione sociale di queste figure, perchè è così difficile andare controcorrente e rinunciare ad ampie fette di onore del mondo.

Ma il problema inizia forse ben prima, quando i bambini crescono tartassati da scuola e sport, sottoposti a  richieste più o meno esplicite di performance.. e poi quando arriva il catechismo, è solo qualche integrazione in più ad una mole di impegni e compiti, una specie di brutta copia della scuola. Abbiamo forse dimenticato che il catechismo e la messa domenicale, prima che obbligo e lezione, sono un’esperienza gratuita di fede e di vita cristiana?

Ci intestardiamo perchè ci sembra un’ingiustizia che alcuni possano fare i padrini ed altri siano meno indicati, ci arrabbiamo per regole che ci sembrano imposte e poi finiamo per considerare le varie proposte che la Chiesa fa per preparare l’incontro con Gesù nei sacramenti, come una tassa da pagare… e se ho diverse proposte naturalmente scelgo quella che comporta un prezzo più basso! Dimentichiamo la cosa fondamentale, ossia che Gesù col suo amore ci libera da tutte le pretese e i vincoli legalistici e ci fa iniziare ogni giorno una vita nuova, protesa al compimento della sua volontà, a stare con lui, per poter gioire della sua presenza e del suo amore e insieme ci inserisce in nuovi legami di libertà. «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Lasciare tutto per seguirlo, per stare con lui, significa obbedire ad un amore che ci inserisce in rapporti di libertà propri di una nuova famiglia, la Chiesa. Voglia veramente il Signore che la comunità cristiana manifesti  nel concreto questa libertà, questa gratuità nei rapporti. Sarebbe il segno di un vangelo vissuto.

Pubblicato da bibbiainrete

prete cattolico particolarmente impegnato nello studio e divulgazione della bibbia e nell'animazione biblica della pastorale

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